Giuseppe Ungaretti: 5 cose da sapere sulla sua vita e le sue poesie

Cronaca

Il poeta è nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, aderisce al fascismo e diventa docente. Tra le sue raccolte più famose: “Il porto sepolto”, “L’allegria” e “Il dolore”

È stato uno dei più grandi poeti italiani e resta un’icona studiata e apprezzata dagli studenti di tutta la penisola. Giuseppe Ungaretti, precursore dell’ermetismo e grande conoscitore dell’animo umano, ha composto opere che vanno da “L’allegria” a “Il dolore” e poesie come “Veglia” e “Soldati”. Per la maturità 2019, la sua poesia “Risvegli” è stata scelta tra le tracce della prima prova. Ecco le cose principali da sapere sulla vita e l’arte del poeta.

È nato ad Alessandria d’Egitto

Giuseppe Ungaretti nasce l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d'Egitto, figlio di Antonio Ungaretti e Maria Lunardini, entrambi originari della provincia di Lucca. La famiglia si era trasferita in Egitto per lavoro, dal momento che il padre (che morirà nel 1890) lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez. Alla morte del marito, la madre mantiene il proprio lavoro in un forno e grazie a quello può mandare il figlio Giuseppe in una delle scuole migliori della città: l'Ecole Suisse Jacot. È durante questo periodo che Ungaretti si appassiona di letteratura e poesia. Grazie alle riviste “Mercure de France” e “La voce” si interessa alla poesia contemporanea francese e italiana. Nel 1912 si trasferisce in Francia, per frequentare l’università, la Sorbona. Diventa amico di numerosi poeti, pittori e artisti del tempo e inizia a scrivere componimenti per una rivista. Poi però decide di partire volontario per la Grande Guerra.

Ha aderito al fascismo

Combatte sul Carso e sul fronte francese e, in trincea, Ungaretti scrive le poesie che poi costituiranno la raccolta “Il porto sepolto”, pubblicata per la prima volta nel 1916 a Udine in 80 copie, grazie all’amico Ettore Serra. Dopo la guerra, Ungaretti resta a Parigi come corrispondente del giornale Il Popolo d'Italia, diretto da Benito Mussolini. Nel 1919 la sua raccolta di versi in francese “La guerre - Une poésie” viene stampata nella capitale francese: sarà poi inclusa nella sua seconda raccolta “Allegria di naufragi”, pubblicata a Firenze nello stesso anno. Nel 1920 il poeta sposa Jeanne Dupoix, dalla quale avrà tre figli. Con la famiglia va a vivere in Italia dove, negli anni ’20, aderisce al fascismo. Lavorando parallelamente come inviato del quotidiano La Gazzetta del Popolo e continuando la sua produzione poetica, negli anni ’30 Ungaretti raggiunge il picco della sua fama. Dopo una parentesi in Brasile, torna in Italia e rischia l’epurazione a seguito della caduta del fascismo. Viene però “salvato” grazie ai suoi meriti letterari, e mantiene per lunghi anni il suo ruolo di docente universitario.

È morto a 82 anni

Nel 1968 Ungaretti conosce anche la televisione, attraverso cui incanta gli spettatori leggendo alcuni brani tratti dal poema omerico l’Odissea, prima della messa in onda dello sceneggiato omonimo. L’anno successivo, la Mondadori inaugura la collana “I Meridiani” pubblicando l’opera omnia di Ungaretti, intitolata “Vita di un uomo”. Nel 1970 fa un viaggio a New York per ricevere un premio internazionale dall'Università dell'Oklahoma. Ma il lungo tragitto lo debilita troppo, al punto che nella notte tra l'1 ed il 2 giugno del 1970, Ungaretti muore a Milano per una broncopolmonite. Il 4 giugno si svolgono i funerali a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, ma nessuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano partecipa alle esequie. Il poeta è sepolto nel Cimitero del Verano, accanto alla moglie Jeanne.

“Il porto sepolto”, la prima raccolta

Composta nel 1916, quando il poeta aveva 28 anni, la raccolta “Il porto sepolto” è stata pubblicata per la prima volta a Udine e poi successivamente ripubblicata e inserita in altre opere. Il titolo simboleggia bene il primo periodo di produzione dell’autore, come simbolo del viaggio introspettivo. Le poesie che ne fanno parte sono caratterizzate dallo stile rapido, conciso, profondamente emozionanti. È una vera rivoluzione per la poesia italiana, uno stile del tutto nuovo che influenzerà la poetica a venire. Tra i brani inclusi nella raccolta c’è anche “Risvegli”, poche righe in cui l'autore si chiede quale sia il ruolo di Dio in un mondo che è in realtà governato dal male.

 “L’allegria”, la raccolta più celebre

La raccolta forse più famosa della produzione di Ungaretti è “L’allegria”. Pubblicata nell’edizione definitiva nel 1931, contiene le poesie di altre due raccolte precedenti: “Il porto sepolto” (1916) e “Allegria di Naufragi” (1919), chiudendo il “primo ciclo” della produzione ungarettiana. La maggior parte dei testi in essa contenuti, scritti tra il 1914 e il 1919, esprime soprattutto i sentimenti nati dall'esperienza della Prima guerra mondiale: il dolore, la perdita ma anche la scoperta dei valori più autentici di fratellanza e umanità. La raccolta si divide in cinque sezioni, ognuna dedicata a periodi differenti (prima, durante e dopo la guerra), e la poesia più celebre è “Mattina” (M'illumino d'immenso), la più breve del poeta, composta nel 1917. “Soldati”, anch’essa molto celebre, è il testo che più esprime la precarietà della vita, paragonando quella dei soldati alle foglie d’autunno.

“Il dolore”, la raccolta più amata

Pubblicata nel 1947, “Il dolore” arriva dopo “Sentimento del tempo” e prima di “La terra promessa”. È la raccolta più amata da Ungaretti, nella quale parla dei diversi lutti che hanno caratterizzato la sua vita: il fratello, il figlio Antonietto (morto a 9 anni per un’appendicite), l’amata moglie, fino ad arrivare alle morti causate dalla Seconda guerra mondiale. Il dolore in queste poesie diventa un canto liberatorio che celebra il suo opposto, la vita. La raccolta è divisa in sei sezioni, di cui due dedicate al figlio morto: “Giorno per giorno” e “Il tempo è muto”.

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