Imam di Torino liberato: “Spero di continuare mio lavoro”. Piantedosi: “Ci faremo valere”

Cronaca
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Mohamed Shahin è stato liberato ieri, 15 dicembre, dal Cpr di Caltanissetta nel quale era stato portato in seguito a un provvedimento di espulsione del ministero dell'Interno. Per la Corte d'Appello di Torino ci sono “elementi nuovi” presentati dalle difese che hanno portato al rilascio dell'imam. Piantedosi: “Decisione della Corte d’Appello ci amareggia”

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Dopo la liberazione, l’imam di Torino si è ricongiunto con la sua famiglia. Non a Torino, ma in un’altra località del Nord Italia. Mohamed Shahin è tornato in libertà ieri, 15 dicembre, dopo un periodo di trattenimento nel Cpr di Caltanissetta a seguito di un provvedimento di espulsione del ministero dell'Interno. "So che questa è solo una prima tappa e che il percorso sarà lungo e tortuoso”, ha detto l’uomo in un messaggio diffuso oggi tramite i suoi legali. “Ma mi auguro che vicino alla mia famiglia e a tutti coloro che hanno lottato per la mia 'liberazione' potrò continuare a portare avanti a Torino quel progetto di integrazione e di inclusione, di condivisione di valori positivi e di vita pacifica, di fede e di dialogo intrapreso tanti anni fa". 

Piantedosi: “Decisione della Corte d’Appello ci amareggia”

Immediata la risposta di Matteo Piantedosi. La decisione della Corte d'appello di Torino di liberare l'imam, ha detto il ministro dell’Interno intervistato da Studio Aperto su Italia 1, "ci amareggia perché vanifica il lavoro che c'è dietro, degli operatori di polizia che finora hanno tenuto immune il nostro Paese dagli attentati terroristici". Piantedosi ha poi ricordato: "Noi dall'inizio del mandato del nostro governo abbiamo firmato più di 200 provvedimenti di espulsione, fondati, come in questo caso, su elementi di prevenzione. Ma noi andremo avanti, faremo valere le nostre ragioni nelle tappe successive".

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La vicenda

Mohamed Shahin, imam del quartiere torinese di San Salvario, era stato colpito da un provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell'Interno Piantedosi. La scelta del Viminale era arrivata per ragioni di "sicurezza" sulla base dei rapporti delle forze di polizia. Oltre alle dichiarazioni pronunciate nel corso di una manifestazione pro Pal, che Piantedosi aveva definito "apologia dell'eccidio del 7 ottobre", a Shahin, al quale nel 2023 era stata negata la cittadinanza italiana, venivano contestati quelli che lo stesso ministro aveva ritenuto "comprovati collegamenti con persone considerate pericolose". Motivazioni evidentemente non sufficienti per la Corte di Appello di Torino e il tribunale di Caltanissetta, i cui provvedimenti hanno portato al rilascio dell'imam e alla sospensione dell'iter verso l'allontanamento dal territorio nazionale.

La decisione della Corte d’Appello

Come si legge in una nota diffusa dalla presidente reggente dell'ufficio, Alessandra Bassi, il giudice della Corte d’Appello di Torino ha ordinato ieri la liberazione dell’imam dal Cpr di Caltanissetta sulla base di “elementi nuovi” presentati dalle difese, tra cui l'andamento di due procedimenti penali della procura subalpina (uno dei quali già archiviato). Nel comunicato si osserva che gli atti dei 2 fascicoli "non risultano essere stati secretati, né in relazione agli stessi sono stati posti limiti conoscitivi".

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