La Corte di assise di appello di Napoli ha confermato la condanna all'ergastolo inflitta in primo grado a Francesco Pio Valda, per l'omicidio di Francesco Pio Maimone, ucciso da uno dei colpi di pistola esplosi da Valda al culmine di una lite scoppiata solo per un paio di scarpe sporcato. "La giustizia esiste" ha gridato il padre della vittima nel giorno della sentenza. "II perdono deve chiederlo a Dio, e alla città di Napoli, non a me. Io sono un semplice cittadino, non ho questa forza per accettare"
La Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato la condanna all'ergastolo inflitta in primo grado a Francesco Pio Valda per l'omicidio di Francesco Pio Maimone, ucciso da uno dei colpi di pistola esplosi da Valda al culmine di una lite scoppiata solo per un paio di scarpe sporcato. Presenti in aula, alla lettura del dispositivo, Antonio e Tina Maimone, i genitori di Francesco Pio Maimone, che hanno accolto tra le lacrime la decisione del giudice. La Corte di Assise di appello di Napoli ha confermato anche le condanne inflitte in primo grado a Pasquale Saiz, Giuseppina Niglio e Alessandra Clemente. Per Salvatore Mancini, invece, ha escluso l'aggravante mafiosa, rideterminando la pena a 2 anni e sei mesi.
Il padre della vittima: “Chi commette questi delitti paga”
"Eravamo sulle spine, abbiamo sempre creduto nella magistratura, che si è fatta sentire, chi commette questi delitti, paga". Lo ha detto Antonio Maimone che, intervistato dai cronisti dopo la sentenza di appello che ha confermato l'ergastolo per l'assassino del loro figlio Francesco Pio Maimone. "La giustizia esiste - ha detto ancora Maimone - ringraziamo i giudici per averci dato giustizia per nostro figlio". Maimone ha anche commentato le scuse dell'imputato arrivate ancora una volta tramite una seconda lettera: "Non posso accettare le parole di Valda - ha aggiunto Antonio Maimone - che giungono dopo 32 mesi di sofferenza, dopo averci fatto un video sfottò con una pizza in mano e ferendoci nuovamente. Oggi non si può presentare in aula e chiederci scusa. Il perdono deve chiederlo a Dio, e alla città di Napoli, non a me. Io sono un semplice cittadino, non ho questa forza per accettare". "Sui social - ha ricordato Maimone - diceva che si sarebbe fatto la carcerazione forte come un leone, ma dopo 32 mesi non ha più quella forza. Ringraziamo tutti, perché Pio è entrato in tutte le case napoletane e italiane". "Pio è un simbolo di tutta Napoli - ha aggiunto commossa Tina Maimone - i magistrati hanno capito il dolore di mamma. Oggi più che mai portiamo in gloria Pio".