Inserito nella Hall of Fame del tennis mondiale, è ancora oggi il primatista mondiale di tutti i tempi in Coppa Davis per partite giocate (164), incontri vinti in singolare (78-32) e in doppio (42-12). Ha formato con Orlando Sirola la coppia più vincente di sempre nella manifestazione (34 successi in 42 partite) ma l’ha vinta solo da capitano, nel 1976
Il mondo dello sport italiano in lutto. È morto a 92 anni Nicola Pietrangeli, unico tennista italiano inserito nella Hall of Fame del tennis mondiale (LA CARRIERA IN FOTO). Sempre acuto e attento osservatore del tennis italiano e mondiale, detiene ancora diversi primati nella disciplina sportiva.
La vita e la carriera
Nato a Tunisi l'11 settembre 1933, Nicola Chirinsky Pietrangeli cresce in una famiglia cosmopolita: madre francese e russa, padre abruzzese, entrambi instillano in lui un senso di disciplina e curiosità per il mondo. L'infanzia a Tunisi, segnata dagli eventi della Seconda guerra mondiale, è un terreno di prove e resilienza. La casa di famiglia viene distrutta durante un bombardamento, il padre viene internato in un campo di prigionia e, tra queste difficoltà, Nicola scopre il tennis, giocando con racchette improvvisate accanto al genitore. Dopo l'espulsione dalla Tunisia, la famiglia si trasferisce a Roma, dove il ragazzo sceglie la cittadinanza italiana. È qui, sui campi del Foro Italico, che Pietrangeli inizia a plasmare la propria leggenda.
Nonostante un'iniziale passione per il calcio nella squadra giovanile della Lazio - club di cui era tifoso - il tennis conquista presto il suo cuore. L'ingresso nei circoli sportivi romani gli permette di affinare tecnica e strategia, e già da adolescente emerge come talento unico, elegante e determinato. La sua educazione cosmopolita, insieme alla disciplina familiare, lo rende un giocatore raffinato, capace di coniugare tecnica pura e lucidità tattica.
Pietrangeli fu considerato fra i dieci migliori tennisti del mondo fra il 1957 e il 1964: arrivato al n.3 in classifica, ha vinto due volte lo Slam di Parigi (1959 e 1960). Sul rosso parigino, il suo rovescio a una mano, elegante e incisivo, diventò celebre: giornalisti come Gianni Clerici lo definivano "indecifrabile", capace di passanti e variazioni di ritmo che lasciavano spesso gli avversari senza risposta. Tre i successi al torneo di Monte Carlo e due agli Internazionali d'Italia. In carriera ha conquistato 67 titoli. Nel palmares la medaglia d'oro ai IV Giochi del Mediterraneo di Napoli nel 1963 (battendo lo spagnolo Manuel Santana) e quella di bronzo nel doppio insieme a Sirola. Ha conquistato anche la medaglia di bronzo nel singolare maschile al torneo di esibizione di tennis ai Giochi Olimpici di Città del Messico nel 1968. "Se mi fossi allenato di più - aveva detto Pietrangeli - avrei vinto di più, ma mi sarei divertito di meno".
Ancora oggi è il primatista mondiale di tutti i tempi in Coppa Davis per partite giocate (164), incontri vinti in singolare (78-32) e in doppio (42-12). Ha formato con Orlando Sirola la coppia più vincente di sempre nella manifestazione (34 successi in 42 partite) ma l’ha vinta solo da capitano, nel 1976. Il suo merito maggiore, ha sempre dichiarato, è stato l’aver portato l’Italia in Cile, aver vinto la partita sul piano diplomatico e politico contro chi spingeva per il boicottaggio come forma di protesta contro il regime del generale Augusto Pinochet.
Chi ha visto Pietrangeli in azione ricorda il suo rovescio arcuato e preciso, ma anche i dettagli più umani: il rituale di lucidare le scarpe prima di ogni partita, l’abitudine di salutare sempre gli avversari con rispetto, e la leggenda di quando, a Wimbledon, riuscì a salvare match point contro un avversario australiano con un passante stretto al centimetro. Ogni gesto, ogni colpo, trasmetteva eleganza e saggezza, qualità rare nel tennis competitivo di quegli anni.
Anche la vita fuori dal campo è piena di episodi curiosi: negli anni Sessanta, Pietrangeli rifiutò ingaggi professionistici milionari e continuare a difendere i colori dell'Italia in Coppa Davis, un gesto di lealtà che ancora oggi viene ricordato come esempio di dedizione e patriottismo sportivo.
Pietrangeli è stato sposato con l'indossatrice Susanna Artero, dalla quale ha avuto tre figli: Marco, Giorgio (morto nel luglio scorso a 59 anni) e Filippo. Dopo la separazione ha avuto una relazione, dal 1987 al 1994, con la conduttrice televisiva Licia Colò.
Meloni: "Ha fatto la storia dello sport"
"Oggi perdiamo una figura che ha fatto la storia dello sport con straordinario talento e passione - ha scritto sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - Nicola Pietrangeli è stato un simbolo del tennis italiano, il primo azzurro a vincere uno Slam, inserito nella Hall of Fame mondiale, un campione capace di ispirare diverse generazioni e che ha portato in alto il nome dell’Italia nel mondo. Condoglianze alla sua famiglia, ai tanti tifosi che lo hanno sostenuto nel corso della sua carriera e a chi gli ha voluto bene".
Presidente Fitp Binaghi: "Perdiamo simbolo più grande"
"Oggi il tennis italiano perde il suo simbolo più grande, e io perdo un amico. Nicola Pietrangeli non è stato soltanto un campione: è stato il primo a insegnarci cosa volesse dire vincere davvero, dentro e fuori dal campo. È stato il punto di partenza di tutto quello che il nostro tennis è diventato. Con lui abbiamo capito che anche noi potevamo competere con il mondo, che sognare in grande non era più un azzardo". Queste le parole del presidente della Fitp Angelo Binaghi sulla scomparsa a 92 anni di Nicola Pietrangeli.
Presidente Coni Buonfiglio: "Scomparsa che ci addolora"
"La scomparsa di Nicola Pietrangeli addolora profondamente tutto lo sport italiano. Con lui perdiamo non solo un campione straordinario, ma un'icona, un simbolo eterno della sua disciplina. Pietrangeli ha incarnato il tennis italiano: il suo talento, il suo carisma e le sue vittorie hanno attraversato indissolubilmente intere generazioni". E' il commento del presidente del Coni, Luciano Buonfiglio alla notizia della morte di Nicola Pietrangeli. "Con i suoi successi ha portato l'Italia sulla ribalta internazionale, aprendo la strada a una tradizione che oggi continua a brillare grazie anche al solco da lui tracciato - ha aggiunto il numero uno dello sport italiano - oggi perdiamo un punto di riferimento assoluto, un ambasciatore autentico dei valori che accomunano il nostro mondo. Alla sua famiglia, al presidente Angelo Binaghi e all'intero movimento del tennis italiano va il cordoglio piu' sincero mio e del Coni".
Panatta: "Ha fatto una vita bellissima"
"Nicola era mio amico, anche se ci beccavamo ogni tanto, ma era un gioco che facevamo. Lo voglio ricordare con allegria, è stato un personaggio straordinario, al di là di essere un campione assoluto che ha vinto praticamente tutto quello che c'era da vincere nel periodo in cui giocava". Così Adriano Panatta ricorda Nicola Pietrangeli. "Alla mia nascita lui era un 17enne che giocava al tennis Parioli ed era già una promessa, poi abbiamo fatto un po' il cambio della guardia io e lui -ricorda Panatta a 'Storie Italiane' su Rai1-. Abbiamo anche giocato insieme, ci siamo divertiti abbiamo fatto le vacanze insieme. Io e Nicola eravamo molto amici". "La cosa che mi faceva più male in questo ultimo periodo era che non volevo che soffrisse: lui ha avuto un colpo tremendo quando è morto Giorgino poco tempo fa. L'ultima volta che l'ho chiamato, pochi giorni fa, gli ho detto 'alzati dal letto, accidenti a te'. Lui mi diceva che non voleva alzarsi. Però ha fatto una vita bellissima", conclude il vincitore del Roland Garros nel 1976.