Emergenza freddo nelle carceri, la denuncia di Gianni Alemanno da Rebibbia: "Celle gelide"

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Le caldaie sono rotte, riferisce l'ex ministro dalla struttura carceraria romana. Il riscaldamento non funziona e l’acqua calda non arriva dopo le otto di sera. A soffrire il freddo non solo i detenuti nelle celle ma tutti i dipendenti della struttura perché la rottura ha interessato anche la caserma attigua al carcere 

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“Sos Aiuto, venite a salvarci! Pronto, qui Rebibbia, abbiamo un problema: stiamo morendo dal freddo. Siamo giunti al 23 novembre e i termosifoni sono completamente spenti, mentre nevica in tutta Italia e le temperature scendono anche a Roma”. La denuncia arriva da Gianni Alemano, detenuto a Rebibbia e autore di un "Diario di cella". Nel carcere romano le caldaie sono rotte e il riscaldamento non funziona sia nelle celle che nella caserma attigua a Rebibbia. L’acqua calda non arriva dopo le otto “neanche nelle docce, per quelli che smontano dagli ultimi turni di guardia”. 

La denuncia di Alemanno

"A guardarli questi ragazzi - scrive Alemanno - sembrano i soldati di Napoleone in Russia, tutti imbacuccati nelle loro divise, con il pigiama sotto la mimetica e le facce stanche e congestionate. E invece sono solo le truppe del Maresciallo Nordio, quello che questa estate aveva giurato “spezzeremo le reni al sovraffollamento, senza scarcerare nessuno!".  Intanto il tetto di Regina Coeli è crollato, Rebibbia è al collasso e gli agenti della penitenziaria nei vari bracci sono circondati in piccoli gruppi con attorno tre o quattrocento detenuti. "Siamo anche noi colpiti dall’arrivo dell’inverno e, vestiti spesso in modo improbabile per combattere il freddo, sembriamo più dei clochard nei rifugi della Caritas in pieno inverno”.

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