Ancona, consigliera FdI De Angelis: “I femminicidi sono solo omicidi”. È polemica
CronacaMaria Grazia De Angelis è intervenuta durante la seduta del Consiglio per una mozione dem sulla difesa dell'educazione sessuoaffettiva nelle scuole. “Quelli che voi chiamate femminicidi sono soltanto omicidi perché per me maschi e femmine sono uguali", ha detto la consigliera. Non ha tardato ad arrivare la risposta della Cgil Marche e Cgil Ancona, che hanno espresso "indignazione" condannando "la minimizzazione degli atti di violenza"
È polemica per le dichiarazioni sui femminicidi da parte di Maria Grazia De Angelis, consigliera comunale di Ancona di Fratelli d'Italia. “Quelli che voi chiamate femminicidi sono soltanto omicidi perché per me maschi e femmine sono uguali", ha detto De Angelis, citata dal Resto del Carlino, durante la seduta del Consiglio per una mozione dem sulla "difesa dell'educazione affettiva e sessuale nelle scuole italiane", poi bocciata in aula con presa di posizione di FdI. "In alcuni Paesi europei dove l'educazione sessuale è prevista come materia di studio nelle scuole, il tasso di quelli che voi chiamate femminicidi non è calato in questi anni, addirittura in alcuni casi è aumentato”, ha aggiunto in merito al no alla mozione. “L'asse portante deve restare la famiglia che educa e deve vigilare sui programmi scolastici; troppo spesso nelle nostre scuole ci sono abusi ideologici di tipo gender", ha ribadito De Angelis.
De Angelis: “Omicidi non femminicidi perché maschio e femmina sono uguali”
Nel suo intervento, la consigliera ha fatto riferimento alla situazione "nell'Europa dove si insegna quello che il consigliere (Pd, ndr) richiede”. In Francia “dove l'educazione sessuale è dal 2001 obbligatoria non si è registrato nessun calo di omicidi femminili, che io chiamo omicidi e non femminicidio perché maschio e femmina sono uguali”, ha detto De Angelis nel suo intervento. “Anzi nel 2024 c'è stato incremento del 10%. In Spagna non sono scesi i tassi di omicidi femminili e lo stesso nel Regno Unito; i Paesi Bassi dove è obbligatoria, sono il settimo paese per tasso di delitti in famiglia, sia maschi che femmine, in Lettonia dove l'educazione sessuale è propinata dai Comuni è il primo paese per tassi di omicidi contro le donne; in Germania dove è obbligatoria ci sono 360 omicidi l'anno e andiamo avanti così”, ha aggiunto.
Cgil: “Indignazione per le parole della consigliera”
A seguito delle dichiarazioni sono intervenute anche la Cgil Marche e la Cgil Ancona, esprimendo la propria "indignazione rispetto alla dichiarazione della Consigliera di FdI che nega i femminicidi e sostiene che si tratti di omicidi e basta". Poi hanno rimarcato: "E tutto a pochi giorni dall'approvazione del disegno di legge sui femminicidi e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime che, va ricordato, è proprio un disegno di legge di iniziativa governativa". Secondo Eleonora Fontana (Cgil Marche) e Stefania Ragnetti (Cgil Ancona), la consigliera “dovrebbe sapere che il femminicidio non si riferisce esclusivamente al sesso della vittima ma alla causa per cui è stata uccisa”. Il termine femminicidio “esprime compiutamente la violenza e la sopraffazione subita dalle donne e la volontà di denunciare e combattere il fenomeno, anche da parte delle Istituzioni", concludono.
Cgil: “Condanniamo la minimizzazione degli atti di violenza”
Le sindacaliste hanno poi "condannato con forza tutti i tentativi di minimizzare gli atti di violenza che le donne sono costrette a subire e che troppo spesso si traducono in femminicidi”. Come ricordano Fontana e Ragnetti, i dati sulla violenza di genere “collocano le Marche al 5° posto in Italia per violenza in contesti non lavorativi e, nel 2025, la regione è già stato teatro di due femminicidi. Dovrebbe essere interesse comune fermare il massacro ai danni delle donne". "Da anni - proseguono le sindacaliste Cgil - sosteniamo che occorre un cambio di paradigma, anche culturale, che non si avverte nella regione. È necessario cambiare la cultura patriarcale che fa sì che molti uomini considerino le donne una proprietà di cui disporre”. Per farlo, “servono azioni che prevedano un approccio integrato, a partire dall'educazione alla affettività, al rispetto e alle differenze in tutti i cicli di istruzione, finanziamenti adeguati per i centri antiviolenza e più posti nelle case rifugio. Il ruolo del lavoro per contrastare tutte le forme di violenza di genere è fondamentale”. Per Fontana e Ragnetti, “il lavoro, stabile e di qualità, è lo strumento essenziale che permette alle donne di autodeterminarsi e contribuisce a liberarsi da relazioni violente".