Il bambino è stato ucciso ieri sera con un taglio alla gola nella casa della madre, a Muggia. La donna, di origine ucraina, è separata dal padre del piccolo e la famiglia era seguita dai servizi sociali: da poco la madre poteva vedere il bambino da sola. A dare l’allarme è stato il padre, a cui il minore era stato affidato dopo la separazione. Il bambino doveva tornare dal papà alle 21. L’uomo, non riuscendo a contattare la donna, ha allertato la polizia. Eseguito il fermo nei confronti della donna
Una donna ha ucciso il figlio di nove anni tagliandogli la gola. È accaduto ieri sera nell’abitazione della madre, nel centro di Muggia, in provincia di Trieste. La donna, di nazionalità ucraina, è separata dal padre del bambino, che aveva ottenuto l’affidamento del figlio. La loro situazione familiare era seguita dal tribunale e dai servizi sociali e solo da pochi giorni la madre aveva ricominciato a poter vedere il bambino da sola. A dare l’allarme è stato il padre, un uomo di Trieste, di 58 anni, che vive a Muggia: non riuscendo a mettersi in contatto con la donna, ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Secondo quanto ricostruito, quando i vigili del fuoco e le forze dell’ordine sono entrati nell’abitazione, il bambino era già morto da alcune ore. Il corpo era in bagno. La madre, trovata in stato di choc, presentava alcuni tagli sulle braccia, provocati dal tentativo di un gesto autolesionistico. È stata quindi affidata ai sanitari e portata all’ospedale di Cattinara, a Trieste. Questa mattina la polizia ha eseguito il fermo della donna, su disposizione dell’autorità giudiziaria. Dopo le cure, sarà trasferita alla Casa circondariale del capoluogo.
Indagini in corso sulla dinamica dell’omicidio
In base alle prime ricostruzioni, la donna avrebbe utilizzato un coltello da cucina per compiere l'omicidio e poi avrebbe tentato un gesto autolesionista. Il piccolo sarebbe dovuto tornare dal padre alle 21 di ieri. L'appuntamento, però, non è stato rispettato e a quel punto l'uomo, non riuscendo a contattare telefonicamente la donna, ha allertato la polizia. Dopo alcuni tentativi, gli agenti sono intervenuti sul posto con i vigili del fuoco, intorno alle 22. Sono stati i vigili, con un'autoscala, a entrare in casa da una finestra e a trovare il corpo del bimbo.
Famiglia seguita dai servizi sociali
La famiglia era seguita dai servizi sociali. Una situazione definita difficile ma "non drammatica" dal sindaco di Muggia, Paolo Polidori. Il bambino era stato affidato al padre dopo la separazione della coppia, una situazione complessa confermata da diverse testimonianze. Soltanto da pochissimi giorni erano iniziati gli incontri liberi tra la mamma e il figlio, che frequentava il quarto anno della scuola elementare slovena di Muggia. In precedenza, per il bambino era stata predisposta una forma protetta di incontri con la donna, alla presenza degli assistenti sociali. Completato questo tipo di percorso, si era deciso di consentire alla donna di stare assieme al figlio senza la presenza di altri adulti.
Sindaco: "Situazione seguita da quando era nato il bambino"
"La situazione era seguita da quando è nato il bambino, era una situazione difficile ma non un dramma", ha commentato il sindaco di Muggia, Paolo Polidori, facendo intendere che nulla lasciava presagire un epilogo simile. Il piccolo era nato a Muggia ed era conosciuto dalla comunità. "La comunità è devastata. Ho già avuto una riunione con i servizi sociali: cerchiamo di stare il più vicino possibile. La famiglia fa parte della comunità, anche il parroco la conosce”, ha aggiunto Polidori. Il Comune sta attivando un servizio di assistenza alla scuola che frequentava il bambino, di supporto ai compagni di classe. Proclamato per oggi il lutto cittadino.
Parroco: “Parola della vicenda è fragilità”
"Conosco la famiglia, molto complicata, i genitori sono separati da anni; vedevo il piccolo sempre con il papà più che con la mamma. C'è una parola che caratterizza questa situazione, ed è fragilità; una fragilità che forse sfuggiva alle capacità della nostra comunità. Registro sempre anche pudore a mettere in mostra la propria fragilità”, ha detto il parroco di Muggia, don Andrea Destradi, commentando la tragedia di ieri sera. Don Andrea ha visto "il bambino con il papà sabato sera a messa, frequentava il catechismo nella scuola slovena dove era iscritto e si preparava per la Prima comunione che purtroppo non farà mai. Però ora vede il volto del Signore, faccia a faccia, perché i bambini questo vivono". Per il parroco "ora c'è una comunità che deve farsi carico di questa immane sofferenza che l'ha colpita nel cuore, c'è un papa da aiutare, da abbracciare e sostenere e una mamma che nel suo disagio ha compiuto questo gesto e che andrà comunque aiutata. Siamo una comunità e una comunità deve stringersi sempre in queste situazioni". "Non significa minimizzare ma sono vite e ogni vita va accompagnata a viversi". "Sconvolto", il parroco ha annunciato che "come comunità cristiana risponderemo con la fede, con una veglia che organizzeremo per domani o sabato, con la carità e la vicinanza, soprattutto al papà in questo momento", ha concluso.