Cedu, la sentenza: "L'Italia può togliere la seconda madre dal certificato di nascita"

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La Corte europea dei diritti dell'uomo ha escluso violazioni da parte del nostro Paese nei casi nei quali lo Stato aveva annullato l'iscrizione della seconda madre (intenzionale) dai certificati di nascita dei figli di coppie omogenitoriali. La vicenda riguarda un bambino nato nel 2018

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"Si tratta di una sentenza che mostra una nuova sensibilità e attenzione verso il tema da parte della Corte europea rispetto, ad esempio, alla decisione molto più lapidaria che aveva ottenuto un caso padovano, a gennaio 2023. Certo, l'esito è negativo e si afferma che l'adozione è un rimedio idoneo. Radicalmente diversa è stata la valutazione compiuta a maggio dalla nostra Corte costituzionale". Queste le parole dell'avvocato Alexander Schuster uno dei legali che tutelano le "mamme arcobaleno", a commento della recente sentenza della Cedu che ha escluso violazioni da parte dell'Italia nei casi nei quali lo Stato aveva annullato l'iscrizione della seconda madre (intenzionale) dai certificati di nascita dei figli di coppie omogenitoriali. 

La sentenza

Come accennato, dunque, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che l'Italia non ha violato in nessun modo i diritti di un bambino nel momento in cui le autorità hanno deciso di annullare l'iscrizione della seconda madre sul suo certificato di nascita. La stessa Cedu ha sottolineato come la donna poteva ricorrere all'adozione per far riconoscere il suo legame con il bambino. La Corte non ha diffuso le generalità di tutte le persone coinvole nella vicenda che riguarda un bambino nato in Italia nel 2018. Tra l'altro nel ricorso, introdotto a nome del minore stesso, è emerso come la decisione delle autorità di annullare l'iscrizione della seconda madre sul certificato di nascita, 5 anni dopo che è venuto al mondo, avrebbe violato il suo diritto alla vita familiare. Concetto, però, la Cedu non ha avvallato.

Le osservazioni della Corte

La Cedu, organo giurisdizionale internazionale istituito nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 1950, per assicurarne l'applicazione e il rispetto, ha poi ribadito che gli Stati non sono tenuti a garantire l'inclusione dei genitori d'intenzione nei certificati di nascita. Ma, ha detto, a patto che vengano offerte altre soluzioni, tra cui quella dell'adozione, con l'obiettivo ultimo del riconoscimento di un legame tra questi genitori e i bambini. "Almeno a partire dal 2014 diversi tribunali italiani hanno iniziato ad ammettere il ricorso da parte del genitore intenzionale all'adozione in casi particolari, approccio che è stato poi sancito dalla Corte di cassazione", è venuto fuori dalla sentenza. La stessa Corte, in questo senso, ha osservato come il desiderio di vedere riconosciuto un legame tra il bambino e la madre intenzionale non si scontrasse con un'impossibilità  assoluta, dal momento che la donna poteva optare per l'adozione, ma ha scelto di non farlo. Infine, la Cedu ha fatto sapere che "l'intervento dello Stato non ha interrotto la vita familiare del bambino", il quale ad oggi vive con le due donne, conservando nel tempo la filiazione con la madre biologica.

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