Figli di coppie omogenitoriali, il processo a Padova. Procura: decida Consulta

Cronaca
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Svolta nel procedimento legato alla decisione della Procura della città veneta di impugnare gli atti di nascita relativi a 37 figli di coppie omogenitoriali. Il legale di due mamme: "Procura ritiene opportuno che la Consulta esamini la questione"

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Sulla decisione di impugnare gli atti d'anagrafe dei bimbi figli di due mamme gay "la Procura ha cambiato posizione e ha aderito alla questione di incostituzionalità, ritenendo opportuno che la Consulta torni a esaminare la questione". È questo il risultato più importante che le coppie omogenitoriali di Padova portano a casa dopo il primo giro di udienze che si è tenuto oggi davanti al Tribunale civile, che dovrà decidere se accogliere o meno i 33 atti di opposizione alla trascrizione dei bambini con due mamme (e doppio cognome) - quella partoriente e quella intenzionale - registrati a partire dal 2017 dal Comune di Padova. A questo punto, starebbe al Tribunale decidere se sollevare la questione di legittimità, ovvero se chiedere alla Corte costituzionale di valutare se l’esclusione delle coppie di donne dalle norme che regolano il riconoscimento dei bambini nati con la fecondazione eterologa viola i loro diritti e quelli dei loro figli. (FIGLI DI CHI? - IL DIZIONARIO PER CAPIRE I DIRITTI DEI BAMBINI)

Legale: "La Procura ha cambiato posizione"

"È andata molto bene. Ci ha colpito che i giudici ci hanno ascoltato con molto interesse, al di là della posizione della Procura. La questione dell'inammissibilità di queste procedure - l'impugnazione dei certificati anagrafici dei bimbi con due madri ndr. - è sembrata convincente", ha detto l'avvocata Susanna Lollini, che difende due delle mamme gay di Padova, all'uscita dell'udienza davanti al Tribunale. "La Procura ha cambiato posizione - ha aggiunto - e ha aderito alla questione di incostituzionalità, sollevata da noi avvocati di tutte le coppie di madri, ritenendo opportuno che la Consulta torni a esaminare la questione". La Corte Costituzionale, ha spiegato Lollini, potrebbe decidere questa volta di intervenire, visto il monito della sentenza 32 del 2021, rimasto inascoltato". La decisione spetterà poi al Tribunale civile, "ma - ha aggiunto la legale - il fatto che la Procura abbia aderito a sollevare la questione di costituzionalità è rilevante, anche per il Tribunale". "Io ho anche insistito molto sulla inammissibilità di questi procedimenti - ha detto Lollini - perchè se il Tribunale dovesse ritenere che queste procedure sono tutte inammissibili, Consulta o non Consulta, potrebbe decidere che la questione si chiude qui".

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La vicenda

La Procura di Padova a giugno ha impugnato 33 atti di nascita che riconoscono ai figli di coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri. Si tratta di bambini concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti in Italia come figli di entrambe le madri. Gli atti di nascita sono tutti quelli registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017. Le famiglie hanno ricevuto delle raccomandate che di fatto chiedono di cancellare il nome della madre non biologica. Questo perché nel diritto italiano non è presente la figura della “seconda madre”, né la possibilità per la donna di assegnare al figlio biologico il cognome della compagna. "Sono casi uguali, non c'è nessun motivo per differenziare. Le notifiche dell'impugnazione arriveranno a tutte le 33 coppie", aveva detto all’Ansa Valeria Sanzari, la Procuratrice di Padova facente funzioni. “Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l'attuale normativa non posso fare altro”, aveva aggiunto. Il Comune di Padova ha proseguito in questi mesi a registrare i figli di mamme gay nonostante l'impugnazione, ha fatto sapere l'Associazione Mamme Arcobaleno, che oggi sta sostenendo le prime mamme chiamate alle udienze fissate dal Tribunale civile. Si tratta di altre 4 coppie omogenitoriali, che hanno visto il bimbo e la bimba della mamma biologica venire alla luce all'ospedale di Padova. L'ultimo caso di registrazione è stato una quarantina di giorni fa. Anche per loro è in arrivo lo stesso tipo di impugnazione.

Il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, Roma, 7 giugno 2023.
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Il sit in delle mamme

In mattinata le madri avevano dato vita all'ennesimo sit in di protesta davanti al palazzo di giustizia ed erano arrivate all'udienza per niente ottimiste. Da giorni, tra di loro, giravano i pareri depositati agli atti dai giudici tutelari cui si era rivolto il Tribunale. E in questi viene prospettata come soluzione per non lasciare i bambini privi di tutela - in caso di accogliemento delle impugnazioni - l'istituto dell'affido. "In assenza dell'invocato intervento del legislatore - c'è scritto in uno di questi - considerate le favorevoli pronunce, il procedimento di adozione in casi particolari rappresenta allo stato attuale l'istituo presente nel nostro ordinamento per poter riconoscere al minore lo status di figlio del genitore di intenzione". Il movimento delle mamme Arcobaleno aveva già detto che la strada non è quella dell'adozione, ma del riconoscimento di un atto anagrafico che vede un bambino già con i cognomi di entrambe le mamme che lo hanno voluto. L'esito delle prime quattro udienze, però, ha riacceso la fiducia delle coppie gay padovane. Oggi comunque i giudici hanno solo ascoltato le parti, ma non hanno preso decisioni. I casi sono tutti simili, ed è possibile che il Tribunale voglia arrivare a sentenza una volta vagliate tutte le procedure di impugnazione firmata dall'ex procuratrice Sanzari. Le udienze sono in programma sino a fine dicembre

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