Nel Sud Europa i padri sono più coinvolti nella cura dei figli, ma la parità è lontana

Per la prima volta, uno studio si concentra specificamente sulla condizione dei padri nell’Europa del Sud. A pubblicarlo è l’ONG statunitense Equimundo: Center for Masculinities and Social Justice, che dal 2015 pubblica ricerche su mascolinità, paternità e uguaglianza di genere. Un nuovo rapporto, dedicato a Italia, Spagna e Portogallo, raccoglie dati e testimonianze che dimostrano che la cura dei figli nell’Europa del Sud resta ancora una responsabilità tutta femminile. Le madri continuano a farsi carico più dei padri tanto del lavoro emotivo quanto delle attività domestiche e il divario tra la percezione maschile e la realtà quotidiana resta significativo: mentre il 74% degli uomini ritiene che il carico familiare sia equamente diviso, solo il 51% delle donne è d’accordo. Lo studio evidenzia anche le barriere principali che impediscono ai padri di essere più presenti: il tempo, spesso assorbito dagli impegni lavorativi, la mancanza di supporto da parte di partner o familiari e infine gli stereotipi di genere, ancora fortemente radicati, soprattutto in Italia. I padri si impegnano meno Nei tre Paesi analizzati, oltre il 91% delle madri e circa l’86% dei padri dichiarano di prendersi cura per almeno un’ora al giorno del benessere fisico e mentale dei figli. Tuttavia, tra i genitori di bambini sotto i 5 anni, la distanza si amplia . Non solo: quanto si guarda solo al sostegno emotivo, l’impegno dei padri si posiziona a quasi dieci punti percentuali di distanza da quello delle madri: rispettivamente 5% e 14% del campione dice di dedicarsi in maniera intensiva ad aiutare i propri figli a gestire le emozioni e gli ostacoli. In generale, le disparità più marcate riguardano i lavori domestici e sono ancora più significative nel caso dell’Italia, dove oltre l’85% delle donne dichiara di occuparsi regolarmente delle pulizie contro il 59% degli uomini e una donna su cinque dedica più di quattro ore al giorno a queste attività, il triplo rispetto agli uomini . Ma le disuguaglianze non si fermano ai compiti domestici: il lavoro di cura è strettamente legato anche alle dinamiche del mercato del lavoro. In Italia, il 38% delle donne afferma di assumersi più carico familiare perché il partner guadagna di più, contro il 26% degli uomini. E se, in media, le donne sono dieci volte più propense a essere caregiver a tempo pieno , nel caso italiano questa sproporzione arriva a un picco di 19 a 1. Complessivamente, le madri nei tre Paesi dedicano in media 12 ore al giorno alla cura dei figli e al lavoro domestico, contro le 10,1 dei padri spagnoli, le 9,5 di quelli italiani e le 9,1 dei portoghesi. Paternità: il divario tra percezione e realtà Esiste, tuttavia, un grande divario nella percezione della genitorialità tra le madri e i padri dell’Europa del Sud. Mentre il 74% degli uomini sostiene di condividere equamente il carico di cura con la propria partner, solo il 51% delle donne è d’accordo. E se il 75% dei padri si dice soddisfatto della divisione dei compiti familiari, tra le madri la percentuale scende al 59%. Un divario simile si osserva anche quando si chiede ai genitori chi tra i due venga cercato più spesso dai figli per bisogni fisici o emotivi. Tre padri su quattro sono convinti che i figli si rivolgano indistintamente a entrambi i genitori, ma solo una madre su due è della stessa opinione. Anzi: il 45% delle madri afferma di essere la figura di riferimento per il supporto emotivo e il 52% per la cura fisica, solo il 13% dei padri affermano lo stesso. Le principali barriere che ostacolano i padri Per i padri di Spagna, Portogallo e Italia, il tempo resta la principale barriera all’impegno nella cura. Quasi due terzi degli uomini insoddisfatti del proprio coinvolgimento nel lavoro di cura attribuiscono alla mancanza di tempo, spesso per questioni professionali, il motivo principale della loro assenza. In Italia, questa percentuale sale al 68%, la più alta tra i tre Paesi analizzati. Un dato che si conferma anche sul fronte del lavoro domestico: tra i padri italiani che dichiarano di non riuscire a partecipare abbastanza, il 76% indica proprio la pressione degli impegni professionali come ostacolo principale, una percentuale significativamente più alta rispetto alle madri . Ma il tempo non è l’unico problema. In tutti e tre i paesi, molti genitori denunciano anche la mancanza di supporto da parte del partner o della famiglia allargata. Tra i padri, circa uno su sei segnala una carenza di aiuto che rende più difficile occuparsi dei figli e nel caso dell’assistenza a familiari anziani o con disabilità, sono addirittura più gli uomini a lamentare la mancanza di sostegno rispetto alla controparte femminile. A questo contesto sociale e lavorativo, si aggiungono le pressioni legate agli stereotipi di genere, che risultano più marcate in Italia che nella penisola iberica. In Italia, il 20% degli uomini ritiene che l’ultima parola sulle decisioni familiari spetti al padre e il 14% pensa che compiti come cambiare pannolini o preparare da mangiare siano responsabilità esclusiva della madre. Più in generale, il 45% degli uomini italiani condivide almeno una visione tradizionale dei ruoli di genere rispetto al 36% delle donne. Un dato interessante riguarda nello specifico gli uomini che difendono con più convinzione gli stereotipi di genere: in Italia, sono proprio loro a dichiarare più spesso di impegnarsi con maggiore intensità nella cura dei figli. Secondo gli autori del report è possibile che si tratti più di un adeguamento discorsivo alle nuove aspettative sociali che di un reale cambiamento nei comportamenti quotidiani.

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