Dopo le polemiche, Palmegiani chiarisce la sua posizione sugli indizi più discussi del caso. L’esperto spiega perché oggi ritiene fragili sia il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi che l’impronta 33
Armando Palmegiani è stato nominato nuovo consulente della difesa di Andrea Sempio nell’inchiesta riaperta sul delitto di Garlasco, dopo la rinuncia di Luciano Garofano. La sua nomina ha subito acceso i riflettori, riportando in circolazione su YouTube vecchi interventi pubblicati sul canale Nero Crime, nei quali sembrava dare credito agli indizi raccolti contro Sempio. In particolare aveva parlato del Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, "attribuibile all’Y di Sempio", e della controversa impronta numero 33. Oggi, però, intervistato dal Corriere della Sera, Palmegiani si è difeso: "Mi hanno dato il ben arrivato. Ho appena accettato l’incarico e sono già al centro di un attacco mediatico allucinante".
"Dna incompleto e impronta 33 senza valore"
Palmegiani, ex poliziotto con 38 anni di carriera e specializzato in Bloodstain Pattern Analysis, ha respinto le critiche parlando di "manipolazione di spezzoni estrapolati da un discorso più ampio". Secondo lui, nei video si riferiva a un profilo genetico incompleto, "parzialmente riferibile" a Sempio, ma insufficiente per un’identificazione. Ha inoltre rivisto le sue valutazioni sull’impronta 33, giudicandola oggi priva di valore probatorio: "Non porta da nessuna parte". E ha chiarito la sua posizione: non ritiene ci siano prove né contro Sempio né contro Alberto Stasi, sottolineando invece il clima di accanimento mediatico che, a suo avviso, ha segnato la vicenda giudiziaria e travolto anche persone estranee alle indagini, come le sorelle Cappa.