Introduzione
Prima il gruppo Facebook Mia moglie, poi il sito Phica.eu, entrambi recentemente oscurati, hanno portato alla luce un'autentica giungla digitale, fatta di contenuti misogini e violenti, per i quali a poco sono valsi i tentativi di giustificazione maldestramente portati avanti dai gestori. Chi scrive o condivide post offensivi online, infatti rischia conseguenze penali e, dopo la valanga di denunce alla Polizia Postale di queste ore, le conseguenze della vicenda in termini legali potrebbero essere enormi
Quello che devi sapere
I reati previsti: dalla diffamazione all'istigazione a delinquere
Diversi i reati che si possono configurare per i soggetti in questione, a c ominciare dal diffamazione, che tuttavia è a querela di parte, e quindi non essendoci procedibilità d'ufficio da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, non piò prescinde dalla denuncia della vittima. Che prima di tutto si deve accorgere che le sue foto con quei commenti circolano sulla Rete. Come ricostruito dal Corriere della Sera, nei casi più gravi è poi prevista l'accusa di istigazione a delinquere, questa sì procedibile d'ufficio, per chi induce altri con i suoi messaggi a commettere reati, come la violenza sessuale, ma anche minacce e violenza privata. Senza dimenticare vilipendio di organi e personalità dello Stato nel caso in cui, come è stato scoperto, a essere prese di mira siano anche cariche istituzionali.
Quali pene prevede il nostro Codice penale
L'articolo 595 sulla diffamazione, in particolare quella aggravata per l'offesa dell'altrui reputazione anche online, prevede una pena da sei mesi a tre anni di reclusione o una multa. Nella denuncia la vittima deve allegare gli screenshot dei contenuti contro di lei. Per l'istigazione a delinquere, articolo 414, invece si rischia la reclusione da uno a cinque anni e la sanzione di 206 euro. Le pene aumentano in caso di utilizzo di strumenti informatici o telematici. Infine il vilipendio di organi dello Stato, governo compreso, articolo 290, comporta una multa fino a 5mila euro, ma anche la reclusione fino a tre anni e una sanzione nel caso si tratti di oltraggio a corpo politico, amministrativo o giudiziario (articolo 342).
Come individuare chi posta commenti offensivi
Il percorso per l'dentificazione passa sempre quella dall'inidviduazione dell'indirizzo Ip, anche se sui social e sui portali l'utente utilizza un nickname. La polizia postale ne sta identificando parecchi proprio in queste ore che saranno probabilmente denunciati in tutta Italia. In questi casi però la difficoltà risiede nel fatto che sono gli amministratori dei portali a dover comunicare agli investigatori le coordinate per risalire all'identità degli utenti e non sempre questo accade, soprattutto con portali che si trovano all'estero, in Paesi con i quali l'Italia non ha accordi bilaterali.
Cosa rischiano gli amministratori
Il vero vulnus sta nella mancanza di una normativa efficace che individui le responsabilità oggettive delle piattaforme, spesso con sede all'estero, e che mettono a disposizione una serie di servizi per gli utenti mapoi si chiamano fuori quando scoppia il caso su quanto scritto dagli stessi utilizzatori dei loro portali. In alcuni casi, come è successo con Phica.eu, i gestori annunciano con messaggi all'utenza di aver cominciato la cancellazione di contenuti finiti sotto accusa. Ma il più delle volte questi canali con sede in diversi Paesi extraeuropei non collaborano con le forze dell'ordine italiane.