Il decesso di un uomo di 47 anni segue quello di un 57enne di Olbia, stroncato da un malore durante il trasporto in ospedale nella notte tra sabato e domenica dopo essere stato fermato con il taser. Indagati due carabinieri
Un 47enne di origini albanesi è morto nella serata di domenica dopo essere stato colpito con il taser da due carabinieri (che sono stati indagati) a Sant'Olcese, sulle alture di Genova. I colpi, secondo gli inquirenti, potrebbero aver provocato nell'uomo un arresto cardiaco. L'iscrizione nel registro degli indagati dei due militari è un atto dovuto per consentire loro di partecipare agli accertamenti tecnici con i propri consulenti.
La dinamica del decesso
Secondo una prima ricostruzione, intorno alle 17 alcuni vicini hanno chiamato il 118 perché l'uomo era agitato e stava litigando con alcuni di loro. Quando è arrivata l'ambulanza, Elton Bani, questo il nome dell'uomo deceduto, non ha voluto farsi assistere e ha mostrato segni di aggressività. A quel punto il personale dell'ambulanza e i vicini hanno chiamato i carabinieri. Prima dell'arrivo delle pattuglie, l'uomo è salito a bordo della sua macchina e ha iniziato a guidare a zig zag sotto casa. I militari si sono avvicinati per provare a calmarlo e lo hanno convinto a tornare a casa per prendere i documenti. Sulle scale, Bani ha iniziato a colpire i carabinieri con calci e pugni, ferendoli ma i militari sono riusciti a bloccarlo per ammanettarlo. L'albanese ha comunque continuato a colpire tanto che uno dei militari ha estratto il taser e lo ha colpito di striscio. L'albanese, che lavorava come muratore con il fratello e aveva un precedente penale per falso per il quale era stato qualche mese in carcere, si è rilazato ed è stato colpito una seconda volta e poi una terza volta. Il personale del 118, che nel frattempo era rimasto in strada, è accorso chiamato dai carabinieri e hanno provato a rianimare Bani per alcuni minuti ma l'uomo è morto quasi subito. L'autopsia, che verrà disposta mercoledì, dovrà chiarire se l'uomo fosse sotto effetto di sostanze o di alcol e se la morte sia stata effetto dell'uso dell'arma o meno. "Vogliamo chiarezza - ha detto l'avvocato Cristiano Mancuso che assiste i familiari di Bani - sulla necessità di utilizzare il taser in un intervento con quattro carabinieri contro uno. È morto un uomo e se ci sono responsabilità devono essere accertate".
Il precedente a Olbia: due carabinieri indagati
Un decesso che segue quello di un 57enne di Olbia, stroncato da un malore durante il trasporto in ospedale nella notte tra sabato e domenica dopo essere stato fermato con il taser. I due carabinieri intervenuti ad Olbia sono ora indagati per omicidio colposo. Fermato con il taser, Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e residente tra Sassari e Olbia, è morto per arresto cardiaco nell'ambulanza verso l'ospedale. L'iscrizione sul registro degli indagati da parte del procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, è un atto dovuto dopo l'apertura del fascicolo e la decisione di procedere con l'autopsia sul corpo della vittima. I carabinieri indagati sono il capo pattuglia e il militare che materialmente ha usato il taser per bloccare Demartis. L'inchiesta della Procura si muove su un doppio binario: da una parte accertare con esattezza le cause esatte del decesso - i familiari hanno confermato che la vittima era cardiopatica -, dall'altra ricostruire nei dettagli la dinamica dei fatti.
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"Nessuna strumentalizzazione"
"Spiace per il tragico evento, ma il teaser resta lo strumento più sicuro a disposizione delle forze dell'ordine", è il commento di Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. "Ogni 10 interventi, per almeno 7 volte, vi è resistenza e nessun contatto fisico. Con gli sfollagente o addirittura l'arma di servizio, i nostri interventi sono più rischiosi. Nessuno strumentalizzi il taser che sta dando ottimi risultati".
"Uno strumento indispensabile"
"Il taser – aggiunge Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap - non è un capriccio o una dotazione abusiva, è uno strumento indispensabile per evitare il contatto fisico e l’uso della forza, permettendo di neutralizzare soggetti pericolosi e violenti senza ricorrere a misure letali. I benefici dell’uso sono ampiamente documentati anche sul piano internazionale - spiega il sindacalista - tanto da essere utilizzato negli Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Francia, Germania, Grecia, Finlandia. Le critiche che dipingono il taser come uno strumento di repressione sono infondate, strumentali e offensive verso chi indossa l’uniforme e rischia ogni giorno la propria incolumità per proteggere la collettività, perché la sicurezza dei cittadini è il primo presidio di legalità di una democrazia".