Secondo il presidente del Soccorso Alpino, l’estate 2025 ha già fatto registrare un numero senza precedenti di vittime in montagna, oltre a 5 dispersi in un solo mese. Complici caldo, affollamento, social network e scarsa preparazione. “La gente non conosce i propri limiti e spesso si rifiuta di pagare i soccorsi”
Un’estate drammatica per la montagna italiana. A lanciare l’allarme è Maurizio Dellantonio, presidente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), che in un’intervista al Corriere della Sera traccia un bilancio impietoso: 83 persone morte e 5 disperse tra il 21 giugno e il 23 luglio. Quasi tre decessi al giorno.
“Non ho memoria di un’estate simile”, afferma Dellantonio, che definisce la situazione “oltre ogni limite”. Il numero di interventi del soccorso è cresciuto di circa il 20% rispetto alla media degli ultimi anni. A pesare, spiega, sono l’afflusso record di turisti, il caldo in pianura che spinge sempre più persone verso l’alta quota, ma anche una diffusa impreparazione.
Escursioni improvvisate e poca consapevolezza
La maggior parte delle vittime sono escursionisti, spesso colpiti da malori o cadute. Altri sono alpinisti, ciclisti, paracadutisti: “Molti non conoscono i propri limiti”, sottolinea Dellantonio. In alcuni casi si tratta di episodi al limite del surreale: come quello di un cuoco trentenne soccorso a 3100 metri in piena notte, mentre cercava di scalare la Palla Bianca dopo il turno di lavoro, indossando scarpe da ginnastica. Dellantonio evidenzia anche l’effetto dei social network, che spingono le persone a imitare imprese altrui senza le dovute precauzioni: “Una foto in vetta oggi vale più di mille consigli. Un tempo ci si informava, ora sembra umiliante”.
I costi dei soccorsi? In molti non li pagano
Altro tema critico è quello dei costi degli interventi, che variano da regione a regione: dai 750 euro in Trentino ai 1000 euro in Veneto, anche in caso di soccorso senza traumi. Eppure, spiega Dellantonio, circa la metà delle persone soccorse si rifiuta di pagare, anche quando l’intervento ha letteralmente salvato loro la vita.
Le condizioni meteorologiche, aggiunge il capo del Soccorso Alpino, aggravano i rischi. Dopo temporali intensi, molti sentieri diventano più disordinati e difficili da percorrere. Ma pochi escursionisti si informano prima di partire. “Serve più rigore, specialmente con i giovani. Oggi sono anche meno resistenti di una volta”.
Approfondimento
Incidenti in montagna, il decalogo per la sicurezza
Volontari sotto pressione, ma ancora operativi
Nonostante il numero crescente di richieste, il sistema regge: “Lavoriamo con Guardia di Finanza e 118, ma non bisogna dimenticare il rischio che corrono i volontari”, sottolinea Dellantonio, che continua a partecipare personalmente alle missioni. In Val di Fassa si viaggia al ritmo di 6-8 interventi al giorno.
Dellantonio chiude con un appello: “La montagna è meravigliosa, adatta a tutti, anche ai neonati. Ma così tante morti non le rendono onore”. L’estate è ancora lunga: il messaggio è chiaro — serve consapevolezza, prudenza e rispetto per l’ambiente e per sé stessi.