Strage Corinaldo, chiesta estradizione per Andrea Cavallari: ecco quando tornerà in Italia
CronacaIntroduzione
Andrea Cavallari è stato condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi per la strage di Corinaldo che, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, ha portato alla morte di cinque minorenni e di una mamma di 39 anni all’interno della discoteca Lanterna Azzurra.
Fu arrestato nel 2019 insieme ad altri sei membri della banda criminale dello spray al peperoncino, un gruppo specializzato in rapine a concerti ed eventi nei club usando lo spray per creare il panico e distrarre le vittime. Il 3 luglio 2025 il 26enne Cavallari ha ottenuto un permesso per andare a discutere la tesi di laurea all’università di Bologna accompagnato solo dai familiari senza nessun agente di scorta. Durante il pranzo al ristorante ha fatto perdere le sue tracce e si è dato alla fuga. È stato rintracciato in Spagna il 17 luglio. Adesso dovrebbe essere estradato a breve in Italia.
Quello che devi sapere
L’arresto in Spagna di Andrea Cavallari
Il 17 luglio Andrea Cavallari è stato arrestato mentre usciva da un hotel di Lloret del Mar, località turistica a circa 70 km da Barcellona, in Spagna. Il ragazzo era registrato nella struttura sotto falso nome: con sé aveva 800 euro in banconote false, una carta di credito e documenti di identità, tutti sotto falso nome.
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Come è stato rintracciato
Secondo la procura, il ragazzo era stato segnalato a Barcellona nel weekend e da lì la polizia catalana ha iniziato a tracciarlo, seguendo i pagamenti digitali compiuti con la carta di credito, e arrestandolo la mattina del 17 luglio. Per l'estradizione dalla procura si prevedono tempi brevi, sulla base di un mandato di arresto europeo.
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La richiesta di estradizione di Cavallari
A chiedere alla Spagna l’estradizione del 26enne sarà la procura generale di Ancona, competente per l'esecuzione della pena perché è stata la locale Corte d'Appello a pronunciare la sentenza di condanna per la strage di Corinaldo.
Per approfondire: Timeline, la fuga di Andrea Cavallari e la strage di Corinaldo
Quando rientrerà in Italia il 26enne evaso
Tra Italia e Spagna è attivo un trattato per la consegna reciproca dei criminali fuggitivi e sarà l'Audencia Nacional a gestire la richiesta di estradizione, dopo che un giudice convaliderà la custodia cautelare in carcere per il 26enne modenese senza possibilità di rilascio condizionato. Una prassi che potrebbe richiedere da 3 a 8 settimane di tempo. Poi, le procedure per l'estradizione potrebbero arrivare tra i 10 e i 30 giorni.
Le indagini sui complici nella fuga
Intanto le indagini avviate dalla procura di Bologna a seguito dell’evasione di Andrea Cavallari stanno accertando la possibile presenza di complici che abbiano favorito la fuga del 26enne in Spagna. I magistrati vogliono capire se qualcuno ha aiutato Cavallari a scappare e a rimanere in incognito durante i 14 giorni di fuga. In merito, la procura del capoluogo emiliano ha già aperto un fascicolo per favoreggiamento.
Come si è spostato da Bologna a Barcellona
Andrea Cavallari è riuscito a raggiungere Barcellona prendendo dei taxi, degli Ncc (gli autonoleggi) e addirittura usando BlaBlacar, la piattaforma web di car pooling che consente di trovare passaggi in auto anche per distanze lunghe. Il 26enne non ha la patente e questi erano i mezzi che usava anche per raggiungere i luoghi delle rapine, quando i complici della banda non gli facevano da autista.
Il passaggio per Milano e la Costa Azzurra
Andrea Cavallari, dopo aver salutato i familiari fuori dal ristorante in cui avevano festeggiato la laurea in Scienze giuridiche, sarebbe fuggito prima a Milano. Nel capoluogo lombardo avrebbe trovato un primo aiuto riuscendo a raggiungere la Spagna passando per la Costa Azzurra.
I pagamenti in contanti
Il 26enne, almeno inizialmente, avrebbe pagato tutto in contanti, probabilmente con banconote false, come la somma di 800 euro che gli agenti della “squadra catturandi” della Policia Nacional gli hanno trovato addosso quando lo hanno arrestato all’uscita dell’hotel a Lloret de Mar. A permettere il ritrovamento del ragazzo è stata la tempestività con cui è scattato l’allarme quando alle 18 del 3 luglio non ha fatto rientro al carcere Dozza.
L’incrocio dei dati
Dall’incrocio tra le telefonate e le visite che aveva ricevuto in carcere e le persone con cui aveva parlato nell’ora d’aria, si è riusciti a ricostruire la ragnatela degli aiuti ricevuti: dalla carta d’identità falsa con le generalità di Antonio Saitta, alla carta di credito con cui ha pagato le spese in Spagna. Proprio i pagamenti elettronici hanno permesso d’individuarlo insieme all'esame di altri dispositivi elettronici come telefoni e immagini di videosorveglianza che hanno portato gli investigatori sulle sue tracce.
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