I minori stranieri compensano l’inverno demografico, ma come vivono?

Il referendum sulla cittadinanza dello scorso 8 e 9 giugno è stato bocciato dagli italiani. Che, per meglio dire, non si sono recati in numero sufficiente alle urne per approvare la riduzione del numero di anni di residenza stabile e continuativa nel Paese necessari per fare richiesta del passaporto. Eppure, la questione è ancora molto rilevante sia dal punto di vista politico – Tajani ha appena riproposto, con scarso seguito, una nuova versione dello ius scholae alla maggioranza di Governo di cui fa parte – sia per i moltissimi minori che vivono in Italia senza cittadinanza. Secondo il report “Children in migration – demography and migration” di Eurostat, che ogni anno fotografa la presenza di under-18 stranieri nell’Unione, sono circa 7,5 milioni i minori che risiedono in Europa senza avere il passaporto di nessuno Stato membro. E il numero è in costante crescita da anni. “La mancanza della cittadinanza - spiega Raffaella Milano, direttrice Ricerca di Save the Children – crea molti problemi pratici e identitari. Dovremmo aggiornare le nostre vecchie leggi, inadeguate a soddisfare esigenze nuove e diverse”. I numeri La maggior parte degli under-18 stranieri si trova in soli 4 dei 27 Paesi membri dell’Ue: Germania, prima con il 28% di tutti i minori, Francia , Spagna e Italia . Ciò non significa, però, che questi siano gli Stati che si impegnano di più nell’accoglienza: in rapporto alla popolazione minorenne, il numero maggiore di under-18 stranieri lo hanno Lussemburgo , Austria e Malta . L’Italia in questa classifica si ferma al 10%. In totale, i ragazzi senza cittadinanza rappresentano il 9,4% dei minori residenti nell’Unione e il 17,4% di tutti i ragazzi stranieri. La fascia più rappresentativa è quella che va dai 5 ai 9 anni di età, popolata da minori che, con ogni probabilità, frequenteranno più cicli scolastici in un Paese europeo. “In Italia – spiega Milano – abbiamo circa un milione di studenti senza cittadinanza che frequentano le scuole. Di questi, il 65% è nato nel nostro Paese e ha una cultura italiana. Dentro alle classi, da quel che abbiamo visto come Save the Children, si fa un grandissimo lavoro per far sentire italiani questi bambini, ma senza il passaporto non potranno mai crederlo. Anche solo fare una gita diventa un impedimento”. compensare l'inverno demografico, ma come? In un’Europa sempre più anziana, è impossibile non pensare ai nuovi minori stranieri come a una risorsa demografica. E, numeri alla mano, lo sarebbero. Dal 2015 al 2024, il numero di bambini stranieri nel continente è aumentato di 2,5 milioni di persone, una cifra che ha in parte compensato la perdita di 3,9 milioni di persone dovuta, nello stesso periodo, alla denatalità. Ma un vero sostegno alla produttività e al benessere della popolazione europea i nuovi arrivati potrebbero darlo solo al raggiungimento della maggiore età e del pieno inserimento sociale. Quando, però, in molti matura il desiderio di fuggire nuovamente. Secondo un sondaggio di Save the Children, su un campione rappresentativo di 15-16enni che vivono in Italia, l’aspirazione di trasferirsi all’estero è vissuta dal 35% per gli adolescenti di origine italiana, ma sale al 59% per i ragazzi di seconda generazione. Anche tra i minori migranti di prima generazione il 42% pensa già a un futuro in un altro Paese. Il motivo, secondo la ricercatrice Raffaella Milano, è legato al “senso di incertezza”. “Questi ragazzi senza cittadinanza, spesso nati in Italia, sanno di non poter partecipare a una gara sportiva agonistica al pari dei loro compagni e, in futuro, di non poter prendere parte a un concorso pubblico o chiedere una borsa di studio. A queste condizioni, smettono di sentirsi accolti, in un’età delicatissima come quella adolescenziale, e cercano soluzioni altrove. Ma questa è una responsabilità nostra”. Ripensare la cittadinanza? I ricercatori, nonostante il recente risultato referendario, non hanno dubbi: “Manca una riforma organica della legge sull’acquisizione della cittadinanza, che ha oltre trent’anni ed era pensata per un Paese che doveva garantire agli italiani che andavano a vivere all’estero la possibilità di mantenere la cittadinanza tramite ius sanguinis”. Oggi le esigenze sono differenti. Secondo una ricerca Istat, l’80% dei ragazzi di origine straniera si sente italiano anche senza avere il passaporto. Per permettere a queste persone di partecipare pienamente all’economia del Paese, secondo Save the Children, serve il superamento dell’attuale modello. “Anche solo il rinnovo del permesso di soggiorno, in minori che sono nati in Italia e studiano in Italia, contribuisce a far crescere un certo senso di estraneità. Il rischio è che, a partire dalle scuole e poi nelle città, si vivano fenomeni di ghettizzazione. E, a quel punto, sarà inutile che numericamente questi ragazzi ‘compensino’ l’inverno demografico, perché non parteciperanno alla vita del Paese”.

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Andrea Ceredani