Garlasco, Alberto Stasi resta in semilibertà: Cassazione respinge ricorso Pg Milano

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La Procura Generale presso la corte d'Appello di Milano aveva chiesto di annullare l'ordinanza del 9 aprile scorso che concedeva il beneficio al condannato in via definitiva per la morte di Chiara Poggi

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Alberto Stasi resta in semilibertà. La Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura Generale presso la corte d'Appello di Milano contro l'ordinanza del 9 aprile scorso che concedeva il beneficio a Stasi, condannato in via definitiva per la morte di Chiara Poggi. Secondo la Procura, l’ordinanza presentava "vizi di legittimità" nella motivazione e su altri diversi aspetti.

Il ricorso

Tra i punti del ricorso, firmato dalla sostituta pg Valeria Marino della Procura generale diretta da Francesca Nanni, c'era quindi anche la mancata richiesta di autorizzazione specifica a rilasciare l'intervista al programma Le Iene durante un permesso premio per un ricongiungimento familiare. Per la Procura generale, infatti, i permessi premio possono essere concessi per motivi familiari, culturali o di lavoro e quell'intervista non rientrerebbe in nessuno dei tre campi. Per la difesa, invece, Stasi non doveva richiedere alcuna autorizzazione specifica per l'intervista, come precisato dalla direzione del carcere di Bollate e poi dai giudici di Milano. Per gli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, dunque, non venne "violata alcuna prescrizione".

La semilibertà di Stasi

Dal 28 aprile, da quando il provvedimento della Sorveglianza è diventato effettivo, Stasi può dunque uscire dal carcere la mattina, a un preciso orario indicato nelle prescrizioni, e deve rientrare la sera, potendo restare fuori più di dodici ore in totale e non solo per lavorare, anche per svago e altri impegni. I giudici della Sorveglianza, tra le altre cose, nell'ordinanza avevano citato le relazioni positive dell'equipe del carcere di Bollate e avevano spiegato che il 41enne, ex bocconiano e in carcere da dieci anni dopo la sentenza definitiva del 2015, anche se si è sempre proclamato innocente, ha tenuto "un comportamento in linea con l'accettazione della condanna". E "ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso" la vittima. Nessun problema, per i giudici milanesi, nemmeno per quell'intervista in tv durante un permesso premio.

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Il maxi incidente probatorio

Intanto, continuano le nuove indagini che vedono indagato Andrea Sempio, amico storico del fratello della vittima, Marco Poggi. Dalle prime analisi, nel maxi incidente probatorio in corso sulle campionature dei trenta fogli di acetato, contenenti una cinquantina di impronte, non sarebbe stato trovato materiale sufficiente per estrarre profili di Dna comparabili. Nemmeno nell'impronta 10, quella ormai nota sulla porta di ingresso, che veniva considerato dagli investigatori la presunta "mano sporca" del killer. Lo si è appreso dalle prime verifiche effettuate dai consulenti delle parti sui dati messi a disposizione oggi. È fissato per il 4 luglio, nei laboratori della Polizia scientifica di Milano, un altro appuntamento per i periti della gip di Pavia e i consulenti delle parti per le analisi genetiche. 

I reperti

Intanto, le analisi e le comparazioni dei tracciati del materiale genetico trovato sui reperti della spazzatura - effettuate dai consulenti della difesa Stasi, da quelli della difesa di Sempio e degli esperti nominati dai legali della famiglia Poggi - hanno confermato che in quei reperti c'è solo Dna di Chiara Poggi e di Stasi, quest'ultimo in particolare sulla cannuccia del brick di tè freddo. Sono comparazioni compiute sui dati “grezzi” e documentali, cioè sui tracciati, e poi andranno effettuate nella perizia quelle tra i profili genetici in laboratorio. Devono ancora essere effettuate le analisi sui tamponi della vittima, oltre agli esami con le campionature su un cucchiaino e sul frammento del tappetino del bagno, che era macchiato dal sangue lasciato dalla scarpa dell'assassino. Infine, la gip di Pavia Daniela Garlaschelli dovrà decidere se estendere l'incidente probatorio, come chiesto dai pm, anche alla "esaltazione" per l'individuazione delle impronte sui reperti della spazzatura. Richiesta a cui la difesa di Sempio si è opposta.

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