La decisione del Tribunale di Bergamo, poichè dai documenti potrebbero emergere nuove prove a sostegno della revisione del processo
Nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, per la prima volta, la difesa di Massimo Bossetti avrà accesso al profilo genetico della vittima e ai circa 25mila campioni raccolti per identificare l’allora “Ignoto 1”, oltre alle immagini ad alta definizione degli indumenti che Yara indossava al momento della scomparsa. Lo ha deciso il Tribunale di Bergamo, rendendo esecutiva un’ordinanza della Corte d’Assise risalente al novembre 2019. Dopo sei anni di attesa, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini ottengono così un permesso che, pur non comprendendo l’accesso diretto ai reperti, potrebbe rivelarsi determinante in vista di una futura richiesta di revisione del processo.
I materiali concessi
Nel provvedimento firmato il 17 giugno, il Tribunale impone alla polizia giudiziaria di acquisire entro 30 giorni una serie di materiali conservati presso il RIS di Parma e la Polizia Scientifica lombarda. Si tratta di documenti mai acquisiti al fascicolo dibattimentale, ma che il Tribunale stesso riconosce come potenzialmente nuovi e rilevanti ai fini probatori. Tra questi: il DVD con le fotografie ad alta risoluzione dei reperti, tutti i tracciati elettroforetici relativi al Dna della vittima e dei campioni raccolti nel corso delle indagini, e i risultati delle analisi genetiche – anche anonime – su supporto cartaceo o digitale.
Verso la richiesta di revisione
L’attenzione della difesa si concentrerà soprattutto sugli slip e i leggings di Yara, alla ricerca di dettagli invisibili a occhio nudo e su cui è stata rilevata la controversa traccia genetica “31G20”. Il genetista Marzio Capra analizzerà anche gli elettroferogrammi relativi a migliaia di profili maschili per individuare eventuali anomalie o elementi trascurati. Secondo i legali, i nuovi dati potrebbero rimettere in discussione la prova ritenuta centrale per la condanna. “Dopo sei anni siamo finalmente nelle condizioni di cominciare a lavorare seriamente sulla documentazione – dichiara l’avvocato Salvagni –. È il primo vero passo verso la richiesta di revisione e, ci auguriamo, verso l’innocenza di Massimo Bossetti”.
