In Italia 330 annegamenti all’anno: in piscina il 53% delle vittime è under 12. I consigli
CronacaIntroduzione
Ogni anno in Italia muoiono circa 330 persone per annegamento, e di queste il 12% ha meno di 18 anni. Si tratta di circa 40 decessi di bambini o adolescenti, con i maschi che rappresentano l'81% di tutte le mortalità per annegamento in età pediatrica. Più di metà degli annegamenti nelle piscine, il 53%, riguarda i bambini più piccoli di 12 anni. Lo sottolinea il secondo rapporto dell'Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione, pubblicato nell'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss)
Quello che devi sapere
Le principali cause
Nella quasi totalità dei casi, il bambino che non sa nuotare annega perché cade in acqua o finisce, giocando, dove è profonda. Una delle cause più comuni di annegamento infantile è la mancata o inadeguata supervisione da parte degli adulti che, intervistati dall'Iss, ammettevano, mentre sorvegliavano i loro figli vicino all'acqua, di aver parlato con altri (38%), di dover sorvegliare un altro bambino, di leggere (18%), mangiare (17%) e/o parlare al telefono (11%). Tra i genitori degli under 12 quasi la metà (48%) credeva erroneamente che avrebbe sentito rumori e schizzi o lacrime del loro figlio, se fosse stato in difficoltà in acqua. Il 56% credeva che un bagnino, se presente, fosse la persona principale responsabile della supervisione, e il 32% ha riferito di lasciare il proprio bambino incustodito in una piscina per 2 minuti o più
I morti
In Italia muoiono ogni anno per annegamento in media circa 328 persone, di tutte le età. Nei 5 anni dal 2017 al 2021 (dati Istat), sono morte per annegamento 1.642 persone. Di queste, il 12.5% (ovvero 206) aveva un'età dai 0 ai 19 anni. Si tratta di circa 41 decessi ogni anno che riguardano bambini o ragazzi adolescenti, con i maschi che rappresentano l'81% di tutte le mortalità per annegamento in età pediatrica. I casi aumentano con l'aumentare dell'età, anche se non in maniera lineare (la fascia di età 1-4 anni presenta più casi di quella 5-9 anni), fino agli adolescenti
"Un bambino caduto in acqua scompare dalla vista in 20 secondi"
"L'acqua, anche quando è una pozza d'acqua o 'uno stagno', esercita un'attrazione fatale su qualsiasi bambino - spiega Vincenzo Ferrara, che ha curato il rapporto -. Nelle piscinette gonfiabili il rischio che un bambino piccolo, che ha da poco cominciato a camminare, si rovesci dentro è molto elevato. Dobbiamo ricordare qui che un bambino caduto in acqua, scomparirà dalla vista entro 20 secondi"
Perché i rischi per i bambini sono più alti
I bambini inoltre - spiegava l'Iss nel monitoraggio dello scorso anno - sono particolarmente soggetti agli annegamenti, per diverse ragioni: i più piccoli hanno un rapporto testa-corpo sfavorevole, con il capo relativamente pesante, tendono a gattonare anche in acqua e ad avere un galleggiamento orizzontale prono e con la testa in basso. Inoltre, i bambini piccoli che stanno annegando non si agitano e non gridano aiuto. I più grandi che già camminano hanno la tendenza a ricercare anche in acqua la posizione verticale cercando di restare a galla, ma lo fanno in modo scomposto, sommergendosi in pochi secondi
Iss e Regioni
Il nuovo rapporto è stato anche l’occasione per lanciare, insieme a 9 Regioni, un video con i consigli per i genitori che "in molti casi commettono errori nella sorveglianza basandosi su false convinzioni". "Instaurare un corretto rapporto con l'acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini, e con alcune attenzioni si possono ridurre i rischi che inevitabilmente sono connessi a questo elemento – ha detto Andrea Piccioli, direttore generale dell'Istituto Superiore di Sanità -. Uno speciale ringraziamento va alle Regioni perché insieme a loro possiamo aumentare la diffusione di questa campagna e promuovere una prevenzione più efficace"
I consigli in un video
I consigli sono contenuti in un video realizzato in collaborazione con 9 regioni (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia). Il video è diffuso sui canali social dell'Istituto e delle Regioni aderenti, ed è a disposizione di chiunque voglia diffonderlo ulteriormente
Acque sorvegliate, evitare il mare mosso, profondità adeguate
Tra i principali consigli per prevenire gli annegamenti: immergersi preferibilmente in acque sorvegliate; evitare di immergersi in caso di mare mosso o con correnti di ritorno; seguire le indicazioni dei sorveglianti; educare i bambini all'acquaticità fin da piccoli; evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o un'esposizione prolungata al sole; tuffarsi dalle scogliere solo in acque di profondità adeguata
Dal 2003 al 2020 sono morte per annegamento quasi 7mila persone
Dal 2003 al 2020 i dati ISTAT indicano che sono morte per annegamento 6.994 persone, con una media annua di 389 decessi, scesa a 342 negli ultimi otto anni. Per la Società Nazionale di Salvamento che ha analizzato i dati della stampa nazionale dal 2016 al 2021 identificando 1.327 annegamenti: 857 sono avvenuti lungo i litorali marini e 470 nelle acque interne (laghi, fiumi, torrenti, eccetera)
30 - 40 annegamenti in piscina all'anno
Nel nostro paese gli annegamenti in piscina ammontano a circa 30-40 all’anno, prevalentemente tra i bambini. Per una indagine del Dipartimento Ambiente e salute dell’ISS condotta nel 2024 sul periodo 2019-2023 su un campione di 100 casi di annegamento fatale tra 0-19 anni il 46% di questi eventi è avvenuto in piscine, principalmente piscine domestiche, il 20% in mare e il 34% in acque interne con gli adolescenti immigrati che rappresentano il gruppo principale delle vittime, perché spesso non sono nuotatori e non conoscono le regole di sicurezza
Le piscine domestiche
Piscine di abitazioni private, che possono essere interrate, a livello, sopraelevate o gonfiabili, rappresentano un pericolo significativo per i bambini dai 18 mesi in su che non sanno nuotare e possono accedervi per distrazione dei supervisori. È necessario impedirne l’accesso attraverso barriere intorno alla piscina, applicare sistemi di allarme e rimuovere scalette o altri dispositivi di accesso
Piscine a uso collettivo
Per piscine in hotel, ristoranti, agriturismi e simili, i responsabili devono prevedere piani di sicurezza con sorveglianza da parte di assistenti bagnanti o, alternativamente, adeguate recinzioni. È necessaria la formazione dei responsabili attraverso corsi specifici, come richiesto in alcune Regioni italiane. Le attività delle ASL relative al controllo della qualità delle acque devono estendersi anche alle condizioni di sicurezza, incluse le misure di prevenzione degli incidenti con i bocchettoni di aspirazione
Per approfondire: Cremona, malore in piscina: gravissimo bimbo di 10 anni
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