Sanità, la denuncia di Francesca Mannocchi: "Ho la sclerosi multipla, mesi per un esame"
CronacaLa giornalista ha denunciato le difficoltà che gli utenti del Servizio Sanitario nazionale sono costretti ad affrontare, tra infinite liste d'attesa e appuntamenti a chilometri di distanza. Affetta da sclerosi multipla, Mannocchi ha raccontato di essere stata costretta a prenotare una visita privatamente nel Lazio, dopo che il ReCup le aveva proposto un appuntamento a mesi distanza, e in un'altra provincia. "È così che si demoliscono le democrazie", ha scritto
“È così che si demoliscono le democrazie”. La giornalista Francesca Mannocchi ha denunciato le difficoltà che gli utenti del Servizio Sanitario nazionale sono costretti ad affrontare, tra infinite liste d'attesa e appuntamenti a chilometri di distanza. Affetta da sclerosi multipla, Mannocchi ha raccontato, in un lungo post sui social, di essere stata costretta a prenotare una visita privatamente nel Lazio, dopo che il ReCup le aveva proposto un appuntamento a mesi distanza, e in un'altra provincia. “Ogni sei mesi devo fare la mia terapia di Ocrelizumab per la sclerosi multipla. E ogni sei mesi devo ripetere una lunga serie di analisi e la risonanza magnetica per vedere se questa stronza di malattia è ferma oppure no. Dunque, siccome pago le tasse e vivo in un Paese in cui le cure sono garantite a tutti per Costituzione, mi avvalgo dei mezzi a disposizione della me-cittadina e chiamo il Cup della mia Regione per avere un appuntamento, la cui spesa dovrebbe essere coperta dallo Stato", ha scritto la giornalista.
La denuncia di Francesca Mannocchi
“Chiamo il Cup della mia regione per avere un appuntamento, la cui spesa dovrebbe essere coperta dallo Stato. Per giorni il messaggio pre-registrato mi dice che le linee sono intasate e dunque suggerisce di richiamare 'in un altro momento'. Oggi, finalmente, rispondono", ha raccontato la giornalista. Il Cup le dice che "la prima risonanza magnetica disponibile è a luglio 2025 a Frosinone, in un'altra provincia, a 90 chilometri da casa mia. Per le due strutture dove di solito faccio le risonanze non c'è proprio disponibilità e non si sa per quanto". Diversa invece la risposta di una clinica privata, la stessa in cui Mannocchi fece "la prima risonanza". La giornalista chiede costi e disponibilità per fare esami privatamente e le dicono che la cifra ammonta a "680 euro" e che "c'è posto dopodomani". "E quindi ho preso appuntamento. Perché ne ho bisogno, perché è urgente, perché ho la fortuna di potermelo permettere", ha scritto Mannocchi sottolineando che "è così che si demoliscono le democrazie". Mettendo nero su bianco l'Articolo 32 della Costituzione Italiana, ha ribadito: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".
Regione Lazio: “Nella ricetta di Francesca Mannocchi mancava la priorità”
“La ricetta conteneva classe di priorità ‘altro’, quindi l’esame non poteva essere prenotato secondo i normali criteri di priorità e comunque non attraverso il Recup”. Così la Regione Lazio ha commentato la vicenda che ha visto protagonista Francesca Mannocchi. “L’assistenza sanitaria andava gestita direttamente dalla struttura sanitaria che aveva in carico la paziente, l’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea. Sulla struttura sanitaria l’Amministrazione regionale è già intervenuta per correggere l’errore”, ha specificato la Regione in una nota.
Rocca: "Davvero dispiaciuto per Mannocchi, le liste d'attesa sono una priorità"
"Sono sinceramente dispiaciuto per quanto accaduto a Francesca Mannocchi, così come lo sono ogni volta che accade ad un nostro cittadino un problema simile". A dirlo è il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. "L'errore di comunicazione che ha determinato questo intollerabile inconveniente è stato immediatamente corretto. Il tema delle liste d'attesa non è solo al centro della mia agenda: è una priorità assoluta. Abbiamo raggiunto un livello di rispetto dei tempi che si avvicina al 96%, ma è proprio su quel 4% residuo che si concentra il mio impegno più profondo. Perché in quel 4% ci sono storie, persone, sofferenze", ha aggiunto. "Non avrò pace finché la sanità pubblica del Lazio non garantirà a tutti, davvero a tutti, il diritto di essere curati senza sentirsi lasciati indietro", ha poi concluso Rocca.
