Inchiesta dossieraggi, Gallo: "Intimidazione da un indagato. Pazzali ha amici nei Servizi"

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Enrico Pazzali, presidente autosospeso di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, "mi ha chiesto informazioni" e di effettuare accessi abusivi allo Sdi su "La Russa" e il "figlio di La Russa" e "m'ha detto che gliele aveva chieste (...) 'una persona a cui non posso dire di no'", aveva messo a verbale l'ex superpoliziotto Carmine Gallo, morto il 9 marzo, nell'inchiesta milanese sulle presunte cyber-spie, come emerge da atti depositati

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Novità nell’inchiesta dossieraggi. Secondo quanto emerge dal racconto di Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto morto lo scorso 9 marzo, contenuto negli atti depositati relativi alle inchieste sulle presunte cyber-spie, Enrico Pazzali, presidente autosospeso di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, "mi ha chiesto informazioni" e di effettuare accessi abusivi allo Sdi su "La Russa" e il "figlio di La Russa" e "m'ha detto che gliele aveva chieste (...) 'una persona a cui non posso dire di no'". Gallo, riassumono i pm, si era chiesto se la "richiesta di Pazzali" fosse "correlata" alla "nota vicenda" di Leonardo Apache dei presunti abusi e si era rifiutato di fare quegli accessi. In questi passaggi del verbale dello scorso dicembre non sono chiari i tempi in cui Pazzali avrebbe fatto questa richiesta, rispetto alla vicenda della presunta violenza sessuale della notte tra il 18 e il 19 maggio del 2023. Gallo spiega di aver soltanto "ripreso" Pazzali, perché non si dovevano fare questi accessi sulla seconda carica dello Stato.

I contatti con i Servizi

Secondo l’ex superpoliziotto, Pazzali aveva contatti coi Servizi. "Pazzali è amico amico di (omissis) anche del Capo Centro di (omissis)". Tutti i nomi sul punto, negli atti depositati in vista del Riesame del 19 marzo (la Procura ha chiesto i domiciliari per Pazzali, respinti dal gip lo scorso ottobre), sono omissati. Gallo, che era finito ai domiciliari lo scorso 25 ottobre, assieme ad altri tra cui l'hacker Nunzio Samuele Calamucci, e che è stato interrogato tre volte dai pm, ha raccontato anche che per Pazzali, che lui teneva "aggiornato su tutto" come lo stesso titolare di Equalize diceva stando al verbale, il suo "socio occulto era lo Stato". Quando lui diceva, ha spiegato Gallo, "'il socio occulto ha preso già i soldi', vuol dire che avevamo pagato già". Gallo ha descritto per filo e per segno tutto il "sistema illecito" dei report e degli accessi abusivi alle banche dati strategiche di cui, ha ammesso, "me ne vergogno pure". Una memoria depositata dai pm ieri, per insistere al Riesame sulla richiesta di arresti domiciliari per Pazzali, è incentrata proprio sulla figura del titolare di Equalize e un capitolo riguarda le "fughe di notizie in favore di Pazzali", i suoi "legami con ambienti istituzionali in grado di proteggerlo" e la sua "pericolosità". In un'informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, agli atti dell'inchiesta sul caso Equalize, si parla di "acclarati e accertati contatti ricorrenti" tra lo stesso Pazzali "ed il Generale De Donno", vicedirettore Aisi, Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna. Gli investigatori scrivono che Pazzali avrebbe "ottenuto" informazioni "desiderate" su un "possibile coinvolgimento" in indagini "solo dopo aver incontrato a Roma, secondo Gallo", come racconta il verbale, "Carlo De Donno, vicedirettore dell'Aisi, che nei fatti lo informava dell'odierno procedimento", scrivono. Nell'interrogatorio Gallo dice riferendosi a Pazzali: "Non mi dice a Roma da chi va, però eh! Perché non me lo dice da chi va, ma c'è un motivo perché non me lo dice, perché io so che lui è molto amico, ma amico amico amico del capo dell'Aise di Roma Carlo De Donno", in realtà vicedirettore dell'Aisi. Nell'annotazione si riportano, anche con una serie di intercettazioni, i vari tentativi di Pazzali di venire a sapere delle indagini pure sfruttando le "proprie conoscenze" al "Palazzo di Giustizia di Milano" e presso la Guardia di Finanza.

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Le intimidazioni

Gallo ha parlato anche di intimidazioni ai suoi danni e della sua avvocata Antonella Augimeri. "De Marzio prima che arrivasse l'ascensore per salire al piano mi ha ancora ripetuto che Samuele Calamucci poteva evitare di fare quelle dichiarazioni e che sperava che lo stesso potesse in futuro ridimensionarle", ha dichiarato Gallo in merito a presunte intimidazioni ricevute lo scorso 21 gennaio, mentre stava andando nello studio del suo legale, da Vincenzo De Marzio, ex carabiniere con presunto nome in codice "Tela", uno degli indagati dell'inchiesta su Equalize. "Non ho risposto a De Marzio e non ho pronunciato più alcuna parola, appena è arrivato l'ascensore l'ho nuovamente salutato e sono salito al piano. Quella mattina pioveva ed io avevo il cappello in testa ed una sciarpa intorno al collo che mi copriva il mento. Tuttavia De Marzio mi ha ugualmente riconosciuto", ha dichiarato Gallo. L'episodio viene raccontato da Gallo in una lettera alla sua avvocata ed è agli atti depositati. La stessa Augimeri, legale anche di Calamucci, anche lui finito ai domiciliari nell'inchiesta sulle presunte cyber-spie, venne minacciata in strada a Milano il 20 febbraio da una persona, al momento ignota, che le disse che lei e un giornalista "dovete finirla di parlare di De Marzio. E poi deve dire al suo cliente Calamucci che deve cambiare le sue dichiarazioni su De Marzio". Un’intimidazione conclusasi soltanto nel momento in cui la legale tirò fuori lo spray urticante. L'avvocata ha raccontato anche che dieci giorni prima aveva trovato "del disordine nel faldone degli atti" su Equalize e che sarebbero stati portati via "appunti degli interrogatori" di Gallo e Calamucci. In più ha parlato di un aumento ai suoi danni di "tentativi di phishing".

Le chat di Gorno Tempini

Come ha raccontato Gallo, sempre Pezzali avrebbe "richiesto" a Gabriele Pegoraro, uno degli indagati nell'inchiesta milanese sulle presunte cyber-spie di Equalize, "l'estrapolazione delle chat WhatsApp" relative al "presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini" e di alcuni giornalisti, tutte persone che considerava dei "nemici". Gallo, secondo il suo racconto ai pm, "tentò di dissuadere Pazzali dal suo intento criminale", scrivono i pm. "Lui ce l'ha a morte con Gorno Tempini, con Ponz, con Rivolta perché parlano male di lui, perché lui nel frattempo si insedia a Fondazione Fiera Milano", ha spiegato Gallo. Sempre secondo l'ex poliziotto, quell'incarico in Fondazione sarebbe stato dato a Pazzali da "Fontana-Sala". E ha aggiunto: "Dico Fontana perché lui era amico amico amico amico di Fontana (...) lo sponsorizzava Fontana, parliamoci chiaro, indubbiamente". Nei verbali anche l'hacker Nunzio Samuele Calamucci, che ha parlato di un "continuo" richiedere report da parte di Pazzali, ha citato quel "report su Ignazio La Russa" e sui "figli", ma Gallo "mi ha detto di non eseguire alcuno Sdi".

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