Presentata alla Camera "La cattiva strada", inchiesta di Sky TG24 su criminalità minorile

Cronaca

"Istituzioni, politica, famiglie e scuole devono condividere lo stesso obiettivo, intensificando gli sforzi per arginare la delinquenza giovanile e garantire il recupero e un futuro ai ragazzi" ha detto il presidente della Camera dei Deputati alla presentazione del reportage di Gaia Mombelli

 

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"Entrare a contatto con le storie di questi giovani detenuti è stato un viaggio duro e toccante". Lo ha raccontato Gaia Mombelli, giornalista di Sky TG24, in occasione della presentazione del suo reportage "La cattiva strada - Viaggio nelle carceri minorili italiane", alla quale ha partecipato il presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana.

 

Fontana: "L'educazione ha un ruolo centrale"

"L'educazione ha un ruolo centrale. È in àmbito familiare e scolastico che vanno affrontati i sintomi di quei comportamenti antisociali che possono sfociare in azioni penalmente rilevanti. Istituzioni, politica, famiglie e scuole devono condividere lo stesso obiettivo, intensificando gli sforzi per arginare la delinquenza giovanile e garantire il recupero e un futuro ai ragazzi". Sono state queste le parole di Fontana introducendo l'evento, in Sala della Regina, con la proiezione di un estratto del documentario, cui hanno preso parte numerose personalità del mondo istituzionale e accademico. Presenti, tra gli altri, Antonio Sangermano, Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, Cira Stefanelli, Direttore dell'Ufficio III della Direzione Generale della Formazione del Ministero della Giustizia, i criminologi Silvio Ciappi e Guido Travaini, la scrittrice Elisabetta Dami, nonché direttori di carceri e istituti penitenziari. "L'obiettivo - ha detto Fontana - deve essere quello di offrire ai nostri giovani maggiori opportunità di scegliere la 'buona strada', quella della consapevolezza, della dignità e della speranza. Solo così potremo aiutarli a costruire un futuro migliore".

Un viaggio nelle carceri minorili

Gli incontri si sono svolti in sette Istituti Penali per Minorenni, da Nord a Sud, per dare voce ai giovani detenuti che hanno deciso di raccontare la propria storia: il momento in cui tutto è cambiato, l’istinto incontrollabile che li ha portati a commettere un crimine, il percorso di rieducazione intrapreso. Gaia Mombelli, autrice del reportage, ha raccontato la sua esperienza: "Alcuni ragazzi hanno solo bisogno di riconoscimento. Quando ho chiesto 'perché non hai chiesto aiuto?', la risposta è stata 'perché non pensavo di poter essere ascoltato'". Un confronto intenso, che ha suscitato emozioni forti: "Ho visto nei loro occhi il pentimento, ma anche una rabbia continua. È una consapevolezza dolorosa: il loro passaggio negli istituti penali minorili segnerà per sempre la loro vita".

 

 

La presentazione è stata anche l’occasione per affrontare il tema della criminalità minorile, “una realtà allarmante” ha affermato il presidente della Camera. “Nel nostro Paese, il numero di minori che commettono reati, anche violenti, è in costante aumento. Questo incontro offre dunque l'opportunità di riflettere sulle ragioni che spingono tanti adolescenti sulla cosiddetta 'cattiva strada'. Le cause sono molteplici. Oltre a quelle di ordine sociale, culturale ed economico, purtroppo oggi si osserva anche una preoccupante indifferenza e apatìa alla base dei minori che delìnquono. Questo contesto è caratterizzato anche da modelli di riferimento virali e inadatti. Modelli che vengono emulati in modo spregiudicato e che contribuiscono ad affievolire la percezione della gravità delle proprie azioni", ha proseguito Fontana. "Un ulteriore fattore - ha aggiunto - è il desiderio di essere accettati e di affermare la propria identità nel 'gruppo', dove la logica del branco incoraggia il compimento di atti illeciti. In un simile scenario, il tema dell'educazione assume un ruolo centrale. È in àmbito familiare e scolastico che vanno affrontati i sintomi di quei comportamenti antisociali che possono sfociare in azioni penalmente rilevanti". "Il racconto della giornalista Gaia Mombelli, che saluto e ringrazio per il prezioso lavoro svolto, mette in luce questi aspetti. La sua è una narrazione senza filtri, che richiama l'attenzione sulle diverse storie di giovani detenuti, per dare voce a un disagio profondo, di tipo esistenziale. Alcuni di loro sono cresciuti in situazioni molto difficili, altri provengono da contesti socioculturali medio-alti". Tutti si trovano in carcere per riflettere sul disvalore della propria condotta e sulle sue conseguenze. Ma la detenzione non deve trasformarsi in un punto di non ritorno. Troppo spesso, infatti, chi esce dagli istituti penitenziari è destinato all'emarginazione e all'isolamento da parte della società. Si alza così un muro invisibile tra presente e futuro.  La sanzione penale -ha proseguito Fontana - finisce per convertirsi in una condanna definitiva alla rassegnazione. È dunque necessario favorire il reinserimento sociale per non lasciare nessuno indietro. In questo modo è possibile risollevare i nostri ragazzi dal bàratro della criminalità. È inoltre fondamentale intervenire in modo preventivo, cercando di intercettare in tempo i segnali di allarme. Istituzioni, politica, famiglie e scuole devono condividere lo stesso obiettivo, intensificando gli sforzi per arginare la delinquenza giovanile e garantire il recupero dei soggetti coinvolti. Auspico quindi che da questa giornata possano emergere spunti e indicazioni utili per vincere queste importanti sfide. Solo offrendo ai nostri giovani maggiori opportunità di scegliere la "buona strada" - quella della consapevolezza, della dignità e della speranza - potremo aiutarli a costruire un futuro migliore". 

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