Truffa con nome (e voce) del ministro Crosetto, dalle vittime alle denunce. Cosa sappiamo
CronacaIntroduzione
Il titolare del Ministero della Difesa Guido Crosetto si è ritrovato suo malgrado al centro della cronaca per una serie di truffe in cui dei malviventi hanno contattato importanti imprenditori italiani spendendo il suo nome e usandone la voce per convincerli a versare del denaro in conti esteri. Ecco tutto quello che è emerso finora.
Quello che devi sapere
Le denunce
- La Procura di Milano ha aperto un fascicolo dopo aver ricevuto diverse denunce - almeno tre - da parte di vari imprenditori contattati negli ultimi giorni da truffatori che si erano spacciati per il ministro della Difesa o il suo staff (o ancora per un generale). Secondo le prime ricostruzioni, come riporta Il Corriere della Sera, i truffatori avrebbero anche utilizzato un software per riprodurre la voce clonata di Crosetto, per convincere le vittime al pagamento.
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Il modus operandi
- Gli imprenditori venivano contattati al telefono, in apparenza dallo staff di Guido Crosetto a nome del ministro della Difesa. In un caso sarebbe stata anche usata la voce del ministro clonata con software informatici. La richiesta era quella di effettuare un bonifico da centinaia di migliaia di euro su un conto di Hong Kong, soldi che sarebbero serviti per pagare nel più stretto riserbo il riscatto per liberare italiani (per lo più giornalisti) presi in ostaggio in qualche parte del mondo, in particolare in Medio Oriente. I truffatori sarebbero riusciti a utilizzare tantissimi numeri "clonati", uno con prefisso di Roma, ma anche dello staff del ministro Crosetto. Agli imprenditori veniva promesso un successivo rimborso totale da parte di Bankitalia.
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La denuncia di Crosetto
- È stato lo stesso ministro uno dei primi ad avvisare la Procura di Milano. Crosetto ha raccontato di alcune telefonate di amici imprenditori: "Uno mi ha chiesto perché la mia segreteria avesse chiamato la sua per avere il suo cellulare. Gli dico che era assurdo, avendo già io il suo numero, e che era impossibile". Un altro poco dopo, che non conosce di persona Crosetto, ha chiesto di essere messo in contatto con lui: "Mi chiama e mi racconta di essere stato chiamato da me e poi da un generale, che gli chiede un bonifico molto elevato a un conto". Il giorno dopo sono avvenuti altri episodi simili. Sui social il ministro ha messo in guardia chiunque da questo tipo di truffa.
Chi sono le vittime
- Gli episodi, tra truffe messe a segno, tentate e contatti, potrebbero arrivare ad una decina in tutto, sempre casi che hanno riguardato facoltosi imprenditori e importanti famiglie di industriali. E altre querele potrebbero ancora aggiungersi alla lista. Dopo quella di Massimo Moratti, sono arrivati anche gli esposti della famiglie Aleotti, azionista del gruppo Menarini, e Beretta, proprietaria della multinazionale produttrice di armi. Le quali, a differenza dell'ex presidente dell'Inter, non sono cadute nella 'trappola'. Tra i nomi che sono stati contatti dai truffatori ci sarebbero anche Giorgio Armani e Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo. Si tratta di tentativi portati avanti anche attraverso gli staff, e a volte non direttamente, che avrebbero avuto come altri obiettivi Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle e la famiglia Caltagirone.
L’imprenditore che ha pagato un milione
- I truffatori avrebbero speso il nome del ministro Crosetto anche con un noto imprenditore milanese, che ha fatto denuncia ma al momento è rimasto anonimo, che avrebbe versato un milione di euro, in due distinti pagamenti. Il pm Giovanni Tarzia e il procuratore Marcello Viola, nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, sono al lavoro per bloccare questi versamenti, anche se pare difficile si riescano a congelare. Sono stati attivati comunque tutti i canali di cooperazione internazionale per arrivare a bloccare quei soldi, in particolare su un conto europeo.
Moratti: "Sembrava tutto vero"
- Massimo Moratti, uno degli imprenditori contatati dai truffatori, ha confermato tutto al quotidiano La Repubblica. L’ex presidente dell’Inter ammette: "Questi sono bravi, nel senso che sembrava assolutamente tutto vero. Comunque può capitare, poi certo uno non se l'aspetta una roba di questo genere. Ma succede a tutti...". Poi ha aggiunto: "Hanno contattato anche me. Preferirei non raccontare altro, vediamo come va avanti l'inchiesta. Al momento preferisco stare tranquillo. Ho fatto denuncia, certo". Alla domanda se sia lui che ha pagato un milione di euro, ha replicato: "Ho fatto denuncia, aspettiamo e poi le saprò dire".
La voce clonata?
- Secondo quanto emerso sarebbe stata usata per la truffa anche la voce del ministro Crosetto, evidentemente ricostruita da qualche software di intelligenza artificiale. La tecnica del deepfake audio avrebbe dato maggiore credibilità al piano dei truffatori. OpenAI ha deciso di bloccare l’uso su larga scala di Voice Engine (AI capace di replicare qualsiasi voce con un campione audio di 15 secondi) "a causa del potenziale uso improprio della voce sintetica". Ma in giro si trovano molti altri strumenti simili. In questo modo le voci clonate possono servire per truffe di varia natura. Uno dei casi è quello del finto rapimento: la voce di una persona viene fatta ascoltare ai suoi familiari per convincerli è stata rapita e serva pagare un riscatto.
Come difendersi da queste truffe
- In questi casi casi bisogna sempre diffidare da richieste urgenti e pressanti, cercare di contattare direttamente e tramite altri canali la persona da cui si riceve la chiamata (se si ha il dubbio che possa non essere lei o lui). Altri metodi suggeriti dal Corriere della Sera sono istituire un codice che si conosce solo nel nucleo familiare o usare app di sicurezza come Authenticator, che fornisce un codice di 6 cifre che le due persone devono completare a vicenda per dimostrare di essere reali.
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L’avvertenza di Bankitalia
- La truffa in cui viene usato il nome di Crosetto, però, non sembra l'unica. Da Banca d'Italia arriva un invito alla prudenza. "Si sono verificati di recente alcuni tentativi di truffa che utilizzano indebitamente il nome e il logo della Banca d'Italia", come ad esempio richieste di denaro per liberare giornalisti rapiti all'estero, "con la promessa di una restituzione da parte della Banca d'Italia" si legge in una nota dell'istituto, completamente estraneo a tali richieste. "Si raccomanda di non fornire alcuna risposta e denunciare i casi all'autorità giudiziaria”.
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