Agrigento, capitale della cultura e delle opere incompiute

A pochi giorni dall'avvio dell'anno della cultura nella città dei Templi rinuncia all’incarico il presidente della Fondazione Agrigento 2025. “Un passo indietro su richiesta del sindaco Miccichè, per favorire un avvicendamento squisitamente politico", dice Giacomo Minio che aggiunge: "Ho lavorato con impegno e lucidità, dando autorevolezza e credibilità a un ente appena costituito. Sono soddisfatto del lavoro svolto seppur tra non poche difficoltà”. Dimissioni che non sorprendono più di tanto dopo le polemiche che nelle ultime settimane hanno portato la città al centro dell’attenzione mediatica, e non per motivi legati all’arte o alla cultura. Hanno fatto scalpore tanto gli errori ortografici nei cartelloni di promozione quanto le infiltrazioni d'acqua nel Teatro Pirandello e infine i tombini coperti dall’asfalto durante frettolosi, e costosi, lavori di rifacimento del manto stradale sui 3 km della via Petrarca alla vigilia dell’arrivo, sabato 18 gennaio, del Presidente della Repubblica per la cerimonia d’inaugurazione dell’evento. Minio però ci tiene a precisare: "Le attività proprie della Fondazione Agrigento 2025 sono, per statuto, esclusivamente culturali e non riguardano le manutenzioni del territorio, dei siti e la sua infrastrutturazione a vari livelli”. A prescindere da quali siano le responsabilità rispetto ai ruoli istituzionali, di certo la città ad un appuntamento così importante non è arrivata pronta. Il 2025 è in corso, i fondi sono arrivati, milioni di euro, dal Governo nazionale e dalla Regione, molti lavori non sono cominciati e altri non sono stati portati a termine. Agrigento è capitale della cultura e le opere che dovevano essere già pronte sono rimaste incompiute, tra i templi che conservano i segni di civiltà gloriose e di una operosità che appare lontanissima, in una valle rigogliosa tra uliveti e mandorli in fiore che spingono fino al mare. Bellezza e magnificenza che stridono con i tanti disservizi con cui la cittadinanza è costretta a convivere. I cantieri aperti da anni, sul viadotto Morandi, che collega la città con la Sicilia occidentale e sulla statale che porta a Palermo, in cui tra deviazioni e semafori che impongono in diversi punti il traffico alternato, i tempi di percorrenza superano le due ore per 120 km di tragitto. E poi i mai completati parcheggi in cui i turisti dovrebbero lasciare l’auto o il camper, per muoversi a piedi e visitare le bellezze della città o spostarsi a bordo di navette che però non sono ancora state predisposte. La lista delle incompiute è lunga, nello stadio comunale manca da sempre l’illuminazione e i cittadini sono alle prese con una perenne crisi idrica, in una città in cui l’acqua corrente non c’è di fatto mai stata e in alcuni quartieri anche in inverno arriva ogni due settimane. Si riempiono le cisterne e si fa in modo che l’acqua basti, altrimenti si fa ricorso alle sempre più costose autobotti. Si vive così nella provincia di Agrigento, da sempre, che ci sia siccità o che piova, in estate o in inverno, la vetusta rete idrica ha bisogno di continui interventi perché disperde buona parte dell’acqua che trasporta. Ed è una beffa vedere rivoli d’acqua tra le strade di città e in campagna mentre i rubinetti restano a secco. Il malcontento è diffuso tra gli abitanti come tra gli operatori turistici. “Sono rimaste escluse dal cartellone l’80% delle associazioni che si occupano fattivamente di eventi legati al territorio e che organizzano escursioni, passeggiate tra i templi, visite culturali” dice con rammarico Andrea Barbera, responsabile della associazione Archeotrekking Outdoor Experiences. “Avremmo voluto e potuto dare il nostro contributo ai progetti culturali per valorizzare in questa occasione la città che amiamo, avremmo partecipato anche gratuitamente ma siamo stati convocati e poi ignorati. La comunità cittadina non è stata resa partecipe e la gente si sente esclusa da un processo che invece avrebbe dovuto riguardare tutti”. Il sindaco Francesco Miccichè risponde al momento con un no comment. “È una occasione che non possiamo sprecare” dice invece il presidente della Regione Renato Schifani convocando una serie di tavoli operativi in cui offre la propria disponibilità ad intervenire in alcune delle questioni più urgenti ancora aperte; la risoluzione dei problemi di approvvigionamento idrico delle strutture ricettive del centro storico, con il coinvolgimento della Protezione civile regionale, la sistemazione e la realizzazione di aree parcheggio con l’organizzazione di un servizio navette, per cui l'assessorato delle Infrastrutture stipulerà convenzioni con società di trasporto, la manutenzione della viabilità e dell’illuminazione stradale, la bonifica di micro discariche presenti in aree pubbliche, la pulizia e la scerbatura del ciglio delle strade, la realizzazione di un sistema di bagni pubblici e la sistemazione del verde e dell’arredo urbano; alcune di queste aree di intervento - assicura la Regione – avranno il supporto del dipartimento dello Sviluppo rurale. Piccoli, anche se tardivi passi, nel tentativo di evitare che, accanto alla prestigiosa attribuzione di Capitale della Cultura, Agrigento si veda affibbiare la meno edificante etichetta di capitale delle eterne incompiute e delle contraddizioni. La frase ricorrente qui è: da sempre chi ci amministra, ieri come oggi, non dimostra di avere amore verso una città che ha una storia così importante né attenzione per i cittadini. Sul sito del Comune compare una lunga lista di opere di riqualificazione urbana, alcune realizzate, altre in attesa, da decenni, come nel quartiere di Santa Croce, in pieno centro storico, dove ci sono ancora le macerie della frana che colpì la città negli anni '60. “Noi cerchiamo di tenere fuori queste zone dai tour organizzati ma molti visitatori si imbattono in queste sacche di abbandono girando da soli per il centro alla ricerca di una chiesa, un monumento o della cattedrale” dice con amarezza Marco Falzone, guida turistica. “Da quando due anni fa è stata annunciata la nomina di Agrigento capitale della cultura poco è stato fatto per preparare la città ad accogliere al meglio il grande flusso di turisti che arriverà, in termini di organizzazione, decoro urbano, pulizia. Agrigento ha tante bellezze da mostrare, noi non vogliamo denigrare la città ma vorremmo che fosse più curata, ci saremmo aspettati dagli organi competenti un po' più di riguardo verso una città che ha una storia così importante come Agrigento e verso l’insegnamento che illustri cittadini del passato ci hanno lasciato”. Ed eccoli, all’uscita della città, i volti di alcuni dei grandi autori del passato, nati qui e ritratti in un cartello che indica l’inizio della strada a scorrimento veloce Agrigento-Caltanissetta, ribattezzata “Strada degli scrittori”. Tra loro le immagini di Sciascia e Camilleri che, ognuno a modo proprio, con pessimismo o ironia, hanno raccontato i mali atavici di questa terra e ora sembrano guardare sornioni la città e il perenne immobilismo che ha attraversato generazioni e amministrazioni e che rischia di far sprecare una occasione preziosa come quella della nomina a capitale della cultura.

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