"Tutti noi siamo l'alternativa, e in tempo di guerre e riarmo non è semplice”, queste le parole dei manifestanti che questa mattina hanno presieduto l'occupazione al centro sociale Leoncavallo. Gli sforzi non sono bastati per ottenere una nuova proposta di sede
Lo storico centro sociale milanese Leoncavallo oggi è stato occupato da circa 200 persone che, all'arrivo dell'ufficiale giudiziario, sono entrate nello stabile impedendo lo sfratto. Lo rende noto la Questura. L’intimidazione di sfratto, seppur rimandata al 19 marzo, è stata comunque consegnata dall’ufficiale giudiziario che, dopo aver fatto firmare il documento agli occupanti, ha precisato che non saranno emessi ulteriori avvisi.
La nuova sede
“Si sta diffondendo la voce secondo cui la giunta Sala stia pensando di dare uno spazio nelle aree di Porto di Mare o Rogoredo al centro sociale Leoncavallo” le parole di Alessandro Verri, capogruppo della Lega in Consiglio comunale ed Emanuela Bossi consigliera di Municipio 4. “Abbiamo presentato un'interrogazione in consiglio comunale e in consiglio di Municipio per far chiarezza sulla vicenda, certo se sarà confermata, faremo di tutto per contrastarla. La giunta non può pensare di trattare la periferia sud est di Milano come la discarica dei problemi. Non possiamo inoltre pensare che chi fino ad oggi ha abusivamente occupato uno spazio venga premiato a discapito di tutte le realtà sportive e commerciali che operano a Porto di Mare e che il comune sta mandando via”, concludono i due esponenti.
Il messaggio del Leoncavallo
“La mappa di Milano degli spazi sgomberati negli ultimi anni”, avevano scritto gli attivisti del centro nei giorni scorsi , “è una tappa ben visibile di un processo assai più ampio. Risultato dell'espansione immobiliare e di una politica che strappa dal tessuto della città esperienze storiche e diffuse di autogestione così come ha espulso decine di migliaia di abitanti”. “La solidarietà sociale, la messa in comune di saperi ed esperienze, la condivisione del tempo quotidiano, verso capacità individuali e collettive è fuori da una logica di puro profitto. Descrivono una società migliore fatta di equità, diritti, diversità come ricchezza. Tutti noi siamo l'alternativa, e in tempo di guerre e riarmo non è semplice”, avevano aggiunto.
