Omicidio Willy Monteiro, oggi udienza del processo di appello bis per i fratelli Bianchi

Cronaca
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Gabriele e Marco Bianchi tornano davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Roma, riunita per discutere sull’applicabilità o meno delle attenuanti generiche ai due fratelli che il 6 settembre 2020 - insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli - pestarono a morte il ragazzo 21enne. In primo grado erano stati condannati all'ergastolo, in secondo grado la pena era stata ridotta a 24 anni di reclusione. Adesso rischiano di nuovo il carcere a vita

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Marco e Gabriele Bianchi tornano in aula per un nuovo processo di secondo grado, come deciso dalla Cassazione lo scorso aprile. Oggi, 16 gennaio, la Corte d’Assise d’Appello di Roma si riunisce per discutere sull’applicabilità o meno delle attenuanti generiche ai due fratelli esperti di arti marziali miste – già conosciuti alle forze dell’ordine - che il 6 settembre 2020 a Colleferro (Roma) pestarono a morte, causando danni irreversibili agli organi interni, Willy Monteiro Duarte (21 anni), intervenuto per difendere un amico durante una rissa. Nel primo processo di secondo grado – sempre davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, ma una sezione diversa – il riconoscimento delle attenuanti aveva abbassato la condanna dall’ergastolo a 24 anni di carcere. Adesso entrambi rischiano nuovamente il carcere a vita. 

La Procura: "Fratelli Bianchi consapevoli delle conseguenze dei loro colpi"

Il sostituto procuratore generale in Cassazione Marco Dall’Olio aveva chiesto l’annullamento della prima sentenza di appello perché i Bianchi - che ai tempi dell'omicidio avevano 24 e 26 anni - "erano consapevoli delle conseguenze dei loro colpi, estremamente violenti, inferti con tecniche di lotta Mma contro punti vitali, su un corpo particolarmente esile come quello di Willy".  Durante il pestaggio, secondo l’accusa, la vittima riceveva “almeno due colpi potenzialmente mortali”. Dopo il primo colpo, il ragazzo riuscì ad alzarsi ma fu nuovamente colpito “per 40-50 secondi di follia”.   

Le motivazioni per l’appello bis

I supremi giudici della Cassazione hanno quindi sposato la posizione dell’accusa, accogliendo – si legge nelle motivazioni che hanno disposto l’appello bis - “il ricorso proposto dal Procuratore generale che ha denunciato la violazione di legge e il vizio della motivazione alla base della riforma parziale della sentenza di primo grado decisa dalla Corte di Assise di appello nella parte in cui ha riconosciuto ai fratelli Bianchi le circostanze attenuanti generiche con la corrispondente mitigazione del relativo trattamento sanzionatorio”. Si è quindi sottolineato come “i giudici di primo grado avevano negato agli imputati le attenuanti considerando che, per un verso, nessun aspetto connesso all'incontestabile gravità del fatto, concretatosi nella brutale uccisione di un giovane inerme, era suscettibile di determinare attenuazioni di pena e che, per altro verso, negativa era la valutazione della loro pronunciata capacità a delinquere, essendo essi gravati da carichi pendenti per reati inerenti a violenza e condannati in secondo  grado per spaccio di sostanze stupefacenti, persone note nel loro contesto come picchiatori, facenti parte della chat denominata 'La gang dello scrocchio', dotati di personalità allarmante, privi di attività lavorativa eppure connotati da tenore di vita elevato, nonché protagonisti di un comportamento post factum dimostrativo dell'assenza di qualsiasi revisione critica del loro gravissimo operato deviante”.

L’omicidio di Willy Monteiro Duarte e le altre condanne

I Bianchi non erano soli quando hanno ucciso Monteiro Duarte. Insieme a loro a colpirlo c’erano anche Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, entrambi condannati per l’omicidio: 23 anni per il primo e 21 anni per il secondo. Era la notte del 6 settembre 2020 quando in gruppo prendevano di mira il giovane, intervenuto in aiuto di un suo compagno di scuola durante una lite con altri ragazzi scoppiata davanti al bar “Due di picche” a Colleferro, in piazza Oberdan. Poco dopo gli si scagliano addosso i fratelli Bianchi, Pincarelli e Belleggia. I quattro, dopo averlo ucciso, si danno alla fuga. Vengono fermati in auto ad Artena, non lontano da Colleferro. Durante il processo di primo grado, i fratelli Bianchi hanno cercato di scaricare la responsabilità materiale dell’omicidio su Belleggia. 

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