I suoi scatti iconici e senza tempo hanno riempito per interi decenni le pagine di Vogue Italia, Vogue Paris, Vogue America, L'Officiel, GQ e Vanity Fair
È morto a quasi 90 anni, il 17 dicembre a Milano, dove era nato nel 1935, Gian Paolo Barbieri, che da oltre 60 anni era uno dei fotografi internazionali più influenti nell'ambito della moda.
Le collaborazioni coi marchi più celebri
Collaborando con stilisti come Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Giorgio Armani, Bulgari, Chanel, Yves Saint Laurent, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e tanti altri, il lavoro di Barbieri ha riempito, con scatti iconici e senza tempo, per interi decenni, le pagine di Vogue Italia, Vogue Paris, Vogue America, L'Officiel, GQ e Vanity Fair, fotografando star come Jerry Hall, Veruschka, Monica Bellucci e Audrey Hepburn.
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L'esordio in ambito teatrale
Barbieri, figlio di una famiglia di grossisti di tessuti, apprese le prime competenze utili per la fotografia di moda nel magazzino del padre, grossista di tessuti. L'esordio da giovane avvenne nell'ambito teatrale diventando attore, operatore e costumista insieme a "Il Trio", gruppo teatrale formato con due suoi amici, nel rifacimento di alcune parti di famosi film come "La via del tabacco", "La vita di Toulouse Lautrec" e "Viale del tramonto". In seguito, gli venne affidata una piccola parte non parlata in "Medea" di Luchino Visconti, con Sara Ferrati e Memo Benassi. Il suo grande amore per il cinema americano lo spinse a sperimentare tecniche di illuminazione nella cantina di casa sua e nello stesso periodo iniziò a fotografare attrici.
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L'esperienza a Parigi e il ritorno a Milano
Con l'occasione di trasferirsi a Roma, e grazie alle prime fotografie scattate in puro clima 'Dolce vita', Barbieri accettò l'offerta di lavorare a Parigi poiché definito talentuoso nella fotografia di moda. Iniziò così la sua carriera come assistente al fotografo di "Harper's Bazar", Tom Kublin, per un periodo breve ma intenso, in quanto Kublin mancò per un ictus solo 20 giorni dopo. Nel 1964 tornò a Milano aprendo il suo primo studio fotografico, dove cominciò a lavorare nella moda scattando semplici campionari e pubblicando servizi fotografici su "Novità", la rivista che in seguito, nel 1966, diventerà "Vogue Italia". Da quel momento iniziò la sua collaborazione con Condè Nast, pubblicando anche su riviste internazionali come "Vogue America", "Vogue Paris" e "Vogue Germania". Fondamentale tappa del suo percorso è stata l'esperienza con "Vogue Italia" insieme alla realizzazione delle più celebri campagne pubblicitarie per marchi internazionali. -
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Il premio Lucie Award nel 2018
Gli anni Novanta hanno portato Barbieri a compiere diversi viaggi alla scoperta della cultura senza limiti, uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto. Nonostante le foto siano in esterno e spesso immediate o fugaci, risultano talmente 'perfette' da sembrare scattate in studio, unite alla spontaneità della popolazione e dei luoghi con un’eleganza ed uno stile che lo contraddistinguono sempre, riuscendo ad intrecciare la spontaneità della fotografia etnografica al glamour della fotografia di moda. Classificato nel 1968 dalla rivista "Stern" come uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo, Barbieri ha vinto il premio Lucie Award 2018 come Miglior Fotografo di Moda Internazionale. Barbieri ha continuato fino ad anni recenti ad essere richiesto come fotografo e artista per campagne pubblicitarie e redazionali, oltre ad essere presente con le sue opere nel Victoria & Albert Museum e National Portrait Gallery di Londra, nel Kunsforum di Vienna, nel Mann di Mosca e nel Musée du quai Branly di Parigi.