Tra tombolate e gratta e vinci: le insidie del Natale per il gioco d'azzardo

In Lombardia, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia per la Tutela della Salute Territoriale, le persone che soffrono di Disturbo da gioco d’azzardo sarebbero almeno 150mila. Il sistema sanitario ne ha intercettate solo il 5%. E il condizionale è d’obbligo perché, a differenza di altre dipendenze, è meno riconoscibile e si tratta di un comportamento socialmente accettato. Nel 2019 all’ospedale Niguarda di Milano è nato lo Spazio Gio. Si tratta di uno lo sportello che ha l’obiettivo di aiutare chi è dipendente dal Gioco d’Azzardo Patologico ma, anche di intercettare le situazioni più a rischio e intervenire precocemente. Nel 2020 sono stati una ventina i pazienti seguiti, oggi sono 285 gli accessi. Ogni anno i numeri si moltiplicano e il bilancio di questi 5 anni è del +1.400%. Camilla Ciliberti, psicologa e psicoterapeuta, è referente dello Spazio Gio dell’ospedale al nord di Milano. Lo slogan, scelto non a caso, è “vince chi smette”. "Nasciamo con il progetto dedicato di Ats di Milano nell’ambito del contrasto al gioco di azzardo. È il primo sportello aperto a Milano in un grande ospedale con l’idea di informare e sensibilizzare sul tema. Qui possiamo fare da ponte tra il territorio, e quindi la patologia, e l’ospedale, la cura. Questo ospedale ha un enorme afflusso di persone. Quello su cui puntiamo è raggiungere chi, soffre del disturbo, e arriva qui per altre ragioni". Partiamo dalle vacanze di Natale, che sono un momento particolarmente difficile per chi ha dipendenze. Cosa può accadere a chi gioca in modo patologico? In generale per tutti, il Natale promuove e normalizza comportamenti socialmente accettati, come alcol, e gioco. Tutti fanno apertivi e giocano. Per la maggior parte si tratta di momenti ludici e di episodi sporadici, ma per alcuni è un incentivo a mettere in atto un comportamento già problematico. C’è anche chi, purtroppo, ci ricade proprio durante le festività. Anche l’alcol fa la sua parte. Mi spiego meglio. Visto che durante i pranzi, i cenoni e gli apertivi, si consuma più alcol, questo può spingere al gioco anche chi era riuscito a tenersene lontano per un periodo più o meno lungo. E poi c’è un grande rischio di cui si parla ancora troppo poco: abbiamo visto che una grande vincita al gioco può essere un evento legato all’esordio della patologia. Una paziente ci raccontò che aveva giocato per la prima volta durante le feste di Natale in vacanza e che inaspettatamente con 2 euro alle slot machine ne aveva vinti 500 di euro. Da allora non aveva più smesso di tentare la sorte per potere riprovare le stesse emozioni. Come sempre accade, ha perso tutto e di più. Per questo vince solo chi smette. La convivialità delle feste natalizie può rivelarsi quindi un boomerang per chi soffre di una dipendenza? Il Natale richiama convivialità e celebrazioni, ma anche tutti quegli aspetti emotivi legati alla solitudine, alle problematiche esistenziali e familiari. È un momento estremamente complesso per chi non vive una situazione facile o felice. Per chi si sente emotivamente vulnerabile non è sempre facile trascorrere le festività in modo sereno. In questo contesto purtroppo è più facile cadere, o ricadere, nel gioco d’azzardo patologico. Per chi ha questo disturbo, anche una semplice tombolata può fare da detonatore. Questo non significa che una famiglia non possa giocare a Natale davanti al panettone, ma che qualora ci siano casi noti di dipendenza sarebbe preferibile evitare. Il gioco può diventare la via di fuga a breve termine alle emozioni spiacevoli che possono riaffiorare a Natale. E poi in queste settimane arrivano la tredicesima, per esempio, e c’è chi fa regali in denaro. C’è addirittura chi regala cartelle di gratta e vinci. Le persone hanno più tempo libero, e i giovani sono meno controllati. E poi è un momento dell’anno in cui le spese aumentano, tra regali, viaggi e ristoranti, e quindi chi si trova in difficoltà, può avere la tentazione di giocare per entrare in possesso di altro denaro. Cosa che ovviamente, non solo non è risolutiva ma esaspera la situazione. Si tratta di una dipendenza, quella dal gioco di azzardo, più difficile da intercettare. Quali sono i campanelli di allarme? Dopo la pandemia, il gioco di azzardo si è spostato sempre più online. Non si tratta solo di chi gioca alle slot machine o nelle sale bingo, ma anche e soprattutto, di chi gioca online: sale da gioco, scommesse, casinò. Nel mondo virtuale c’è tutto. E questo rende ancora più difficile intercettare chi gioca d’azzardo perché tutti noi abbiamo spesso un cellulare in mano e perché tutti trascorriamo tempo libero sui social o navigando in rete. Bisogna prestare attenzione alle richieste ripetute di denaro, ad una aggressività inspiegabile, quando c’è un minore o nessun interesse per la vita sociale o per quelle attività che prima riempivano le giornate. Voi fate anche prevenzione, come intercettate i più giovani? Negli ultimi anni abbiamo capito che i social network sono lo strumento più adatto per agganciare i giovani e i loro familiari. Sono partite su Instagram e Facebook le nostre campagne di Spazio Gio e da allora gestiamo qui le richieste di aiuto e di intervento. Queste persone si vergognano estremamente, anche perché dietro questa dipendenza ci possono essere enormi perdite di denaro. Quindi chiedere aiuto senza doversi esporre subito, facilita le cose. Quale è il percorso per uscire dalla dipendenza dal gioco d’azzardo patologico? Noi partiamo da una diagnosi, inquadriamo il paziente e la sua problematica, e cerchiamo di capire se ci sono patologie concomitanti, come alcolismo, uso di sostanze, ansia, depressione o disturbi di personalità. Una volta inquadrato il paziente, con la nostra equipe multidisciplinare valutiamo un percorso personalizzato con i colloqui con lo psicoterapeuta, la presenza dell’assistente sociale, la consulenza legale. È necessario interrompere questo comportamento in modo consapevole e graduale. È fondamentale, per chi ha questa dipendenza, esserne consapevole. È il primo passo per uscirne. Quanto può durare un percorso? Da noi il percorso è completamente libero e gratuito. Non serve una impegnativa e l’accesso è diretto e veloce. Non ci sono liste di attesa e non ci sono limiti di età. Si può accedere anche in forma anonima, e possono farlo anche amici e parenti per avere informazioni e supporto. Non c’è una durata standard. Gli incontri vanno avanti per alcuni mesi. Le valutazioni vengono fatte e condivise durante il percorso. Noi offriamo una serie di servizi aggiuntivi, come la consulenza legale, che per esempio aiuta chi è in situazioni debitorie importanti. È scesa negli ultimi anni l’età media di chi gioca d’azzardo. Come ve lo spiegate? L’accessibilità dei giochi online, dove basta una dichiarazione non verificata della maggiore età, è certamente un problema. La disponibilità di giochi d’azzardo nel mondo online è aumentata insieme all’offerta. E così anche nei giovani più fragili il gioco può diventare una scorciatoia per avere soldi facili e cambiare vita. Si arriva addirittura a pensarla come una progettualità di vita vera e propria anche perché espone meno al rischio di fallire. Se perdi al gioco, sei stato sfortunato. Se vieni bocciato, hai fallito. Queste sono le due visioni che possono portare un giovane a giocare in modo compulsivo e a volte anche a smettere di studiare. I genitori dovrebbero intervenire quanto prima, perché come accade per tutte le dipendenze, prima si intercetta la problematica e più facile è intervenire in modo efficace.

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