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Giulia Cecchettin, il ricordo di von der Leyen: "Merita giustizia"

Cronaca

La presidente della Commissione europea ha diffuso una dichiarazione video su X nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

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"Una donna su tre subisce violenza nella sua vita. In questa giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne lasciateci ricordare che dietro ogni numero c’è un volto, un nome, un’anima, una storia. Donne come Giulia Cecchettin in Italia, Deborah Mihalova in Bulgaria e Gisele Pelicot in Francia", ha affermato in una dichiarazione video pubblicata su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. "Meritano protezione, meritano sostegno, meritano giustizia. E meritano di essere ascoltate. Per questo stiamo rompendo il silenzio. Così poniamo fine alla violenza. Oggi e ogni giorno noi stiamo dalla parte delle vittime", ha detto ancora Von der Leyen.

Giulia Cecchettin, uno dei simboli della lotta al femminicidio in Italia

Giulia Cecchettin, studentessa di ingegneria di 22 anni di Vigonovo, nel Veneziano, è stata uccisa l'11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato, il 23enne Filippo Turetta di Torreglia (Padova). Quest'ultimo non aveva accettato la fine della relazione e, dopo mesi di ossessione, l'ha aggredita mortalmente in un parcheggio, caricandola nel bagagliaio della sua auto per poi fuggire. Dopo giorni di ricerche in tutta Europa, il corpo di Giulia è stato ritrovato vicino al lago di Barcis, mentre Turetta è stato arrestato in Germania durante la fuga. Il caso ha avuto un forte impatto mediatico e sociale, riportando a centro dell'attenzione del Paese il tema della violenza di genere. La vicenda ha evidenziato come una relazione terminata possa trasformarsi in una tragedia, con segnali di allarme trascurati. Oggi Giulia è ricordata come simbolo della lotta contro il femminicidio e la possessività maschile, temi che hanno acceso dibattiti in tutta Italia Il processo a Turetta è in corso nella Corte d'Assise a Venezia. Il reo confesso dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, originaria di Vigonovo (Venezia). I capi d'imputazione sono pesanti: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dall'efferatezza. Cui si aggiungono stalking, sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi continuato, che potrebbero comportare una condanna all'ergastolo. La sentenza, una volta sentita l'arringa della difesa, è prevista per il 3 dicembre prossimo.

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Debora Mihailova, il suo caso ha cambiato le leggi in Bulgaria

Il caso di abuso domestico che ha riguardato la 18enne Debora Mihailova ha scatenato proteste a livello nazionale in tutta la Bulgaria e ha portato a cambiamenti nella legislazione contro la violenza domestica nello stato balcanico membro dell’Ue. Il parlamento bulgaro si è riunito in sessione straordinaria il 7 agosto e ha approvato le modifiche al codice penale e alla legge sulla protezione dalla violenza domestica. Mihailova, che vive nella città di Stara Zagora, è stata ricoverata in ospedale lo scorso giugno dopo essere stata picchiata e accoltellata più volte dal suo ex fidanzato. L'uomo, Georgi Georgiev, le ha anche rotto il naso e rasato i capelli durante l'aggressione. Il 26enne è stato arrestato dopo l'attacco, ma un tribunale di Stara Zagora lo ha successivamente rilasciato dopo aver giudicato "leggere" le ferite della donna. Il caso è stato reso pubblico solo il 28 luglio in seguito alla frustrazione della sua famiglia per la lentezza delle indagini. Il 31 luglio, migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni di protesta a Sofia e in altre città bulgare, chiedendo una revisione della legislazione e migliori misure di protezione per le donne. Il sospettato è stato nuovamente arrestato il 31 luglio tra l'indignazione pubblica e la procura ha annunciato che stava "accelerando" le indagini.

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Gisèle Pelicot, drogata e fatta stuprare dal marito, oggi icona del femminismo francese

Il caso di Gisèle Pelicot, 71 anni, emerso questa estate, ha letteralmente sconvolto la Francia. La donna francese per anni è stata drogata dal marito Dominique che la faceva stuprare da estranei, 50 dei quali imputati in un processo ancora in corso ad Avignone. I fatti sono avvenuti tra il 2011 e il 2020. Gisèle non ha memoria degli attacchi, ma a partire da settembre molti di essi sono stati portati in tribunale mentre dozzine di imputati venivano processati. Il suo ormai ex marito, anche lui 71enne, si è già dichiarato colpevole di una serie di accuse che includono stupro aggravato, uso di droga e violazione non solo della privacy della moglie ma anche di quella di sua figlia e delle sue nuore. Gli inquirenti hanno scoperto nel computer dell'uomo circa 4.000 tra foto e video che documentavano 200 stupri avvenuti in dieci anni, compiuti da 83 uomini (51 dei quali arrestati). L’indagine è partita dopo il suo fermo per aver ripreso donne di nascosto in un supermercato e partecipato a una chat intitolata “A sua insaputa” per scambiarsi foto intime rubate. Giséle ha deciso che il processo fosse a porte aperte, ha testimoniato ed è diventata un'icona del femminismo. Il suo "Non sono io a dovermi vergognare, vergognatevi voi", detto durante un'idienza ai suoi stupratori, è diventato uno slogan durante le manifestazioni contro la violenza sulle donne.

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