Caso Gisèle Pelicot in Francia, l'identikit dei 51 accusati di stupro

Chi ha abusato di Gisèle Pelicot? Fin dall’inizio di questo processo, in Francia si è parlato di “Monsieurs tout-le-monde” in riferimento alle decine di uomini accusati di aver stuprato Gisèle Pelicot mentre era del tutto priva di sensi, vittima delle forti dosi di ansiolitici somministratele a sua insaputa dal marito. “Monsieurs tout-le-monde” ovvero “signori qualunque”, un’espressione che cerca di descrivere questa moltitudine di uomini che hanno poco in comune tra loro, a parte il fatto di essere stati attratti dall’idea di avere rapporti sessuali con una donna incosciente. Chi sono gli uomini accusati nel processo di Mazan Una breve scheda. Gli uomini a processo sono 51, perché soltanto 51 su 71 degli uomini ripresi dalla telecamera di Dominique Pelicot hanno potuto essere identificati. In diciotto compaiono nell’aula del tribunale di Avignone da detenuti, in 32 da uomini liberi mentre uno è in fuga. Hanno dai 26 ai 74 anni oggi, ma il più giovane ne aveva 22 il giorno in cui è entrato nella camera da letto dei Pelicot. Di mestiere fanno i giornalisti, i pompieri, gli infermieri, i muratori, gli elettricisti, gli autisti oppure sono disoccupati… Alcuni sono “franco-francesi”, come si dice oltralpe, altri sono esponenti di seconda o terza generazione di famiglie provenienti da Africa e Medio Oriente. Per i rapporti non consenzienti avuti con Gisèle Pelicot rischiano fino a 20 anni di carcere. In molti hanno condanne alle spalle: 23 per reati “minori” come possesso di droga o guida in stato di ebbrezza, 6 per violenza domestica, 2 per reati di natura sessuale. In cinque sono accusati ugualmente di detenzione di materiale pedopornografico. La difesa degli uomini accusati Le loro differenze biografiche riflettono modi diversi di affrontare gli interrogatori in aula. Alcuni hanno cercato di negare l’evidenza offerta da foto e filmati in alta qualità registrati da Dominique Pelicot durante gli atti sessuali, arrivando fino a parlare di “sosia” come nel caso di Abdelali D., 48enne che si è recato due volte presso i Pelicot, la prima volta accompagnato dalla compagna dell’epoca che “non aveva voluto fare domande”. Altri hanno ammesso le proprie responsabilità e si sono scusati con Gisèle Pelicot. Altri ancora hanno avuto atteggiamenti di sfida nei confronti dei giudici e persino della vittima. La maggior parte di loro ha ammesso di aver avuto rapporti, ma sostiene di aver pensato che si trattasse di “un gioco di coppia” a cui la donna avesse acconsentito. Oppure di aver “pensato che lei fosse d’accordo, dato che il marito lo era”. Le analisi degli psichiatri incaricati Di fronte a questa complessità di storie e situazioni, nell’aula di Avignone sono stati ascoltati i pareri degli psichiatri. Parlando di Abdelali D., François Amic ha detto che “è impossibile capire come mai questi si sia recato una seconda volta dai Pelicot, dato che si era reso conto alla prima occasione di aver compiuto una stapidaggine”. Mentre, in merito all’accusato Patrice N., un elettricista 55enne, lo psichiatra ha parlato di “un uomo alla ricerca di un’esperienza sessuale atipica in ragione della propria immaturità nevrotica”. Un uomo “impulsivo, irritabile, con tendenza a fare la vittima, manipolare e mentire, con un totale disprezzo dell’altro e una considerazione arcaica della donna” sarebbe invece il 40enne Redouane, secondo la descrizione della psichiatra che l’ha esaminato, Françoise Causse. Un’analisi che sottolinea un “disturbo della personalità” nell’accusato, ma esclude l’ipotesi della schizofrenia, avanzata dalla difesa per puntare sull’incapacità dell’intendere e di volere. I punti in comune tra gli accusati La linea rossa comune riscontrata più di frequente è quella del trauma passato, subito da circa la metà degli accusati. Traumi infantili, spesso di natura sessuale, che li avrebbero portati a sviluppare devianze e disagi profondi. E che spiegherebbero un altro elemento ricorrente emerso dalla testimonianze: lo stato di soggezione nei confronti di Dominique Pelicot. Jean-Pierre M., per esempio, che da Pelicot ha persino imparato come sedare la propria moglie per riprodurre “il modello Pelicot” a casa propria, ha più volte dichiarato che “se non avesse conosciuto Dominique Pelicot, non l’avrebbe mai fatto”. Altri ne hanno parlato come di un uomo “malvagio, manipolatore, potente”. Ma dove finisce la soggezione e inizia il libero arbitrio? “Tutti gli uomini sapevano che mia moglie non era consapevole e cosciente durante i rapporti”, sostiene l’uomo, che più volte si è espresso durante il processo e ha fin dall’inizio ammesso le proprie responsabilità. Il suo ruolo sarà centrale nella conclusione di questo processo. Un processo che già si dimostra storico e capace di cambiare la società francese, a cominciare dalla definizione di stupro nella legge.