Caso migranti, ok del Csm alla tutela dei giudici di Bologna

Cronaca
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Si tratta di quei giudici che avevano rinviato alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri. Ventisei sono stati i voti a favore della risoluzione mentre sono stati 5 i contrari tra i consiglieri laici di FdI, Lega e Forza Italia. Nessun astenuto

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Il Consiglio Superiore della magistratura ha approvato, attraverso una larga maggioranza, la risoluzione per la tutela dei giudici di Bologna, quei giudici cioè che avevano rinviato alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri. Ventisei sono stati i voti a favore della risoluzione mentre sono stati 5 i contrari tra i consiglieri laici di FdI, Lega e Forza Italia. Nessun astenuto.

Csm: "Travalicati limiti, ora dialogo e rispetto"

"Nel caso in esame, sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari, così determinando un possibile indebito condizionamento dell'esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati, in violazione delle imprescindibili condizioni di autonomia, indipendenza ed imparzialità". Questo quanto emerso nella delibera approvata dal plenum del Csm, specie a seguito delle polemiche dopo l'ordinanza di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Ue sul decreto "Paesi sicuri". "L'auspicio è quello di un dialogo sereno tra le Istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia", si legge ancora nel documento. 

La posizione ufficiale del Csm

La tutela, è stato spiegato, non produce alcun effetto giuridico, ma rappresenta piuttosto una posizione ufficiale del Csm sulla questione, stigmatizzando così le nette reazioni del governo sui magistrati in merito a quel caso specifico. Si tratta, tra l'altro, della prima pratica a tutela che sfocia in una risoluzione del plenum negli ultimi 15 anni. Per quella precedente occorre tornare al 2009 con il caso Raimondo Mesiano, estensore della sentenza sul lodo Mondadori. 

 

 

La decisione

Lo scorso 29 ottobre, i giudici del tribunale di Bologna avevano, come detto, rinviato alla Corte di Giustizia europea il decreto sui cosiddetti Paesi sicuri, quelli dove quindi è possibile rimpatriare i migranti, del governo italiano. I giudici si sono chiesti come sia effettivamente possibile individuare tali Stati e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria. Il rinvio, tra l'altro, era arrivato nell'ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione. I vicepremier Salvini e Tajani avevano condannato il rinvio. 

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