Il 20 novembre medici e infermieri italiani incroceranno le braccia per uno sciopero nazionale proclamato dai principali sindacati del settore. La protesta mira a denunciare gli insufficienti aumenti salariali previsti dalla Legge di Bilancio. Nonostante i servizi di emergenza siano garantiti, molte visite e attività ambulatoriali potrebbero subire sospensioni
Domani, mercoledì 20 novembre, medici e infermieri di tutta Italia incroceranno le braccia per uno sciopero nazionale indetto dalle principali sigle sindacali del settore. L’iniziativa coinvolgerà il personale medico, veterinario, sanitario, tecnico e amministrativo delle aziende e enti del Servizio sanitario nazionale (Ssn), incluso il personale infermieristico e altre professioni sanitarie.
Visite ed esami a rischio
Durante le 24 ore di sciopero saranno garantiti i servizi di emergenza e di pronto soccorso, ma molte attività ambulatoriali e visite programmate potrebbero subire rinvii o cancellazioni. I cittadini sono invitati a informarsi presso le strutture sanitarie per eventuali riprogrammazioni, poiché l’adesione allo sciopero potrebbe limitare la disponibilità di esami diagnostici e visite specialistiche.
Le ragioni dello sciopero
Lo sciopero è stato proclamato subito dopo il varo della Legge di Bilancio, che prevede aumenti salariali ritenuti insufficienti dai sindacati del settore. Attualmente, i medici italiani, in particolare i giovani specializzandi, ricevono stipendi tra i più bassi d'Europa. Uno studio della Federazione europea dei medici salariati (FEMS) colloca i medici italiani al quint’ultimo posto rispetto ai colleghi di 21 paesi europei. Anche i professionisti in carriera vedono compensi inferiori alla media europea, con qualche miglioramento solo per chi ha oltre 25 anni di esperienza. Secondo i sindacati, la situazione richiede un “cambio di rotta immediato”. Lo sciopero è stato proclamato dai sindacati medici Anaao, Cimo e dal sindacato degli infermieri Nursing Up.
Il testo della Legge di Bilancio per il 2025, hanno spiegato i sindacati, “conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi”.
Indennità e aumenti previsti
Gli aumenti salariali previsti nella manovra sono stati giudicati insufficienti. La manovra, hanno spiegato i sindacati, prevede “un aumento dell'indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie. Peraltro, "si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando. Insomma in sostanza briciole che offendono l'intera categoria".
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