Sciopero Pubblico Impiego 31 ottobre 2024: si fermano scuola e sanità

Cronaca

Previste manifestazioni in oltre 40 città italiane per chiedere rinnovi contrattuali  adeguati all’aumento del costo della vita, un piano assunzioni straordinario per frenare l’emorragia di personale, la stabilizzazione di tutti i precari, investimenti e rilancio dei servizi pubblici e misure per i neoassunti della PA spesso costretti a spostarsi centinaia di chilometri dal luogo di residenza

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Disagi in vista oggi 31 ottobre a causa dello sciopero generale del pubblico impiego, i settori più colpiti saranno scuola, uffici pubblici e sanità. I sindacati scendono in piazza contro la Manovra 2025 collegata alla Legge Finanziaria che colpisce enti locali, sanità, scuola e pensioni. A fermarsi sono prima di tutto i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego. Lo sciopero per il personale giornaliero o amministrativo è per l’intera giornata. Per il personale turnista, invece, da inizio turno a fine dell’ultimo turno della stessa giornata. Lo sciopero è contro l’aumento bollato come “umiliante” di appena lo 0,22 % sulle risorse già stanziate per il rinnovo dei Ccnl, ovvero 6 euro medi lordi mensili in più, per il ripristino del blocco del turn over al 75% e contro i tagli che si abbatteranno su ministeri, enti locali, scuola, università e ricerca e la mancata risposta alla fuga del personale sanitario dagli ospedali pubblici.

Manifestazioni anche a Roma e a Milano

Tra le sigle sigle che parteciperanno allo sciopero c'è anche "USB Pubblico Impiego" che organizza una manifestazione nazionale a Piazza Vidoni, a Roma,  davanti al Ministero per la Pubblica Amministrazione. "Dopo aver lasciato il tavolo di trattativa, davanti alla proposta irricevibile di un contratto che porterebbe ad una perdita del potere d’acquisto dei salari pari al 10%, portiamo la protesta davanti le finestre del Ministro Zangrillo", si legge in una nota. "La legge di bilancio, inoltre, ha reso esplicite tutte le motivazioni dello sciopero, a partire dall’elemosina aggiuntiva di 6 euro lordi mensili sulle risorse contrattuali, fino al piano di tagli a tutti i settori della PA, con la ciliegina sulla torta del blocco parziale del turn over. Tra le rivendicazioni "risorse adeguate che garantiscano il potere d’acquisto dei salari e stabilizzazione di tutti i precari della PA". Tra le diverse città  italiane coinvolte da manifestazioni anche Milano dove è in programma la manifestazione regionale con presidio in piazza Santo Stefano a partire dalle ore 9.30. Alla manifestazione intervengono delegate e delegati di Flc Cgil, il segretario generale di Cgil Lombardia Alessandro Pagano e la segretaria generale di Flc Cgil Gianna Fracassi.

La mobilitazione a Firenze

Nell’ambito della mobilitazione nazionale dei pensionati della Cgil contro la legge di bilancio del governo Meloni, lo Spi Cgil Toscana organizza per giovedì 31 ottobre alle ore 9.30 al Mandela Forum di Firenze (piazza Berlinguer, 1) la manifestazione “Il potere d’acquisto logora chi non ce l’ha”. "A fronte di una manovra che continua a penalizzare i redditi da lavoro e da pensione e non prevede investimenti concreti per le giovani generazioni", fa sapere lo Spi Cgil "rivendica tutela del potere d’acquisto dei pensionati, un sistema previdenziale in grado di garantire il giusto diritto alla pensione e chiede risposte su sanità, non autosufficienza e fisco nel segno dell'equità e dell'universalità", come si legge in un comunicato. Tra i temi al centro della mobilitazione, come emerge dallo slogan scelto per la protesta, "la perdita di potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti e pensionati. E poi la mancata rivalutazione degli assegni pensionistici: i pensionati non sono più disponibili ad essere il “bancomat” del Paese. Altro tema chiave è quello della sanità: i tagli al welfare universalistico, le mancate risorse al sistema sanitario pubblico penalizzano in particolar modo la popolazione più anziana e fragile, poiché il ricorso alla sanità privata, in crescita, finisce con erodere ulteriormente il reddito dei pensionati. Infine, la richiesta di un sistema fiscale più giusto ed equo, considerando che in Italia l’Irpef resta per la stragrande maggioranza a carico di lavoratori dipendenti e pensionati". 

Sciopero comparto sanità

Anche la sanità è in sciopero, anticipo della manifestazione nazionale del prossimo 20 novembre. Il 31 ottobre dunque servizi sanitari, come esami e visite ambulatoriali, e servizi amministrativi, come prenotazione esami, accettazione ecc, anche affidati a ditte esterne, potrebbero non essere garantiti. Come previsto dalla normativa vigente, saranno comunque assicurati tutti i servizi minimi essenziali previsti per il settore della sanità e sarà data priorità alle emergenze e alla cura dei malati più gravi e non dimissibili.

I servizi pubblici sempre garantiti in caso di sciopero

I servizi minimi essenziali garantiti in caso di sciopero generale comprendono:

  • pronto soccorso e servizi afferenti legati a problematiche non-differibili della salute dei cittadini ricoverati (turni dei reparti) e non. Di conseguenza anche il personale tecnico per la preparazione dei pasti e degli altri servizi di base
  • servizi di assistenza domiciliare
  • attività di prevenzione urgente (alimenti, bevande, ecc)
  • vigilanza veterinaria
  • protezione civile
  • attività connesse funzionalità centrali termoidrauliche e impianti tecnologici.

 

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Il comparto istruzione e ricerca

Sciopero anche del comparto Istruzione e Ricerca. Incroceranno le braccia le lavoratrici e i lavoratori della scuola, dell’università, degli enti di ricerca, delle accademie, dei conservatori e delle scuole non statali con contratto Aninsei. Un contratto giusto ed un lavoro stabile sono tra le principali motivazioni alla base della protesta, rafforzate dalla lettura della Legge di Bilancio presentata ieri dal Governo. Una manovra finanziata con i tagli a tutti i settori della Conoscenza. Nessuna risorsa aggiuntiva sul Contratto, a fronte di un’inflazione al 18% che nell’ultimo triennio ha eroso il potere d’acquisto dei salari, ma solo tagli lineari. Uno del 5% che riduce il turn over per l’Università e la Ricerca e un taglio secco per la scuola di ben 5660 docenti e 2174 ATA. Tagli che vanno ad aggiungersi alle emergenze della scuola, tra cui il precariato: un lavoratore su quattro fra ATA e docenti non ha un contratto stabile con grosso danno per la didattica oltre che alle vite di lavoratrici e lavoratori.

 

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