Inchiesta dossieraggio e hacker, spiati anche prefetti, magistrati e Marcell Jacobs
CronacaNell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano è stato sequestrato l'archivio delle informazioni rubate dalle banche dati pubbliche. Intanto il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha chiesto gli atti alla procura, mentre l’Antimafia valuta le possibili azioni da intraprendere. Frattasi: “C’è problema sicurezza tout court non solo cyber”
È stato sequestrato l'archivio delle informazioni rubate dalle banche dati pubbliche nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sull'attività di dossieraggio, e presto si terranno gli interrogatori degli arrestati. Sarebbero più di 800mila i dati carpiti, e sarebbero stati accertati profitti per oltre 3 milioni di euro. La banda avrebbe ceduto informazioni anche ai servizi segreti di altri Paesi. I nomi degli "spiati" continuano a crescere: spunta anche un dossier ed intercettazioni illecite a carico dell'atleta Marcell Jacobs e del suo staff, che sarebbero state "commissionate" da Carmine Gallo, l'ex super poliziotto ai domiciliari, a due degli hacker con cui collaborava a "sua volta richiesto da un avvocato padovano allo stato in corso d'identificazione".
Intanto, mentre si stanno muovendo l’Antimafia e il Copasir, si va verso una stretta sulle banchi dati. E il Partito democratico ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni una informativa urgente in Parlamento.
Emerge poi come anche la Procura di Roma stia indagando per accesso abusivo di un sistema informatico, violazioni relative alla privacy e esercizio abusivo della professione in un procedimento a carico di un gruppo che avrebbe svolto attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati.
Invece , a causa di un concomitante impegno istituzionale del ministro della Giustizia Carlo Nordio, l'esame del decreto inizialmente previsto oggi è stato rinviato. All'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato alle 16 c'era infatti anche un decreto legge con misure urgenti in materia di ordinamento giudiziario, di personale di magistratura, di incarichi dirigenziali e di competenza investigativa sulla criminalità informatica. Nel testo, apprende Ansa da fonti informate, sarebbe contenuta l'ipotesi di affidare la competenza investigativa sulla criminalità informatica, per quanto riguarda il ruolo della magistratura, alla Procura nazionale antimafia.
Spiati anche prefetti e magistrati
Fra le novità emerse il fatto che in una conversazione del gennaio del 2023 alcuni presunti appartenenti alla banda dei dossieraggi, tra cui Giulio Cornelli e Nunzio Calamucci, "discutono dell'implementazione del D.B.", ossia "l'archivio interno del gruppo contenente anche le informazioni di polizia", coi "dati di tutti i Prefetti ed i Magistrati". Lo si legge nella maxi informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese. Il sistema è "in grado di rilevare i dati presenti in specifici file Excel" e "'pesca' i dati". Nell'intercettazione gli interlocutori fanno ricerche su una serie di nomi di magistrati o ex, in particolare della Procura di Milano.
“Banda dossier incontrò persone legate a 007 israeliani”
Emergono intanto nuovi dettagli sul caso: nel febbraio 2023 Vincenzo De Marzio, ex carabiniere indagato nell'inchiesta sui dossieraggi illegali, avrebbe avuto un incontro, assieme a Nunzio Calamucci, l'hacker ora ai domiciliari, con "due uomini non identificati che rappresenterebbero un'articolazione dell'intelligence dello Stato di Israele". Lo scrivono i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese in una maxi informativa, nella quale, tra le altre cose, si ricostruisce "la presenza di soggetti legati all'Intelligence israeliana presso gli uffici di via Pattari", sede della Equalize di Enrico Pazzali e amministrata dall'ex poliziotto Carmine Gallo. I carabinieri sono riusciti a documentare con pedinamenti e fotografie quell'incontro che, si legge in una maxi informativa da quasi 4mila pagine su vari fronti dell'inchiesta, ha dato riscontro a quanto detto da Calamucci e Gallo "circa i rapporti tra il gruppo di via Pattari ed i servizi d'intelligence italiani e stranieri". Sono inoltre "sorti dubbi", scrivono gli investigatori, "circa l'appartenenza passata di Gallo a settori d'intelligence di qualche tipo del nostro Paese". La prima volta che l'ex carabiniere De Marzio "viene notato negli uffici di via Pattari" è l'8 febbraio del 2023 "quando si presenterà accompagnato da due uomini non identificati che rappresenterebbero un'articolazione dell'intelligence dello Stato di Israele".
Calamucci: “Israeliani ci propongono lavoro da un milione”
Nunzio Calamucci, intercettato mentre parla, il giorno prima dell'incontro con due persone legate ai servizi segreti israeliani, con Massimiliano Camponovo gli dice: “Ci hanno fatto una proposta". In un'informativa i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese scrivono che l'hacker "conferma e spiega come abbiano già fruttato al gruppo 40mila euro" e che "ora in gioco vi è una commessa da un milione di euro". Dice: “Mi han proposto un lavoretto da un milione!". E più avanti: "metà dei dati li hanno dati al Vaticano, l'altra metà gli servono per combattere Wagner!". E ancora: "Hanno tutti i documenti originali del Qatar Gate”.
“Banda dossier parla di un mandato ricevuto dalla Chiesa”
In una conversazione del dicembre 2022 "tra le tante captate sul tema 'Russia' e degli attacchi hacker in Italia", il gruppo al centro dell'inchiesta della Dda di Milano "discute sulle proprie attività d'intelligence sul tema e sui ricavi che ne può ottenere anche in relazione ad un mandato che asseriscono provenga direttamente dalla Chiesa". Lo scrivono i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese in una maxi informativa. Negli atti degli investigatori si parla anche di una "attività del gruppo (secondo alcune intercettazioni acquisite)" che "sembrerebbe patrocinata da Enti Ecclesiastici".
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Pazzali si è autosospeso da presidente di Fondazione Fiera
Tra gli indagati per associazione per delinquere c'è anche Enrico Pazzali. I suoi legali, gli avvocati Federico Cecconi e Fabio Giarda, hanno spiegato in una nota che il loro assistito ribadisce la propria fiducia nell'operato della magistratura e che ieri ha deciso di autosospendersi a tempo indeterminato dal ruolo di presidente di Fondazione Fiera Milano, ente non coinvolto all'inchiesta, per "poter più efficacemente e rapidamente chiarire la propria estraneità ai fatti che gli sono contesati".
Anche Ilva tra i clienti della rete cyber-spie
Aveva come cliente anche Ilva in amministrazione straordinaria, il network di presunte cyber-spie al centro delle indagini della Dda di Milano e della Dna che ha portato 4 persone ai domiciliari, tra cui l'ex super poliziotto Carmine Gallo, ad di Equalize, la società di proprietà di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera autosospesosi, e che è tra i principali indagati. Come si legge negli atti, "la società diviene cliente del gruppo a seguito dei legami tessuti da Pazzali e dei suoi contatti", Claudio Picucci direttore delle risorse umane del gruppo e ex di Poste Italiane. Sia il manager sia Ilva non risultano indagati.
Indagati i figli del fondatore della Bburago
Ci sono anche Marco e Paolo Besana, figli di Mario, il fondatore della BBurago, l'azienda di modellismo, nel lungo elenco di indagati. Come si legge nella carte dell'inchiesta i due fratelli, rispondono di concorso in accesso abusivo a sistema informatico per via di questioni legate all'eredità.
“In merito all’articolo pubblicato in data 29/10/24 dal sottotitolo Indagati anche i figli del fondatore della Bburago, il signor Paolo Besana intende chiarire quanto segue: in data 3/11/2010, ha rinunciato formalmente all’eredità del padre Mario, con atto pubblico avanti al notaio; non ha pertanto, alcun interesse, nè tantomeno cause pendenti, sia civili che penali, connesse all’eredità del padre e non ha mai conferito incarichi di alcun genere all’agenzia investigativa Equalize srl o ai suoi membri, con i quali non ha mai avuto alcun contatto. Il signor Paolo Besana non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte della Procura di Milano, in merito ad un suo coinvolgimento nelle indagini per il reato di concorso in accesso abusivo al sistema informatico, né per qualunque altro fatto riportato nell’articolo a cui si dichiara completamente estraneo”.
Le cyber-spie avevano atti riservati di Eni
Sono stati individuati anche "atti riservati di Eni Spa" negli uffici a Milano, dove ha sede Equalize. Come si legge nelle carte, nei locali della società, oltre a "un vero e proprio 'archivio di Polizia' ci sono "numerosi" atti su Paolo Simeone "noto youtuber e contractor italiano" ma anche "atti riservati" del gruppo petrolifero.
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Si muove il Copasir
Intanto, come detto, del caso si occuperà anche il Copasir che ha chiesto gli atti alla procura di Milano, mentre l'ufficio di presidenza della commissione Antimafia si riunisce oggi per valutare le azioni da intraprendere. A muoversi è anche il Garante della privacy, che ha creato una task force per studiare le azioni da mettere in campo a tutela della riservatezza dei dati. "Credo che il governo debba prendere una direzione normativa e una tecnologica”, ha detto intanto il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Adeguare le leggi, prevedendo quali possano essere le prossime mosse degli hacker e dei malintenzionati e proteggere nel modo migliore i dati sensibili delle istituzioni e dei privati”.
Frattasi: “C’è problema sicurezza tout court non solo cyber”
Il direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, ha detto che “accanto al tema della sicurezza informatica c'è anche un tema di sicurezza tout court, legato a reti collusive e corruttive che agiscono per interessi che sarà la magistratura a ricostruire nella loro interezza. Certo è un problema parlare di sicurezza informatica se il portiere dell'albergo, per fare un paragone, quando il cliente si allontana, passa le chiavi della camera a qualcuno. Qualunque sistema in una situazione del genere, per quanto possa esser difeso da apparati difensivi straordinari, è bucabile in quel momento".
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La posizione del governo
Ieri invece il l ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è andato a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni. Nel colloquio, a quanto si apprende, si è parlato anche del tema dossieraggi, considerando che nelle carte dell'inchiesta sono emerse presunte intrusioni alla banca dati Sdi, il sistema d'indagine delle forze di polizia. La linea del governo sarebbe quella di varare entro novembre raccomandazioni dirette alle forze dell'ordine ed all'intelligence per proteggere al meglio le informazioni sensibili, adeguando le pratiche e le infrastrutture che hanno consentito buchi nei sistemi. Il Pd intanto ha chiesto a Meloni di spiegare con urgenza in Parlamento "come sia possibile che sia stato violato lo Sdi. Quello che è accaduto è un fatto gravissimo che ha a che fare con la sicurezza nazionale, delle istituzioni e dei cittadini a cui sono stati sottratti dati sensibili".
Gabrielli: “Servono investimenti cybersicurezza”
Intanto l’ex capo della Polizia ed ex direttore dell'Aisi Franco Gabrielli, in una intervista a Repubblica, ha detto che “i dossieraggi fanno parte della nostra storia”. Per Gabrielli “nel deep e dark web da sempre c'è un mercimonio: si vendono e si comprano informazioni per danneggiare o ricattare avversari. Questa indagine di Milano, d'altronde, assomiglia molto a quella di 18 anni fa sull'affaire Telecom dove, vorrei ricordare, è stato posto anche un segreto di Stato". Secondo Gabrielli "non è possibile buttarla come al solito in caciara gridando all'eversione, al complotto e alle teorie più fantasmagoriche. Qui è necessario prendere coscienza: il problema è che, come diceva il ministro Vittorio Colao, il 90 per cento delle banche dati pubbliche di questo Paese sono insicure. Il fatto che ci mette davanti l'indagine della procura di Milano non è certo lo spione di turno. Ma lo stato di salute delle nostre infrastrutture". Quindi su questo punto servono "investimenti importanti. Ma prima di tutto c'è un dato culturale: bisogna capire che la sicurezza costa. Inasprire le pene, creare nuovi reati, non costa invece niente. Ma non serve a nulla, se non a intercettare un dividendo di consenso immediato".
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Intanto la Procura di Roma indaga per accesso abusivo di un sistema informatico, violazioni relative alla privacy e esercizio abusivo della professione in un procedimento a carico di un gruppo che avrebbe svolto attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati. Il procedimento, al momento senza indagati, viaggia in parallelo con quello avviato a Milano con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia. In base a quanto si apprende l'attività di indagine nella Capitale, affidata alla Polizia Postale, è scattata nella primavera scorsa, come anticipato dal sito Today.it. Il gruppo, denominato 'Squadra Fiore', sarebbe composto anche ad ex appartenenti alle forze di polizia che operava in un appartamento nella zona nord-est di Roma e lavorerebbe anche per committenti esteri.