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Chi era Moussa Diarra, il migrante ucciso a Verona da un poliziotto

Cronaca
©Ansa

Il ragazzo aveva 26 anni e veniva dal Mali. Era in Italia da circa 8 anni e aveva un regolare permesso di soggiorno. L’agente che ha sparato è stato iscritto nel registro degli indagati

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Moussa Diarra aveva 26 anni e veniva dal Mali. Nelle scorse ore ha aggredito con un coltello un agente della Polfer alla stazione Porta Nuova di Verona: il poliziotto ha reagito sparandogli e uccidendolo. Il ragazzo era in Italia da circa 8 anni e qui aveva un fratello. 

Il 26enne era in regola

Diarra "era in regola con il permesso di soggiorno". Lo ha detto, in una conferenza stampa in municipio, l'assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi, che nella mattina di lunedì ha anche incontrato la questore Rosaria Amato. Diarra Moussa si era visto respingere la richiesta di asilo come rifugiato. "È un immigrato regolare, stava lavorando, aveva un percorso di integrazione avviato. Bisogna capire cosa abbia fatto di lui una persona aggressiva in quel modo quella tragica mattina", ha detto Zivelonghi parlando del 26enne maliano. “È un fatto drammatico - ha aggiunto - che credo segnerà anche la vita del poliziotto". I consiglieri di minoranza in Comune hanno sollecitato l'assessora a dimettersi. "Chi chiede le mie dimissioni - ha replicato - si dimostra quello che è, anche il ministro Salvini ha dato l'esempio banalizzando una vicenda così tragica. Sul fronte della sicurezza possiamo dire che l'apparato ha reagito: c'è stata un'aggressione e la reazione c'è stata. Chiediamoci caso mai perché il poliziotto aveva solo quello strumento e perché si è visto costretto a reagire in quel modo". 

Il lavoro nei campi e le strutture di accoglienza

Diarra ha lavorato a lungo nelle campagne del Veronese e nel tempo è stato ospite prima del Samaritano, una struttura d’accoglienza per persone senza fissa dimora e gestita dalla Caritas, e in seguito del Ghibellin Fuggiasco dell’associazione Paratod@s. Un operatore di quest’ultima ha detto a Repubblica che il 26enne aveva un lavoro, anche se “il padrone gli doveva ancora 300 euro di stipendio e i problemi coi documenti lo tormentavano”. Secondo quanto riferito da un amico, Diarra negli ultimi tempi cercava sempre più spesso l’isolamento. Ilfattoquotidiano.it scrive che il ragazzo aveva di recente perso il padre. 

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Indagato il poliziotto che ha sparato 

Diarra era conosciuto anche dalla Ronda della Carità, che offre alcuni servizi a molti migranti (pasti, docce e coperte). L’ex presidente Alberto Sperotto ha commentato la sua morte sui social: “Invece, mi mancherai”. È una risposta a quanto detto - con conseguente strascico di polemiche - dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini: “Con tutto il rispetto non ci mancherà. Grazie ai poliziotti per aver fatto il loro dovere”. Intanto, l'agente della Polfer che ha sparato è stato iscritto nel registro degli indagati. Il quadro nel quale procede l'indagine, si apprende da fonti giudiziarie, è la legittima difesa da parte del poliziotto. Si vuole però accertare se vi sia stato o meno un superamento di questo perimetro. Anche per consentirgli di nominare propri periti per gli accertamenti forensi, l'agente è stato iscritto nel registro con l'ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa. 

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Il sit in 

A Verona, proprio davanti alla stazione, Paratod@s ha organizzato un sit in per ricordare il 26enne. In queste ore il giovane si sarebbe dovuto trasferire nel nuovo spazio che gli attivisti di Paratodos e di altre associazioni hanno occupato a Quinzano, un'area di proprietà comunale abbandonata da 20 anni.

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