Introduzione
I cittadini stanziati in zone della Penisola classificate come a rischio frane sono 5.707.465: quasi un decimo di tutti gli abitanti (9,6%) italiani. Nelle stesse aree operano 405.240 imprese. Nei territori a elevato rischio alluvione vivono invece 2.431.847 di italiani e lavorano 225.874 aziende. Sono i numeri contenuti in una rilevazione sui rischi idrogeologici che Confartigianato presenterà nell’ambito della Settimana per l’energia e la sostenibilità, tra il 21 e il 27 ottobre. "Siamo un Paese a rischio. Sono in gioco vite umane, attività economiche, il nostro patrimonio culturale", avverte il presidente di Confartigianato Marco Granelli.
Il report evidenzia anche come le insidie legate al cambiamento climatico siano temute più in Italia che nel resto d'Europa: è il 44% dei nostri connazionali a sentirsi esposto a eventi meteorologici estremi, a fronte del 38% percepito in Ue. E i timori sono fondati: nel 2023 si sono verificati 378 eventi climatici "di grave impatto" (+22% in un anno).
Quello che devi sapere
Oltre 8 mln di italiani vivono in zone a rischio frane o alluvioni
- Quasi sei milioni di italiani vivono in zone della Penisola a rischio frane. Nelle stesse aree operano 405mila imprese. Poco meno di 2 milioni e mezzo di cittadini – e 226mila imprese - risiedono invece in territori dove il pericolo più grande è quello delle alluvioni. Entrambi i fenomeni, sempre più frequenti in Italia come in molte altre parti del mondo, tra il 2013 e il 2022 hanno causato danni economici enormi: 5 miliardi di euro ogni anno. Sono i numeri contenuti in una rilevazione sui rischi idrogeologici che Confartigianato presenterà nell’ambito della Settimana per l’energia e la sostenibilità, tra il 21 e il 27 ottobre. "Siamo un Paese a rischio. Sono in gioco vite umane, attività economiche, il nostro patrimonio culturale", dice il presidente di Confartigianato Marco Granelli
Per approfondire:
Maltempo, allagamenti e frane da Nord a Sud. Le immagini dei danni. FOTO
Le zone a rischio frane
- In particolare, i cittadini stanziati in zone a rischio frane sono 5.707.465: quasi un decimo di tutti gli abitanti (9,6%) italiani. Nelle stesse aree operano 405.240 imprese, sono presenti 1.867.094 edifici e 38.153 beni culturali. Da notare che nelle aree a rischio frane superiore alla media, dal 2018 a oggi la popolazione è aumentata dell’1,7%, gli edifici del 2,7%, le imprese dell’1,8% e i beni culturali del 7%
Le zone a elevato rischio alluvione
- Nelle località a elevato rischio di alluvione vivono invece 2.431.847 italiani e lavorano 225.874 aziende. Gli edifici presenti sono 623.192 e i beni culturali 16.025. Anche il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri ha stimato il numero di abitanti che vivono in terreni dove preoccupa il pericolo alluvioni: i dati delle zone ad alto rischio coincidono con quelli diffusi da Confartigianato – 2,4 milioni - mentre salgono a 6,8 milioni quelli che "risiedono in aree a rischio alluvionale medio". Complessivamente si tratta del 15% della popolazione. Gli edifici "in posti ad alto e medio rischio sono 2,1 milioni". Le regioni maggiormente in pericolo per gli effetti del maltempo, sottolinea il Centro studi, "sono l’Emilia-Romagna, la Toscana, la Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria", e sebbene 12,2 milioni di abitanti dello Stivale vivano in aree dove il rischio è considerato basso, gli studiosi tengono a evidenziare che "sempre di rischio si tratta"
Tra siccità e piogge torrenziali
- Il dossier degli ingegneri specifica che "ad essersi aggravata non è la fragilità geomorfologica in sé, ma la virulenza con cui determinati agenti agiscono sul territorio, determinando fenomeni di dissesto". Si citano in particolare l'alternarsi "di lunghi periodi di siccità a piogge torrenziali". Il quadro attuale è anche il risultato di politiche sbagliate: "Le risorse pubbliche disponibili sono state prevalentemente devolute a interventi emergenziali, cioè successivi a eventi catastrofici, mentre minore spazio è stato dedicato alla prevenzione con una prospettiva di medio-lungo periodo"
Timore per eventi estremi più sentito in Italia che nel resto dell'Ue
- Tornando al report di Confartigianato, l'analisi evidenzia anche come gli effetti negativi del cambiamento climatico siano temuti particolarmente dalla popolazione italiana, più preoccupata rispetto alla media europea di quello che ha in serbo il futuro: è il 44% dei nostri connazionali a sentirsi esposto a eventi meteorologici estremi, a fronte del 38% percepito in Ue
Disastri geologici e inondazioni
- Lo scarto è ben più ampio se si considera la preoccupazione per eventuali disastri geologici. La prospettiva spaventa il 31% degli italiani, oltre il doppio della media europea (ferma al 13%). E sempre il 31% degli italiani dichiara di sentirsi vulnerabile alle inondazioni, cinque punti sopra la media Ue
378 eventi climatici di grave impatto nel 2023
- Le paure diffuse in Italia sono fondate. Soltanto lo scorso anno, emerge dalla ricerca, si sono contati 378 eventi climatici classificati "di grave impatto", in aumento del 22% rispetto a quelli del 2022
L’appello a usare le risorse del Pnrr
- Data la situazione, da Confartigianato arriva un appello a usare “rapidamente le risorse del Pnrr” da investire in “azioni di tutela dell’ambiente, con la messa in sicurezza delle zone colpite dal dissesto, la realizzazione di opere e infrastrutture adeguate, la manutenzione ordinaria con controlli costanti per verificarne tenuta ed efficienza".
Per approfondire:
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