L’ultimo sviluppo legato all'inchiesta "Due curve" riguarda Daniele Cataldo, uomo di fiducia del capo ultrà milanista Luca Lucci, che è stato fermato per il tentato omicidio a colpi di pistola, avvenuto il 12 aprile 2019, in pieno centro a Milano, di Enzo Anghinelli, altro esponente della curva milanista coinvolto in procedimenti di droga
Si allarga ancora l’inchiesta che sta riguardando gli ultras di Inter e Milan. L’ultimo sviluppo riguarda Daniele Cataldo, uomo di fiducia del capo ultrà milanista Luca Lucci, che è stato fermato per il tentato omicidio a colpi di pistola il 12 aprile 2019, in pieno centro a Milano, di Enzo Anghinelli, altro esponente della curva milanista coinvolto in procedimenti di droga. Il fermo è arrivato dopo le indagini condotta dalla Squadra mobile di Milano, coordinate dai pm Paolo Storari, titolare della medesima inchiesta sulle curve, insieme al collega Leonardo Lesti.
La vicenda Anghinelli
Anghinelli era rimasto gravemente ferito dopo un agguato avvenuto in via Cadore, in zona Porta Romana. L'ultrà rossonero, che era a bordo della sua auto e fermo al semaforo, era stato affiancato da uno scooter con a bordo due persone, uno dei due quali secondo l'accusa sarebbe stato Cataldo, che hanno sparato diversi colpi. Anghinelli venne poi operato per le ferite e ne uscì solo dopo due mesi. Lucci, altro leader della curva già in carcere con l'accusa di associazione per delinquere, risulta indagato per concorso nel tentato omicidio. Il contesto dell'agguato, da quanto si è saputo, sarebbe stato un contrasto all'interno del mondo delle curve e in particolare della Sud milanista. Già una quindicina di anni fa Anghinelli era ritenuto uno dei "punti di riferimento" dello smercio di stupefacenti in città e aveva patteggiato a Milano una pena di 3 anni per traffico di droga, per fatti commessi tra aprile e luglio 2018.
Le prove a carico di Cataldo
Tra le prove a carico di Cataldo, secondo quanto emerso, ci sono anche le confidenze fatte alla moglie, in cui lui le spiega che Anghinelli, sentito dagli investigatori, "mi ha accusato" per "quello che abbiamo fatto", ossia di essere stato l'autore con altri del suo tentato omicidio. Parole alle quali lei reagisce dicendo che prima o poi "vi farà arrestare tutti quanti". Questo quanto sottolineato nel provvedimento di fermo dei pm Milano eseguito oggi nei confronti dell'ultrà milanista.
I calciatori sentiti dagli inquirenti
Intanto stanno proseguendo gli approfondimenti. Negli scorsi giorni il calciatore e capitano del Milan Davide Calabria è stato sentito dalla Squadra mobile di Milano, su delega della Dda, come persona informata sui fatti proprio nell'ambito dell'inchiesta "Due Curve" che ha portato ad azzerare con diversi arresti i direttivi del tifo organizzato di Inter e Milan con le accuse di associazione per delinquere. Calabria risulta presenta negli atti d'indagine per un incontro che aveva avuto l'8 febbraio 2023 all'interno di un locale di Cologno Monzese con il leader della curva Sud Milano, lo stesso Lucci insieme a Giancarlo Capelli, detto "il Barone". Dagli accertamenti dei poliziotti, che avevano notato il capitano rossonero durante un servizio di osservazione, non era emerso il motivo di tale colloquio. Oggi è stato sentito anche il centrocampista nerazzurro Hakan Calhanoglu a proposito dei suoi presunti rapporti con gli ultrà nerazzurri. Il giocatore turco ha ammesso di essersi incontrato con Marco Ferdico e Andrea Bellocco, i capi della Curva Nord, ma di non essere mai uscito a cena con loro. Convocato come testimone, il centrocampista dell'Inter, ha raccontato che, nonostante le raccomandazioni della dirigenza del club di evitare di avere qualsiasi contatto con gli ultrà, avrebbe avuto, invece, qualche incontro anche per ricambiare gli attestati di solidarietà ricevuti quando all'epoca del terremoto nel suo Paese, nel 2013, è apparso sugli spalti uno striscione con scritto "vicini a Siria e Turchia. Calha uno di noi". Un gesto da lui molto apprezzato e che ha contraccambiato donando alla curva Nord alcune sue maglie indossate in campo da regalare ai bimbi ricoverati in ospedale.