Tragedia Hotel Rigopiano, i ricordi dei sopravvissuti 7 anni dopo la valanga

Cronaca
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Era il 18 gennaio 2017 quando la neve travolse il resort di Farindola (Pescara), lasciando senza vita sotto le macerie 29 persone. I superstiti sono 11. E alcuni dei loro racconti sono stati raccolti nel nuovo podcast "E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano" di Pablo Trincia, in anteprima esclusiva su Skytg24 Insider dal 28 settembre

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Sono passati più di 7 anni dalla tragedia di Rigopiano: era il 18 gennaio 2017 quando una valanga travolse il resort di Farindola (Pescara), lasciando senza vita sotto le macerie 29 persone. I sopravvissuti sono 11. E alcuni dei loro ricordi sono raccolti nel nuovo podcast "E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano" di Pablo Trincia, in anteprima esclusiva su Skytg24 Insider dal 28 settembre.

Prima della tragedia

Nei giorni prima della tragedia, l’Abruzzo era stato colpito da intensissime nevicate e le strade si percorrevano con difficoltà. Nella zona dell’hotel Rigopiano, in particolare, la neve aveva reso difficilissimo raggiungere la struttura. Fabio Salzetta, il manutentore dell’hotel, aveva cercato di pulire quanto più possibile l'area dell’albergo dalla neve che si stava accumulando sempre più: "Cercavamo di allargare il più possibile, di allontanare più neve possibile. Era un continuo avanti e indietro, avanti e indietro, un impazzimento. Non finiva mai. Tutto il lunedì, tutto il martedì. Ho dormito un paio d'ore a notte, poi il mercoledì mattina, il mercoledì 17, non ce la facevamo più. C'erano almeno tre metri e mezzo di neve. Ti fermavi mezz’ora e già aveva fatto un manto di almeno 15-20 centimetri per volta. È stato un continuo, senza sosta, per quanta neve scendeva". E la sera di mercoledì 17, quando gli ospiti erano saliti in camera, Fabio, unico in tutto l’hotel, era rimasto sveglio a combattere una battaglia già persa: quella contro la neve.

DA SX, ALTO: Jessica Tinari, Marinella Colangeli, Roberto Del Rosso, Cecilia Martella, Ilaria Di Biase, Pietro Di Pietro, Marco Vagnarelli e Paola Tomassini.
DA SX, SECONDA RIGA: Alessandro Riccetti, Luciano Caporale e Silvana Angelucci, Stefano Feniello, Marco Tanda, Marina Serraicco e Domenico Di Michelangelo.
DA SX, TERZA RIGA: Emanuele Bonifazi, Luana Biferi, Claudio Baldini e Sara Angelozzi, Linda Lanzetta, Gabriele D'Angelo, Nadia Acconciamessa.
DA SX, QUARTA RIGA: Alessandro Giancaterino, Valentina Cicioni, Faye Dame, Tobia Foresta e Barbara Iudicone, Sebastiano Di Carlo, Barbara Nobilio. Roma, 27 gennaio 2017. ANSA/

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"Ho sentito come una specie di bomba"

Arrivano le 16:41:59 del 18 gennaio 2017: a seguito di alcune scosse sismiche, dal Monte Siella si stacca una valanga di 120mila tonnellate che scende a valle e alle 16:43:20 colpisce l'Hotel Rigopiano. Nella struttura ci sono 40 persone: 28 clienti, tra cui quattro bambini, e 12 membri dello staff. Francesca Bronzi, una dei superstiti, ripercorrendo quegli attimi terribili, quelli in cui la massa nevosa ha impattato contro la struttura alberghiera, racconta: "Ho sentito come una specie di bomba. Una cosa che è esplosa, perché ricordo che mi è arrivato addosso tutto quello che era nel camino. E poi ricordo di essere volata insieme alla poltrona". Tra i sopravvissuti c’è anche Giampaolo Matrone (rimasto intrappolato sotto la neve per 62 ore prima di essere salvato, ndr), che di quegli istanti ricorda: "È arrivato come quando arriva la metropolitana ma 100 metropolitane tutte quante insieme. Arriva una bordata di vento, vento forte, forte, forte e mi prende proprio da sotto al sedere e mi fa volare. Provo ad aggrapparmi con le mani, destra e sinistra, mi aggrappo così, non trovo niente e casco, casco per terra e ho sentito una bomba. Proprio un'esplosione. Stop. Silenzio".

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"Ho visto tutto bianco. Non c’era più niente"

Anche il manutentore Salzetta ricorda con precisione cosa accadde: "Il tempo di entrare e mettere il piede nel vano caldaie, e mi si è chiusa la porta dietro di me". "All'inizio mi misi a ridere, convinto che era della neve caduta dal cornicione. Ho detto ‘Mi ha chiuso la porta. Va bene, ho detto tutti sti problemi, mo pure questa’". Passano i minuti: "All’interno si cominciò anche a mettere del fumo della caldaia perché il comignolo era proprio sepolto, tutto il tetto era... tutto sommerso. Cominciai a scavare nella fessura che era rimasta lì, alla porta, tutta piegata. Cominciai a mettere una mano per vedere se trovavo il vuoto dietro quella neve e lì non c'era modo di uscire". Allora Fabio si sposta verso un altro lato del locale caldaia, dove a un metro e mezzo da terra c’è un piccola finestra chiusa da un’inferriata. Stavolta prova a urlare, ma di nuovo non gli risponde nessuno. Poi con un martello riesce a rompere un paio di sbarre dell’inferriata. Sotto la finestra c’è un fossato dove scorre un ruscello: si infila nello spiraglio e si arrampica verso l’alto. "Sono salito sopra e ho visto tutto bianco. Non c’era rimasto più niente. Completamente bianco. L'hotel non c'era più davanti a me. Si vedeva solo la neve. Ho cominciato a camminare, camminare quando mi sono ritrovato con... ho visto la punta di un albero conficcato in una stanza dell’hotel spostata di 30, 20, 30 metri almeno in avanti. Arrivai al centro. Mi voltai verso la montagna e c'era tutto quel canalone bianco. E lì ho capito che era una valanga".

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"Una montagna di neve"

Giampiero Parete, uno degli ospiti dell’hotel, si è salvato per pochi secondi: "Sono andato in macchina, e come ho aperto lo sportello, ho sentito questo scroscio, questo rumore di rami che si muovevano, si rompevano, una cosa strana, come se venisse qualcosa verso di me, ma qualcosa di pericoloso, proprio forte. E non ho nemmeno abbassato lo sportellone della macchina". "Avevo un albero davanti a me", prosegue, "e d’istinto, non so che mi ha detto la testa, sono andato verso quell’albero, come se mi volevo riparare da qualcosa; un un orso, non so, che mi diceva la testa, qualcosa di grosso stava venendo verso di me. E niente. Dopo una frazione di secondo mi sono trovato per terra con un po’ di neve che mi era arrivata sopra e dopo mi sono andato a girare e praticamente ho visto una montagna di neve con delle macchine conficcate là".

La lunga attesa dei soccorsi

Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, al momento della valanga, erano seduti su un piccolo divano di vimini, appoggiato alla parete esterna della hall. Sono stati trascinati assieme alla struttura per decine di metri. "Avevo dietro di me un foro piccolo così, tre centimetri. Ci ho ficcato tutto il braccio, non so come, e sono andata a capire dietro cosa avevo, e ho trovato della neve", racconta Giorgia ricordando i tentativi di capire dove si trovasse dopo l'impatto. La donna ricorda anche di aver smistato la neve "e ci mangiavamo quella". Poi, sulle lunghissime ore di attesa e, infine, sull'arrivo dei soccorsi, spiega: "Dopo un giorno, dopo un giorno e mezzo, ci siamo iniziati a fare delle domande perché non sentivamo niente. Niente. Perché noi avevamo la neve che ha attutito i rumori, quindi non sentivamo sopra". Nel tardo pomeriggio di venerdì 20 gennaio, però, finalmente, si sente qualcosa, delle voci che chiamano. Ed è in quel momento che l'incubo volge al termine: i soccorritori "hanno iniziato ad aprire dei varchi", così da procedere con i salvataggi.

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