Sono passate tre settimane dalla morte della 33enne, uccisa a coltellate mentre camminava di notte da sola, a Terno d’Isola. Ieri sono stati ascoltati per quasi 7 ore i genitori, come persone informate sui fatti. Oggi è toccato alla madre di Sergio Ruocco e agli zii materni. Si scava nella vita privata della vittima alla ricerca di un indizio che possa aiutare nelle indagini. Le varie piste emerse, si sono al momento rivelate infondate o inconsistenti
L’omicidio di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa a coltellate tre settimane fa, di notte mentre camminava da sola, a Terno d’Isola, continua a rimanere un mistero. Gli inquirenti negli ultimi giorni hanno sentito i parenti della vittima, per provare a trovare qualche indizio su di lei che possa aiutare a fare luce sul delitto. Dopo la sorella, il fratello e il cognato, sentiti lunedì per quasi sei ore dai carabinieri, ieri ad esseri ascoltati per circa 7 ore sono stati, di nuovo, i genitori Maria Teresa Previtali e Bruno Verzeni. Questa mattina invece è toccato per 3 ore a Maria Rosa Sabadini, la mamma di Sergio Ruocco, compagno di Sharon, e nel pomeriggio agli zii materni della vittima. Intanto emerge che per due volte un residente di via Castegnate, dove è stata uccisa Sharon Verzeni, è stato sentito dai carabinieri. Inizialmente aveva riferito che al momento del delitto stava dormendo, ma c'è una telecamera che lo ha ripreso sul balcone a fumare mentre passava una persona in bicicletta che potrebbe dare informazioni preziose sul delitto. E quando i militari glielo hanno fatto notare ha risposto di non ricordare e che comunque ha problemi di vista e di udito.
Interrogatorio dei genitori durato 7 ore
I genitori di Sharon Verzeni sono arrivati al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo nel primo pomeriggio di ieri, attorno alle 14.30, e sono entrati in caserma per essere interrogati dai carabinieri del reparto operativo che indagano sull'omicidio della figlia. Sono usciti alle 22 di sera, dunque oltre sette ore dopo il loro ingresso. I due si sono allontanati in auto per tornare alla loro casa di Bottanuco e non hanno rilasciato dichiarazioni ai cronisti presenti fuori dalla caserma. Non è noto il contenuto dei loro interrogatori (sono stati sentiti come persone informate sui fatti e dunque senza un avvocato), ma si presume che gli inquirenti si siano concentrati sulla vita privata di Sharon, nella quale i carabinieri stanno scavando per cercare una possibile spiegazione al delitto e risalire così all'assassino.
Si scava nella vita di Sharon
Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio, vogliono scavare a fondo nella vita privata della donna e in questo contesto stanno sentendo ripetutamente tutti i familiari, alla ricerca di uno spunto, di un ricordo, insomma di qualcosa che possa indirizzarli sulla pista giusta. Non è escluso che nei prossimi giorni possa essere ancora sentito (sarebbe la terza volta) anche il compagno di Sharon, Sergio Ruocco.
Lettera anonima sul luogo dell'omicidio: "Chi sa, parli"
"Caino è chiunque non parli, chiunque non dica la verità. Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò. Non siate complici di questa brutalità: Sharon è figlia di tutti, è una parte della nostra vita. Chi sa non volga le spalle, non si nasconda, ma abbia il coraggio di dare giustizia a una vita". Sono alcuni dei passaggi di una lettera anonima e scritta a mano con la penna blu, comparsa oggi pomeriggio in via Castegnate, nel punto in cui è stata uccisa Sharon Verzeni. La lettera - scritta su un foglio A4 inserito in una busta in plastica e affissa al muretto sopra e intorno ai mazzi di fiori - è un appello a chiunque possa aver visto qualcosa di utile alle indagini, perché si faccia avanti con gli inquirenti. "Niente è come prima, nessun respiro, nessun attimo di vita. Il pensiero è fisso su Sharon e sulla parola perché? La vita è ferma a quella notte - prosegue la lettera -.La parola perché è la prima del mattino e l'ultima della giornata. Ogni giorno è così, ogni giorno è angoscia".
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Le piste senza esito
Nelle ultime ore si è parlato della frequentazione di Sharon, anche assieme al compagno Sergio Ruocco, di un gruppo di Scientology a Gorle, sempre nella Bergamasca, e di una lite di coppia proprio su questo aspetto. Lite che però proprio Ruocco - idraulico di 37 anni, un alibi di ferro perché a casa durante l'omicidio (con le telecamere attorno che non l'hanno infatti immortalato) - ha smentito categoricamente. È emerso anche un problema per il pagamento di alcuni corsi, pare piuttosto oneroso, ma questo aspetto non sarebbe ritenuto di rilievo per chi indaga. Una storia "di un anno fa" conclusa in una sera, ha assicurato il fratello di Sharon. In tre settimane intense di indagini su tutti i fronti, ancora non è chiaro se l'omicidio sia maturato negli ambienti vicini a Sharon, oppure se sia stata opera di uno squilibrato che avrebbe agito a caso. Di certo non a scopo di rapina, visto che la donna aveva ancora con sé il cellulare con cui è riuscita a chiamare i soccorsi, e non al culmine di un litigio, considerato che Sharon non ha fatto neppure in tempo a difendersi quando è stata colpita da quattro coltellate nette, di cui tre, profonde, ne hanno causato un'emorragia interna che si è rivelata fatale. Una violenza che solitamente nasconde un preciso accanimento nei confronti di chi si colpisce.
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Le ultime novità
"Finora - ha detto uno dei fratelli di Sergio Ruocco - non ci siamo fatti nessuna idea di chi potrebbe essere il colpevole. Ipotizziamo che potrebbe essere una persona che magari la cercava al bar" e che è stato respinto. Eppure dalla vita di Sharon - barista in un locale di Brembate, il 'Vanilla', dove tutti la ricordano come affabile ma riservata - non sono emerse ombre. Dalle riprese video della zona (e oltre) si vedono una ventina di soggetti aggirarsi a Terno e dintorni: ombre, più che altro, che gli inquirenti stanno ancora cercando. Il killer, invece, non sarebbe stato mai ripreso, forse per fortuna o per accortezza. La speranza è che le tracce, genetiche, siano rimaste sugli abiti e sul corpo della vittima. Una risposta in tal senso è attesa proprio dai laboratori del Ris, dove sono sotto esame gli abiti di Sharon, alcuni campioni prelevati durante l'autopsia e qualche coltello recuperato nella zona del delitto.