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Inchiesta Venezia, Boraso pronto alle dimissioni. Opposizioni lasciano Consiglio comunale

Cronaca
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Il sindaco Luigi Brugnaro è sotto indagine per le trattative legate alla vendita dell'area dei Pili all'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore. In più, un immobile comunale sarebbe stato venduto a 4 milioni meno del suo valore, per facilitare l'affare. Lui si difende: "Ho sempre fatto gli interessi della città". In tutto sono 18 gli indagati

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"Si va avanti": è questa l'indicazione del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro agli esponenti della maggioranza comunale di centrodestra, convocati per un vertice stamani nella sede municipale di Mestre, il giorno dopo il blitz della Guardia di Finanza per la maxi inchiesta per corruzione che lo vede indagato per corruzione. "Sarò io stesso a chiedere di inserire all'ordine del giorno la questione, in uno dei prossimi Consigli Comunali, per riferire a voi consiglieri e a tutta la città, non tanto sulle questioni giudiziarie, che a questo punto saranno affrontate nella sede loro propria, quanto sulle questioni di natura politica e amministrativa collegate ed inerenti all'indagine stessa", ha scritto in un messaggio letto in apertura al Consiglio comunale al quale non ha partecipato. "Non oggi - ha aggiunto però Brugnaro - perché non ho alcuna intenzione di trasformare l'aula in un campo di battaglia". Ieri, 16 luglio, sette persone sono finite ai domiciliari, due in carcere - tra cui l’assessore comunale alla Mobilità Renato Boraso, che ora è pronto a dimettersi - e in 18 hanno scoperto di essere indagate. L'inchiesta è legata alla vendita di aree pubbliche e di palazzi comunali. La bufera, per proporzioni, è seconda solo all'inchiesta sugli appalti del Mose, che 10 anni fece scattare 35 arresti. 

Opposizioni abbandonano il Consiglio comunale a Venezia

E oggi è stato caos in Consiglio comunale: le opposizioni di centrosinistra hanno abbandonato i lavori dopo che la maggioranza si è opposta a una sospensione dell'ordine del giorno per convocare il sindaco Brugnaro. La decisione è stata comunicata dal capogruppo del Pd, Giuseppe Saccà, dopo l'ennesima sospensione dei lavori in cui la minoranza aveva ribadito la richiesta di sentire il sindaco in seduta straordinaria. "Una pagina vergognosa che voi avete scritto", ha affermato Saccà, che ha annunciato l'avvio di una raccolta di firme per la richiesta di una seduta straordinaria per la convocazione di Brugnaro, invitando i consiglieri di opposizione ad abbandonare l'aula consiliare. I manifestanti presenti in aula sono a loro volta usciti fuori dal palazzo di Ca' Farsetti. I lavori del Consiglio sono poi ripresi secondo programma e in presenza dei soli consiglieri di maggioranza.

Perché Brugnaro è indagato

La vicenda che tocca Brugnaro in prima persona riguarda le trattative per la vendita dell'area dei Pili, zona che aveva comprato prima di essere eletto, all'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore. In più, un immobile comunale sarebbe stato venduto a 4 milioni meno del valore, secondo gli inquirenti "per facilitare l'affare". Brugnaro aveva acquistato l’area dei Pili - affacciata sulla Laguna - a cinque milioni di euro. Poi era diventata una zona di lottizzazione, per cui era stata avviata una trattativa (fallita) proprio con Chiat Kwong Ching. Quattro ettari e mezzo di terreni, inquinati dalle lavorazioni di Marghera, finiti sotto il controllo di 'Porta di Venezia', facente sempre capo a Brugnaro, ma con "gestore di fatto" - scrive la Procura - il vice capo di gabinetto in Comune Derek Donadini, anche lui indagato insieme al capo di gabinetto Morris Ceron. Nel 2017 l’area finì in mano a un blind trust di diritto newyorkese creato dal sindaco, forse per parare le accuse di conflitto di interessi. Su questi meccanismi indaga la Guardia di Finanza. Brugnaro, Ceron e Donadini, si legge nell'ordinanza, "concordavano con Ching il versamento di un prezzo di 150 milioni di euro in cambio della promessa di far approvare il raddoppio dell'edificabilità e l'adozione delle varianti urbanistiche necessarie per l'approvazione del progetto edilizio". Brugnaro sui Pili precisa: "Quella è un'area già edificabile da prima della mia amministrazione". Ma i magistrati non credono a questa versione: scrivono che gli stessi Brugnaro, Ceron e Donadini, in un incontro a Venezia "concordavano con Ching la cessione dell'immobile comunale Palazzo Papadopoli al prezzo di oltre 10 milioni di euro, inferiore al valore di 14 milioni... e ciò al fine di facilitare le trattative con Ching per la cessione del terreni dei Pili, di proprietà del Brugnaro". La riduzione del valore dell'immobile è poi effettivamente avvenuta, tramite "atti contrari ai doveri di ufficio posti in essere da Brugnaro, da Ceron e Donadini, che agivano per conto del primo".

Brugnaro: "Sempre svolto l'incarico di sindaco come servizio alla comunità"

"In cuor mio ed in coscienza so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l'incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici, in trasparenza e in totale onestà", ha detto sempre Brugnaro nel messaggio letto in Consiglio, dichiarando "di essere e restare a disposizione della magistratura per chiarire tutte le questioni poste". La richiesta di inserire l'argomento dell'indagine in una prossima seduta, per il sindaco non potrà però avvenire "senza aver analizzato nei dettagli tutta la situazione, per poter poi intervenire a ragion veduta".

L'avvocato di Brugnaro: "Non capiamo il senso dell'accusa"

"Non capiamo perché Luigi Brugnaro sia indagato, non ci sono state perquisizioni e sequestri, abbiamo ricevuto solo una pagina e mezza di avviso di garanzia e come da procedura non ci è stata consegnata alcuna altra carta. Non riusciamo a capire il senso dell'accusa - dice all'ANSA Rampinelli, l'avvocato di Brugnaro - per noi è inimmaginabile sentir parlare di corruzione. Non riusciamo a spiegarci il perché. Il sindaco è esterrefatto. La vicenda dei Pili è inspiegabile perché acquisita prima della candidatura a sindaco, ed era già edificabile per un notevole volume, una città praticamente". E su Palazzo Papadopoli, Rampinelli spiega che "era stata fatta una prima asta con stima a circa 14 milioni di euro, era andata deserta e dopo tempo, e con una seconda stima, il prezzo si è abbassato ed è stato venduto con un'asta pubblica nella massima trasparenza con un solo partecipante che l'ha vinta. Se poi atti di altre persone toccano Brugnaro - conclude - le valuteremo ed agiremo di conseguenza".

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L’arresto di Boraso

All'assessore Boraso, ex Forza Italia transitato sotto le insegne della 'lista Brugnaro' e in Coraggio Italia - movimento fondato da Brugnaro assieme a Giovanni Toti - la Procura di Venezia contesta 11 episodi di corruzione, concussione e autoriciclaggio: vicende dal 2015 a oggi, tra cui anche la già citata vendita al ribasso di Palazzo Papadopoli. Per l'accusa Boraso, all'epoca assessore al Patrimonio, si sarebbe fatto consegnare 73.200 euro dagli emissari del magnate di Singapore Chiat Kwong Ching, con fatture alla sua società "Stella consulting" per consulenze inesistenti, nel 2017 e nel 2018. Cifre poi girate ad altre due sue aziende. "Ha sistematicamente mercificato la propria pubblica funzione, svendendola agli interessi privati", pensa il gip. In un'intercettazione finita agli atti il sindaco lo metteva in guardia: "Tu non mi ascolti, tu non capisci un c… Mi stanno domandando che tu domandi soldi, tu non ti rendi conto, rischi troppo… Se io ti dico di stare attento, ti devi controllare". E in un'altra intercettazione, si sente Boraso dire: "Bisogna fare una causa di 10 milioni di euro di danni al Comune, che ci ha preso per il c... come ho sempre detto". L'intercettazione citata nell'ordinanza del gip viene definita dal giudice "rivelatrice della completa immedesimazione con l'interesse privato della società Park 4.0 srl da parte dell'assessore, che dovrebbe esclusivamente perseguire l'interesse del Comune e che invece arriva al punto di proporre una causa milionaria contro il Comune (che in teoria dovrebbe rappresentare)".

Le altre persone coinvolte nell’inchiesta

In cella anche l'imprenditore edile Fabrizio Ormenese. "Ascoltami, quando è a posto con l'operazione, siccome tu mi hai dato una mano e tutto, io ti faccio un bonus di duecentomila. Non ti ho detto niente. Tu non sai niente", prometteva in un'intercettazione a Renato Boraso. Il contesto è relativo alla vendita di un terreno dell'Immobiliare Venezia nel 2022, per la quale Boraso avrebbe chiesto 40mila euro tramite fatture fittizie. Appresa la notizia, nota il Gip Alberto Scaramuzza, l'assessore risponde "va bene" e Ormenese ribadisce che l'ulteriore cifra esula dalla fattura già emessa. Agli arresti domiciliari sono finiti invece altri sette funzionari comunali e di partecipate pubbliche, tra le quali l'azienda dei trasporti comunale Actv. Per altri sei indagati è stata disposta l'interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici. In tutto gli indagati sono 18; tra essi anche il direttore generale dell'Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti, Fabio Cacco.

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