Rigettate le richieste di annullamento delle condanne dei primi due gradi di giudizio: fu lui, per i giudici, a uccidere lo zio e poi a sbarazzarsi del suo corpo la sera dell'8 ottobre 2015. Nella serata di lunedì i Carabinieri sono andati nell'abitazione sul Lago di Garda dove risulta essere residente: lui non c'era
È stato Giacomo Bozzoli a uccidere e a sbarazzarsi del corpo di suo zio Mario, l’imprenditore di Marcheno – nel Bresciano – svanito nel nulla l’8 ottobre 2015, quando aveva 52 anni, e di cui non è mai stata ritrovata la salma. Dopo nove anni dall’inizio della vicenda, la Cassazione ha confermato oggi la condanna all’ergastolo già stabilita nel primo e nel secondo grado di giudizio dalle corti di Brescia. Bozzoli, 40 anni a luglio, in tutto questo tempo è sempre rimasto in libertà. Per i giudici gettò lo zio nel forno della fonderia di famiglia, di cui era titolare insieme al fratello Adelio (padre di Giacomo). Oggi non era in aula a Roma a seguire l’udienza, ma – stando alle parole del padre – si trovava nella sua abitazione sul lago di Garda. Intorno alle 20, quando i Carabinieri si sono presentati lì, però, non c’era.
La vicenda
I difensori avevano provato a far annullare le prime due sentenze per "vizi procedurali", ma la richiesta è stata rigettata dalla Cassazione. Nella serata dell’8 ottobre 2015, si è ricostruito, la vittima fece l’ultima telefonata, rivolta alla moglie, intorno alle 19.15. Si parlava di una cena in una trattoria vicino a casa. Alle 19.18 si verificò una fumata anomala nel forno grande della fonderia: è in quel momento che il corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato dato alle fiamme. Già dal giorno successivo alla sua scomparsa si iniziò a pensare all’omicidio. Soltanto sei giorni dopo, un’altra morte: Giuseppe Ghirardini, operaio della fonderia, venne trovato senza vita a Case di Viso, in Valcamonica. Fu un suicidio spinto dal senso di colpa: Ghirardini nelle carte della Corte d’assise d’appello di Brescia viene indicato come l’unica di due persone che, oltre a Giacomo Bozzoli, gravitavano intorno al “ristretto ambito spaziale e temporale” dell’omicidio. E a casa sua furono trovati 5mila euro in contanti, forse il compenso per la sua partecipazione alla distruzione del cadavere. L’altro nome fatto è quello di Oscar Maggi: le indagini a suo carico si sono chiuse da poco e a breve la Procura chiederà il rinvio a giudizio per concorso in omicidio.
I moventi
I giudici dell’appello, nel 2022, parlavano di Giacomo Bozzoli come dell’unica persona in cui “è risultato coesistere, unitamente all'odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l'interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. Lo zio era "colpevole a suo avviso” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti e di intralciare i suoi affari.
Gli accusati per falsa testimonianza
C’è poi chi dovrà rispondere di falsa testimonianza. Si tratta del fratello di Giacomo Bozzoli, Alex, e di un altro operaio della fonderia, Aboyage Akwasi. Entrambi avrebbero mentito per favorire Giacomo.