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A Milano la prima panchina lilla dedicata a chi soffre di disturbi alimentari

Cronaca

Federica De Lillis

Un simbolo per chi soffre o ha sofferto di DCA ma anche per chi è vicino alle persone che stanno affrontando la malattia. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione FRA ME & TE e dal Municipio 9 della città 

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Qualcuno la indica da lontano, per il suo colore insolito, altri sono attratti dalla tonalità e si siedono all’ombra di un grande albero con la chioma spiovente. La panchina di piazza Dergano, nella zona nord di Milano, offre un momento di riposo ma anche di riflessione. 

“È di colore lilla come il fiocchetto contro i disturbi alimentari” racconta Valentina Ungarelli, fondatrice, insieme ad altri volontari, dell’associazione FRA ME & TE. “La panchina poi è qualcosa di molto visibile, all’aperto, che vedono tutti. Qualcuno si chiederà perché è lilla, magari va a informarsi”. 

‘Alimenta la vita’, un messaggio universale 

In alto a sinistra, una targa riporta il nome di una ragazza. “La panchina è dedicata a Francesca che è la mia migliore amica. Se n’è andata 17 anni fa, dopo aver sofferto per molto tempo di disturbi alimentari” racconta Valentina. “Ho scelto di metterla in questa zona perché lei viveva qui e perché spero di sensibilizzare il quartiere e che magari diventi più di un quartiere, ma tutta Milano, tutta l’Italia, tutto il mondo”. 

Sotto il nome di Francesca si legge anche la frase ‘Alimenta la vita’, un invito a chiunque le passi davanti. “È il problema principale di chi soffre di disturbi alimentari - continua la fondatrice dell’associazione - che cerca in tutti i modi di scomparire. È quello che sicuramente ha provato Francesca. Davanti a questo noi cerchiamo di alimentarla questa vita che, con tutte le difficoltà che ti dà, è sempre bella. Purtroppo, quando ci sei dentro, vedi tutto nero”. 

 

Costruire un legame per uscire dall’isolamento dei disturbi alimentari 

Valentina racconta di avere impiegato 17 anni per riuscire a fondare FRA ME & TE. Dopo il dolore per la perdita della sua migliore amica, ha attraversato lei stessa un disturbo alimentare. “Mi ricordo che, quando avevo quasi toccato il fondo, io stavo bene con me. Io facevo quello che volevo, avevo tutto sotto controllo, non avevo bisogno di chiedere aiuto. Poi, io parlo della mia esperienza ma penso che sia quella di tanti, ti rendi conto che è quello che c’è intorno che non va e dici ma perché, per dire, la mia mamma piange? Perché i miei amici mi chiedono sempre come sto?”.

La panchina oggi è il luogo in cui simbolicamente si instaura un legame tra chi passa e rivolge lo sguardo, chi si riconosce o rivede un compagno, un’amica, un parente,  chi semplicemente si interroga sul suo significato.

Il contatto che avviene su quelle assi di legno dipinte di lilla ha il compito di creare un gruppo fondato sulla consapevolezza e l’accoglienza, in contrasto con la solitudine della malattia. 

“Quando uno è dentro la malattia in pieno, è completamente isolato. È isolato perché un po’ lo isolano, perché diverso, ha pensieri diversi dagli altri; ovviamente si isola perché si sente sempre in difetto rispetto agli altri”. 

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Le attività dell’associazione FRA ME & TE

Offrire uno spazio sicuro in cui riconoscersi è l’obiettivo che si sono posti Ungarelli e gli altri volontari dell’associazione. “Quando ti ritrovi con persone che hanno o hanno avuto lo stesso tuo problema, la relazione è probabilmente più facile. 

Abbiamo iniziato con dei laboratori di cucina, abbiamo organizzato un corso di yoga focalizzato sulla percezione del corpo e dei pensieri, avremo a breve una prima lezione di pole dance dedicata a cercare di accrescere l’autostima e poi facciamo incontri di sensibilizzazione e prevenzione”. 

 

Il supporto fondamentale di chi è vicino alle persone con DCA

Le attività però non si rivolgono solo a chi ha un DCA. “Io capisco chi sta vicino a chi ha disturbi alimentari. Non sai mai cosa fare, fondamentalmente è quello il problema, che qualsiasi cosa fai hai timore tu perché dici magari dico una cosa sbagliata, lei si arrabbia e succede chissà cosa. Un po’ è difficile entrare nella testa di chi ha un disturbo alimentare perché ha dei pensieri che tu non hai. L’associazione, è vero, è per chi ha disturbi alimentari, quindi, per cercare di portarli a noi, di riuscire a far chiedere aiuto, che è la cosa più difficile. Ma è anche per chi è vicino a queste persone perché non sanno cosa fare e avere un supporto è fondamentale perché poi chi è vicino è fondamentale per chi soffre”.