Giornata donazione organi, si dona di più (ma ci si oppone anche)

Cronaca
Gaia Bozza

Gaia Bozza

Vi raccontiamo le storie di chi ha ricominciato a vivere, dopo una lunghissima attesa, grazie a un trapianto. Secondo il Centro Nazionale Trapianti, l’anno scorso si è registrato il numero maggiore di interventi negli ultimi dieci anni. Ma aumentano anche le opposizioni alla donazione di organi, a causa di diffidenza e fake news. La Giornata nazionale dedicata alla donazione degli organi è un'occasione per fare il punto

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Il 14 Aprile è la “Giornata nazionale per la donazione di organi”, istituita il 20 Febbraio di quest’anno. Vi raccontiamo le storie di chi ha ricominciato a vivere, dopo una lunghissima attesa, grazie a un trapianto; in una Regione, la Campania, che purtroppo è tra le meno “generose” in questo senso, trovandosi al 19esimo posto per numero di donatori di organi e tessuti. La Giornata è anche un’occasione per fare il punto sulla situazione. Secondo il Centro Nazionale Trapianti, l’anno scorso ha fatto registrare il numero maggiore di interventi  negli ultimi dieci anni. Sono stati eseguiti 4.462 trapianti, il 15 per cento in più rispetto al 2022. In crescita anche il tasso di donazione e trapianto di tessuti, con un incremento rispettivamente del 21 e del 16,7 per cento.

Aumentano donazioni e trapianti

Un dato positivo sia sul fronte della disponibilità totale dei cittadini, sia sul fronte dell’efficienza del sistema trapianti: ad oggi l’Italia è al secondo posto in Europa, dopo la Spagna, per numero di trapianti effettuati. I trapianti e il loro follow up sono totalmente garantiti dalla sanità pubblica.

Ma c’è anche un elemento negativo: l’aumento delle opposizioni al momento della morte di un familiare, ma anche al momento della dichiarazione di volontà da parte dei cittadini quando rinnovano la Carta di identità. Il calo è dell’1,2 per cento per quanto riguarda le donazioni post mortem, che fa salire la percentuale di oppositori al 30,5 per cento; diminuzione, invece, dello 0,3 per cento per quanto riguarda le dichiarazioni di volontà, cioè quello che si dichiara quando si rinnova la Carta di identità, con una percentuale di “no” alla donazione del 31,5 per cento della popolazione maggiorenne. Ma perché succede?

Perché c’è chi dice “no” alla donazione degli organi

Un indizio ci viene fornito dai dati del Centro nazionale trapianti: l’aumento delle opposizioni aumenta significativamente con l’aumentare dell’età della persona. Se la media dei “no” alla donazione è 31,5 per cento, aumenta al 32,1 per cento degli over 60, al 41,5 per cento degli over 70 e al 55 per cento delle persone sopra gli 81 anni. Molto diffusa è una falsa credenza per la quale non si possa donare se anziani: in realtà, non è così, perché – soprattutto per quanto riguarda alcuni organi, come il fegato – più che l’età anagrafica, in certi casi conta lo stato degli organi da trapiantare. Un’altra delle paure più diffuse, poi, è quella secondo la quale il sistema sanitario nazionale non garantirebbe cure accurate a chi dia l’assenso alla donazione degli organi. Una vera e propria “fake news”, fanno notare dal Centro nazionale trapianti: esistono protocolli ben precisi e professionalità ben distinte nell’accertamento della condizione clinica di morte cerebrale. Innanzi tutto, l’accertamento è obbligatorio a prescindere che si sia o meno donatori di organi. In secondo luogo, il medico che accerta le prime avvisaglie di questa condizione è diverso dalla commissione medica che accerta la morte cerebrale vera e propria. A incidere, è una scarsa fiducia nel sistema sanitario nazionale, anche se le classifiche europee lo giudicano in vetta per quanto riguarda le procedure di trapianto. In ogni caso, ogni sì e ogni no sono legittimi, dopo aver ricevuto le informazioni corrette da parte di persone competenti.

Cos'è la donazione degli organi e come ci si esprime

La donazione degli organi è un atto volontario, gratuito e anonimo, che permette di aiutare pazienti per i quali il trapianto è l’unica possibilità di tornare in uno stato di salute o, ancora più spesso, di restare in vita. Anche il Il prelievo degli organi, tranne nel caso di alcuni organi per i quali è possibile il dono tra viventi - un atto, anche in questo caso, libero e gratuito che può esserci tra consanguinei, tra persone legate affettivamente o anche sconosciute -  può avvenire solo dopo la morte. Questa scelta può essere effettuata in vita ed essere modificata in ogni momento. Se non si è deciso in vita, la legge prevede che i familiari diretti di un defunto (genitori, coniuge, convivente more-uxorio, oppure figli maggiorenni) debbano comunicare una decisione in merito interpretando la sua volontà. Si può esprimere la propria volontà, dopo i 18 anni, in vari modi: presso l’anagrafe, quando rinnoviamo o richiediamo la Carta di identità; presso le associazioni di trapiantati e trapiantandi o all’Aido, l’associazione italiana per la donazione degli organi; presso l’Azienda sanitaria locale di appartenenza; con la compilazione del tesserino blu del Ministero della Salute e scrivendo su un foglio le proprie volontà, con dati anagrafici e firma; in questi ultimi due casi bisogna conservare la dichiarazione tra i propri documenti personali.  

Le liste d’attesa per i trapianti 

Un altro aspetto dolente della questione trapianti riguarda le liste d’attesa: la necessità di stimolare un maggiore impegno degli Enti Locali nel promuovere la donazione è anche nella lunghezza delle liste d’attesa, che, pur riducendosi, nel 2023 contano ancora circa 8mila pazienti.

I Comuni più "generosi" e quelli meno

Trento è la città più generosa d'Italia nella raccolta dei "sì" al momento del rinnovo della carta d'identità. Il dato emerge dall’Indice del Dono, uno dei rapporti diffusi dal Centro nazionale trapianti sulle dichiarazioni di volontà negli oltre 7mila Comuni italiani. Verona e Sassari al secondo posto, Livorno al terzo. Meno “generose”, invece, le grandi città. Milano 24esima, Torino 31esima, Napoli 39esima. Tutte e tre in calo o stabili.

Quanto si dona, Regione per Regione

Sul podio, dopo la Provincia autonoma di Trento, c’è la Valle d’Aosta, seguita dalla Sardegna. Sopra la media nazionale, che è del 68,5 per cento di donatori, seguono Veneto, Friuli, Toscana, Liguria, Emilia, Lombardia, Umbria e Piemonte. Le altre Regioni si trovano tutte sotto la media nazionale. Fanalino di coda, in particolare, Campania, Sicilia e Calabria, agli ultimi tre posti della classifica, secondo il rapporto del Centro nazionale trapianti. In termini assoluti, sono i trentenni sardi i più propensi alla donazione, con una percentuale di “sì” che sfiora l’85 per cento. 

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