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Giornata mondiale dell’acqua, in Italia continua a calare la disponibilità idrica: i dati

Cronaca
©Ansa

Le crisi idriche minacciano la pace nel mondo: ci sono 2,2 miliardi di persone senza acqua potabile. Secondo il Wwf, Italia e Europa non sono preparate al rischio. L’Ispra denuncia: nel 2023 continua a diminuire la disponibilità del prezioso “oro blu”. Il rapporto di Utilitalia: investimenti raddoppiati ma perdite ancora elevate

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Le crisi idriche minacciano la pace nel mondo: oggi ci sono 2,2 miliardi di persone che vivono ancora senza accesso all'acqua potabile gestita in modo sicuro mentre 3,5 miliardi non hanno accesso a servizi igienico-sanitari sicuri. Lo rileva, nella Giornata mondiale dell’acqua che si celebra ogni 22 marzo, il nuovo rapporto pubblicato dall'Unesco, per conto dell'Un-Water, organismo dell'Onu che coordina il lavoro sull'accesso all'acqua. L'obiettivo delle Nazioni Unite di garantire questo accesso per tutti entro il 2030 è lontano dall'essere raggiunto, C’è motivo di temere che tali disuguaglianze possano continuare ad aumentare. Tra il 2002 e il 2021 la siccità ha colpito più di 1,4 miliardi di persone, ricorda l'Unesco aggiungendo che "a partire dal 2022, circa la metà della popolazione mondiale ha sperimentato una grave scarsità d'acqua per almeno una parte dell'anno, mentre un quarto ha dovuto affrontare livelli 'estremamente elevati' di stress idrico, utilizzando oltre l'80% della fornitura annuale di acqua dolce rinnovabile. Si stima che il cambiamento climatico aumenterà la frequenza e la gravità di questi fenomeni, con forti rischi per la stabilità sociale. 

Wwf: Italia e Europa non sono preparate al rischio climatico 

Il Wwf rilancia l'allarme: "L'Europa (e l'Italia) non sono preparate al rischio climatico e l'acqua è tra i principali protagonisti (in negativo) di questo rischio. Dopo il VI rapporto Ipcc e i numerosi studi, anche italiani, la Valutazione del Rischio Climatico dell'Agenzia Europea dell'Ambiente, pubblicata pochi giorni fa, conferma che le ondate di calore e le siccità prolungate sono in aumento in Europa con il cambiamento climatico, particolarmente nei Paesi del Mediterraneo". "Questo - prosegue la ong - può portare a incendi diffusi, guasti alle infrastrutture critiche, blackout e gravi impatti sanitari ed economici. L'Europa intera registra un rischio crescente di siccità eccezionali che potrebbero interessare regioni vaste, provocando ingenti danni economici in molti settori: l'agricoltura, l'industria, le centrali elettriche, il trasporto fluviale e il benessere degli ecosistemi”. "La riduzione degli sprechi - conclude la ong - deve avvenire attraverso la diffusione dei metodi più efficienti di irrigazione in agricoltura, l'ammodernamento della rete di distribuzione idrica per usi civili che ad oggi registra perdite fin oltre il 50% (una perdita "fisiologica" non dovrebbe superare il 12/15%). Inoltre, prima di pensare a realizzare nuovi invasi, è indispensabile recuperare la capacità di quelli esistenti, che è gigantesca (oltre 8 miliardi di metri cubi), garantendone, innanzitutto, la corretta manutenzione fino ad ora mancata".

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Ispra: continua a calare la disponibilità di acqua

La disponibilità di acqua in Italia nel 2023 conferma il trend negativo registrato da diversi anni nel paese, anche se nell'anno passato c'è stata una ripresa rispetto al 2022, scrive l'Ispra. Nel nostro Paese la disponibilità di risorsa idrica per l'anno 2023 è stimata in 112,4 miliardi di metri cubi, a fronte di un valore di precipitazione totale di 279,1 miliardi di metri cubi. Nel corso dell'anno si è manifestata una certa ripresa rispetto al 2022, anno in cui la disponibilità di risorsa idrica ha raggiunto 67 miliardi di metri cubi, il minimo storico dal 1951, e corrispondente a circa il 50% della disponibilità annua media (137,8 miliardi di metri cubi), calcolata sul periodo 1951-2023. Il 2023 ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità rispetto alla media annua dello stesso lungo periodo 1951-2023, risultato dell'effetto combinato di un deficit di precipitazioni - specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre - e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d'acqua e dal terreno. A rendere meno severa nel 2023 la diminuzione della disponibilità di risorsa idrica, ha contribuito l'elevato volume di precipitazioni che si è riversato nel mese di maggio, stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, stimato in circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo 1951-2023. In questo mese in Emilia-Romagna, in Sicilia e in minor parte in Calabria, si sono registrati localmente valori cumulati di pioggia addirittura superiori di oltre 6 volte le medie del periodo. In particolare, queste piogge intense e concentrate nella prima metà del mese, sono state la causa dei tragici eventi alluvionali in Emilia-Romagna. 

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Investimenti raddoppiati ma perdite ancora elevate

In dieci anni l'Italia ha visto raddoppiare gli investimenti nel settore idrico, passati da 33 euro per abitante nel 2012 a 64 euro nel 2022, ma rimane marcata la distanza con la media europea degli ultimi cinque anni (82 euro) e la rete del nostro Paese ha perdite pari a circa il 42%. A fare il punto è il Blue Book 2024 promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, insieme al Libro Bianco 2024 "Valore Acqua per l'Italia" di The European House - Ambrosetti. Negli ultimi anni le tariffe del servizio idrico sono aumentate di circa il 5% annuo, anche se quelle italiane rimangono tra le più basse d'Europa. Il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa è cresciuto fino a circa 4 miliardi l'anno, a fronte di un fabbisogno per il settore stimato in almeno 6 miliardi annui. Benché il Pnrr stia dando un impulso significativo con circa un miliardo in più stanziato, attraverso la rimodulazione, per la riduzione delle perdite, serviranno più risorse: circa 0,9 miliardi di euro l'anno fino al 2026 e almeno 2 miliardi di euro l'anno dopo la chiusura del Piano, così da raggiungere i 100 euro per abitante. La filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19% dell'intero Pil nazionale, un dato in crescita dell'8,7% rispetto al 2021. 

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