Omicidio Tramontano, processo a Impagnatiello: da video a testimonianze, cosa è successo

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Ieri davanti alla Corte d'Assise di Milano è proseguito il processo contro l’ex barman che il 27 maggio ha ucciso la compagna incinta di sette mesi. È stata sentita la ragazza con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela. Ha raccontato i mesi di bugie e inganni. “Dissi a Giulia di salvarsi da lui, volevo aiutarla”. Nel corso dell’udienza è stato mostrato anche il video del baby shower: lui ha pianto guardandolo anche se stava già avvelenando la compagna e il figlio che aspettava

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Le "bugie" e gli "inganni" di Alessandro Impagnatiello, che il 27 maggio ha ucciso con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano incinta di sette mesi, sono stati portati ieri davanti alla Corte d'Assise di Milano. A ripercorrere quei mesi di menzogne è stata la ragazza con cui l'ex barman aveva una relazione parallela. Inizialmente dietro a un paravento per non farle incrociare lo sguardo di lui, poi rimosso, per sua scelta, a metà della deposizione, la 23enne ha raccontato la loro storia fino all'incontro con Giulia, il giorno stesso del delitto, per confrontarsi sulle bugie di lui. "Ti prego salvati appena puoi. Ora voglio e devo salvare te e il tuo bimbo", aveva scritto a Tramontano poche ore prima di vedersi. Anche lei aspettava un figlio dal 30enne e aveva scelto di abortire. La ragazza, quel 27 maggio, quando Giulia era già morta in casa a Senago, decise di non aprire la porta a Impagnatiello e forse così si salvò. "Non sapendo come gestire la situazione volevo aiutare Giulia e farle capire cosa stava succedendo". In aula è stato proiettato un video girato il 20 maggio, una settimana prima dell'omicidio, quando l'uomo era a cena con la 23enne per il compleanno di lei. "A settembre mi auguro di essere ufficialmente fidanzato con lei", diceva guardando la ragazza con tono scherzoso. A Giulia, quella sera, aveva detto di essere a una grigliata. "Per venire al tuo compleanno mi ha fatto ricevere i mobili per la cameretta del bambino da sola", diceva la 29enne in un audio inviato all'altra, ascoltato in udienza.

Il falso test

La 23enne ha parlato anche di quel falso test del Dna che lui le aveva mostrato per convincerla che il piccolo che Giulia Tramontano portava in grembo non era suo. "Quando sono andata in viaggio a maggio, lui mi ha prestato il suo tablet e lì ho trovato il file del test del Dna - ha spiegato -. Ho visto la cronologia delle sue ricerche e ho trovato le immagini per creare il documento". Poi, la decisione di non dirgli niente così da raccogliere "altre prove" e non permettergli di continuare a mentirle.

Impagnatiello piange in aula guardando video del baby shower

È stato proiettato anche un breve filmato del baby shower dedicato al piccolo che aspettava Giulia Tramontano, registrato lo scorso 17 marzo. Impagnatiello ha alzato lo sguardo e ha tenuto gli occhi fissi sul video. Dopo pochi secondi, ha iniziato a singhiozzare. Nel filmato si vedevano i familiari di Impagnatiello che festeggiano tutti insieme la futura nascita del bambino nella loro abitazione a Senago, nel Milanese. All'epoca, come accertato dagli inquirenti, i tentativi di Impagnatiello di avvelenare Giulia Tramontano andavano avanti da oltre tre mesi. L’uomo aveva già ordinato una confezione di cloroformio e acquistato veleno per topi per uccidere la fidanzata e il nascituro.

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Le altre testimonianze

Ieri è stata anche sentita la mamma di Giulia, che ha ripercorso i giorni successivi alla scoperta della gravidanza, durante i quali Impagnatiello avrebbe cambiato idea più volte sul fatto di volere o meno un figlio. Quando Giulia è sparita, ha raccontato, "lui non stava certo come me, io ero disperata. In lui non ho visto nessuna disperazione". Rispondendo a una domanda dell'avvocato di parte civile, la madre della 29enne ha parlato del suo dolore: "Io non ho più una vita, ho perso una figlia e un nipote, ma anche i miei figli hanno perso una madre. Io non sono più una mamma". Nel pomeriggio sono stati sentiti la madre e il fratello di Impagnatiello. "Volevo morire io. Ho perso mio nipote e mio figlio", ha detto la mamma tra i singhiozzi.

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Le chat 

Nell'udienza dell'8 marzo sono emerse alcune chat tra Impagnatiello e le due ragazze. Alle 22.30 del 27 maggio, poco dopo aver ammazzato la compagna Giulia Tramontano incinta al settimo mese, il giovane assicurava alla collega 23enne, con cui aveva una relazione parallela, che il giorno seguente avrebbero parlato tutti insieme. Quel pomeriggio le due donne si erano date appuntamento per confrontarsi sulle "bugie" e gli "inganni" dell'ex barman, dopo essersi sentite su WhatsApp e aver raccolto le "prove" del reciproco tradimento. Un incontro al quale Impagnatiello aveva deciso di non partecipare, nonostante fosse stato lui stesso a proporre l'idea per primo. "Ne parliamo a voce tutti insieme", scriveva intorno alle 15 all'amante, per poi tornare sul discorso soltanto dopo aver ucciso Giulia con 37 coltellate nella loro abitazione a Senago nel Milanese. Sempre quella sera, insistendo con la collega per vedersi prima del fantomatico incontro a tre, le diceva: "Voglio definitivamente mettere un punto e chiarire tante cose. Non posso passare per ciò che non sono". Dopo averla aspettata sotto casa, i due si erano parlati per pochi minuti senza che lei lo lasciasse entrare in casa, secondo quanto testimoniato ieri dalla giovane in aula nel processo a carico dell'uomo. Nelle ore successive, Impagnatiello aveva inscenato la scomparsa di Giulia, continuando a scriverle messaggi e andando insieme alla madre a sporgere denuncia ai carabinieri. Invece in uno scambio in chat Giulia scriveva all'altra ragazza: "Ma per caso hai perso tu un Labello bordeaux in macchina?". "Io quello l'ho messo in macchina apposta - rispondeva lei -, sperando che lo avresti trovato". "Sei grande, grazie!". "Sono stata più attenta di quel che crede", ha commentato Giulia. "Anche io - ha risposto l'altra -, pensa che noi siamo stupide". La ragazza a un certo punto mostrò a Giulia il falso test del dna che il 30enne le aveva fatto vedere per farle credere di non essere il padre del bimbo di cui era incinta la ragazza.

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