Roma, morta a 75 anni l'ex brigatista Barbara Balzerani

Cronaca
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Soprannominata "Primula rossa delle Br", venne arrestata nel 1985. Era malata da tempo. Non si dissociò mai dalla sua militanza terroristica. Il 12 dicembre 2006 le venne  concessa la libertà condizionale per tornare definitivamente in libertà nel 2011

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L'ex terrorista Barbara Balzerani, ex membro delle Brigate Rosse, è morta oggi, lunedì 4 marzo, dopo una lunga malattia a Roma. Aveva 75 anni. Nata a Colleferro nel 1949, nel 1975 Balzerani aderì alle Br. Anche se non si pentì né si dissociò mai dal terrorismo rosso, dopo gli Anni di piombo espresse un profondo rammarico "per quanti furono colpiti" dalle azioni dei brigatisti. Entrata nella frangia estrema del terrorismo di sinistra appena ventiseienne, partecipò di lì a poco al sequestro di Aldo Moro occupando insieme al compagno di allora, Mario Moretti, la base operativa di via Gradoli.

Tra gli ultimi brigatisti a finire in cella

Oltre all'agguato di via Fani, dove morirono tutti i componenti della scorta di Moro, Balzerani prese parte a numerosi omicidi delle Br, compreso quello di Girolamo Minervini. Nel 1981 partecipò al sequestro del generale della NATO James Lee Dozier. Fu tra gli ultimi Br ad essere arrestati: venne catturata il 19 giugno 1985, assieme a Gianni Pelosi. Per questo fu soprannominata la 'primula rossa'. Non si pentì nè si dissociò mai ma fu critica nei confronti del periodo della lotta armata: nel 1993 dichiarò di provare rammarico per i tanti che furono colpiti dal terrorismo e nel 2003 criticò l'attività delle cosiddette Nuove Br. Nel 2006 le fu concessa la libertà condizionale: tornò in libertà, avendo scontato la pena, nel 2011.

ROMA - Maria Fida Moro, figlia maggiore dello statista Dc (ROMA - 2006-12-15, Mario Sayadi/Blow Up) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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La militanza nel terrorismo rosso

Mai pentita, mai dissociata ma neanche irriducibile, Barbara Balzerani percorse tutta la parabola, sociale e di militanza, delle Brigate Rosse -alle quali aderì nel 1975- scalando in dieci anni tutte le posizioni fino a diventare una 'dirigente del terrore'. Come detto, non sconfessò mai il suo percorso di terrorista, costellato dalle azioni più atroci della lotta armata dal delitto Moro al sequestro Dozier. Ma dalla seconda metà degli anni '80 iniziò un percorso di critica che la portò, nel 1993, a rammaricarsi pubblicamente per i tanti colpiti "nei loro affetti" dalla violenza dei terroristi. Prima aveva pubblicamente dichiarato conclusa l'esperienza della lotta armata in Italia "considerati i cambiamenti della società" tanto, nel 2003, dal non riconoscere una continuità con le Nuove Br di Nadia Desdemona Lioce definendo la scelta delle armi "improponibile nel contesto odierno". Cominciò a frequentare gli ambienti della sinistra extraparlamentare a Roma nella seconda metà degli anni 70 quando si trasferisce per studiare filosofia. Militò in Potere Operaio poi nel 1975 il salto alla lotta armata e alla clandestinità. Dirigente della colonna Romana, prese parte nel 1978 al sequestro Moro: con Moretti occupò la base operativa di via Gradoli ma entrambi erano assenti quando il 18 aprile i pompieri entrarono nell'appartamento a causa di una perdita d'acqua. Moretti fu catturato nel 1981, lei quattro anni dopo. Cercò di tenere in piedi le Br minate da arresti e da una divisione interna che vedeva Balzerani fare capo alle Br-Partito Comunista Combattente. 

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L'arresto e la detenzione

Nel 1985 la primula rossa dellle Br venne bloccata ad Ostia. Finisce così la sua carriera di dirigente dell'organizzazione terroristica. Poi il lungo cammino verso una visione critica di quegli anni non senza parentesi ampiamente criticate come quando alla presentazione del suo libro e riferendosi al sequestro Moro parlò "del mestiere della vittima" che "ha il monopolio della parola". Ottenne la libertà condizionale nel 2006 e quella definitiva, avendo scontato la sua pena, nel 2011. L'ultimo decennio della sua vita la vede impiegata in una cooperativa e autrice di numerosi romanzi anche con accenni autobiografici. In 'L'ho sempre saputo' in poche parole sintetizzò l'avventura violenta e velleitaria degli anni di piombo e della sua generazione: "Che volevamo? Tutto. Riprenderci la vita rubata da padroni, partiti, chiese e sindacati". Per farlo rubarono anche la vita agli altri. 

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