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Sequestro da 250 milioni a Tim: "Truffò gli utenti". L'azienda: "Chiariremo"

Cronaca
©Ansa

I clienti si trovavano abbonati ai servizi semplicemente cliccando inavvertitamente a banner o su determinati messaggi. E avevano esborsi settimanali o mensili. Sono ventitre gli indagati nell’inchiesta

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È di quasi 322 milioni di euro la cifra del sequestro notificata dai finanzieri della Guardia di finanza nell'ambito di un’indagine, della procura di Milano, che ha coinvolto Tim e alcune società di fornitura di servizi a valore aggiunto. Da quanto si apprende, a Tim (non indagata) sono stati stati sequestrati quasi 250 milioni. Oltre all'azienda di telefonia risulterebbero coinvolte altre cinque società produttrici di contenuti, con sede a Roma, Torino, Milano e Madrid. Queste, secondo l’ipotesi accusatoria sostenuta dal pm Francesco Cajani (già titolare di un’analoga indagine che riguardava Wind), avrebbero beneficiato degli euro sottratti dal credito telefonico per giochi, suonerie, meteo, oroscopo e gossip, servizi 'premium' mai richiesti dagli utenti. Il filone investigativo “trae origine da precedenti indagini dalle quali era emerso analogo sistema di frode dell'operatore telefonico Wind Tre con il coinvolgimento di alcune società CSP / HUB tecnologici”, si legge in una nota della procura.

 

La replica di Tim

Tim ha appreso con "sorpresa dagli organi di stampa della richiesta di sequestro, presentata dalla Procura di Milano e concessa dal Gip del Tribunale di Milano, in relazione al fenomeno delle attivazioni irregolari dei servizi di valore aggiunto, la quale interviene a oltre cinque anni dai fatti per cui si procede". Lo rende noto la società che confida che "ogni aspetto della presente vicenda sarà chiarito nei tempi più brevi". 

Tutele per la clientela

La società, sin dal 2019, non appena ha avuto "contezza di irregolarità, ha proceduto di propria iniziativa a segnalare i fatti alla Procura di Roma, la quale, all'esito del procedimento, ha qualificato i fatti come truffe ai danni di Tim", spiega la nota. Tim ha altresì "tempestivamente adottato ogni iniziativa per tutelare la propria clientela, provvedendo, tra il 2019 e il 2020, al rimborso di tutte le attivazioni irregolari di cui ha avuto contezza e al blocco dei servizi a valore aggiunto risultati interessati da attivazioni irregolari".  

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Un business da svariati milioni

Gli utenti si trovavano abbonati ai servizi semplicemente cliccando inavvertitamente a banner o su determinati messaggi. E avevano esborsi settimanali o mensili. Sono una ventina gli indagati nell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco sui cosiddetti 'ricavi tossici'. Secondo quanto trapelato, il business era di svariati milioni di euro. In totale sono 23 le persone fisiche indagate per frode, tutte appartenenti a diverse società.

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La testimonianza di un ingegnere che si occupava di security

Nel decreto, tra l'altro, si fa riferimento alla "consapevolezza di Tim del sistema di attivazione fraudolenta". E agli atti dell'inchiesta c'è anche una testimonianza, del settembre 2021, di un ingegnere che si occupava della security di Tim. Ha ammesso di aver "riscontrato, dal punto di vista del sistema informatico, anomalie che avevano consentito le attivazioni illecite". Ha messo a verbale che "al momento delle verifiche ci rendemmo conto che le numerazioni attive con servizi premium su apparato M2m erano più di 100mila". Il "business", spiegano gli inquirenti che si sono avvalsi di perquisizioni, ispezioni informatiche e "innovative tecniche di analisi", infatti, sarebbe cresciuto pure con le attivazioni "dei servizi Vas sulle connessioni mobili usate tra macchine per lo scambio di dati, senza intervento umano (le cosiddette 'machine to machine', M2m, ossia, ad esempio, gli impianti di allarme, domotica)". 

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