Reggio Calabria, operazione “case popolari” dei carabinieri: eseguite misure cautelari

Cronaca
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All’alba due persone sono finite in custodia cautelare in carcere e altre sette agli arresti domiciliari. Sono ritenute responsabili di far parte di “un’associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare ed alla commissione di condotte estorsive”. Disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli indagati. Tra i complici anche alcuni dipendenti pubblici

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Questa mattina, all’alba, i carabinieri di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “Case popolari”, hanno dato esecuzione a un'ordinanza cautelare personale, emessa dal Gip di Reggio Calabria, nei confronti di 9 persone. Due sono finite in custodia cautelare in carcere e altre sette agli arresti domiciliari. Sono ritenute responsabili di aver preso parte, con vari ruoli, a un'associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare e alla commissione di condotte estorsive. Il Gip, dopo aver accolto la richiesta cautelare, ha disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli indagati.

Le indagini

Il provvedimento è l’esito di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dalla Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, e ha riguardato complessivamente, a vario titolo, 37 indagati. L’attività investigativa ha fatto luce sul pratiche criminali nel settore della gestione degli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune di Reggio Calabria e dell’A.T.E.R.P. (Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica), soprattutto nel quartiere “Santa Caterina”. L’associazione era capeggiata da due pregiudicati reggini, uno dei quali già riconosciuto quale appartenente alla ‘ndrangheta.

Le complicità

L’associazione poteva contare sull’apporto di alcune figure interne alla Pubblica Amministrazione, tra cui una ex dirigente dell’A.T.E.R.P., all’epoca in servizio presso la sede di Reggio Calabria, che si dimostrava in grado di “pilotare” la concessione degli immobili, ideando e suggerendo le modalità migliori per realizzare le finalità illecite dell’associazione. Un altro dipendente del Comune di Reggio Calabria individuava gli immobili popolari, li segnalava ad uno dei promotori del sodalizio e ne cedeva le chiavi, dietro versamento di denaro, e si adoperava nella procedura amministrativa di regolarizzazione, predisponendo anche la falsa documentazione attestante la residenza dei futuri acquirenti ed interloquendo con altri soggetti interni all’amministrazione per incidere illecitamente sul procedimento di assegnazione. Sono emersi elementi indiziari anche nei confronti di un appartenente alla Polizia Municipale del Comune di Reggio Calabria, non destinatario di misura cautelare ma di perquisizione personale e locale, che, in più di una occasione, dietro il versamento di somma di denaro, avrebbe falsificato documentazione del suo ufficio, per venire incontro ai desiderata di uno dei capi promotori. Sono anche emersi gli estremi di estorsione.

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