Secondo l'Istat, l'andamento degli sposalizi nel nostro Paese è oscillante, con una (lieve) ripresa nel 2022 e una nuova riduzione nel 2023. Ma da oltre 40 anni c'è un netto ridimensionamento del numero delle nozze: ecco perché
Matrimonio sì, matrimonio no. L'andamento degli sposalizi in Italia è oscillante, con una (lieve) ripresa nel 2022 e una nuova riduzione nel 2023. A certificarlo è l'Istat nel suo ultimo report (dicembre 2023) su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi nel nostro Paese. Nella Giornata mondiale del matrimonio - ricorrenza nata negli Usa, che si celebra la seconda domenica di febbraio e quest’anno cade oggi 11 - vediamo i dati in dettaglio.
Un andamento altalenante
Nel 2022 in Italia sono stati celebrati 189.140 matrimoni, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più rispetto al 2019, l'anno precedente la crisi pandemica durante la quale molte coppie hanno deciso di rinviare le nozze. Ma l'aumento degli sposalizi è subito frenato dai primi otto mesi del 2023: gli ultimi dati disponibili dell'Istat mostrano una nuova diminuzione dei matrimoni (-6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Come spiega l'Istituto nazionale di statistica, si conferma "l'andamento altalenante, molto legato a fenomeni di tipo congiunturale" - che dipende, dunque, anche da altri fattori economici o sociali - "che negli ultimi decenni sta contraddistinguendo il numero di matrimoni".
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Separazioni e divorzi
Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, le separazioni nel 2022 sono state in totale 89.907 (-8,2% rispetto all'anno precedente). I divorzi sono stati 82.596, un numero sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente (-0,7%), e ben il 16,6% in meno nel confronto con il 2016, anno in cui sono stati finora i più numerosi (99.071). Nel 2022, spiega l'Istat, si nota inoltre un ridimensionamento (-10,5%) della componente consensuale delle separazioni (considerando nel loro complesso quelle in tribunale e quelle extragiudiziali). L'83,3% delle separazioni si è concluso consensualmente: tale dato, anch'esso in leggera diminuzione, torna ai livelli del biennio 2015-16. Negli ultimi anni, invece, si erano osservate quote pari o superiori all'85%.
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Boom delle unioni civili
Crescono in misura marcata (+31%) le unioni civili. Nel 2022, secondo i dati Istat, sono state 2.813, con un sostanziale aumento anche rispetto al 2019 (+22,5%). E vedendo i dati dei primi otto mesi del 2023, la tendenza appare confermata se confrontata con lo stesso periodo del 2022 (circa il 10% in più).
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Rito civile, seconde nozze e matrimoni misti
Secondo i dati Istat, nel 2022 il 56,4% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile, in continuità col valore dell'anno precedente (54,1%) e sempre in linea con l'aumento tendenziale osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019). Aumentano inoltre le seconde (o successive) nozze, che nel 2022 sono state 42.918, il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 22,7%). Nel 2022, infine, sono state celebrate 29.574 nozze con almeno uno sposo straniero (pari al 15,6% del totale dei matrimoni), in aumento del 21,3% rispetto all'anno precedente. I matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l'altro straniero) ammontano a 20.678 e rappresentano la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (69,9%).
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Ci si sposa sempre più tardi
In Italia ci si sposa sempre più tardi, rileva l'Istat. Perché? I motivi sono molteplici: il mutamento nei modelli culturali, l'allungamento dei tempi formativi, l'aumento della scolarizzazione, le difficoltà nell'ingresso nel mondo del lavoro e la sua precarietà. Ciò ha portato a una progressiva posticipazione del calendario di uscita dalla famiglia di origine: la quota di giovani che resta nella propria famiglia fino alla soglia dei 35 anni è pari al 61,2% (quasi tre punti percentuali in più in meno di 20 anni). Tale protratta permanenza comporta anche un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze.
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Ci si sposa sempre meno
In ogni caso, a livello tendenziale, si osserva un ridimensionamento dei matrimoni da oltre 40 anni. Come spiega l'Istat, la transizione alla vita adulta segue percorsi molto diversi rispetto al passato, quando il motivo prevalente di uscita dal nucleo di origine era legato alla necessità di formare una nuova famiglia tramite, appunto, le nozze. Da segnalare, inoltre, il netto ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, che è dovuto alla bassa fecondità: ciò produce un effetto strutturale negativo anche sui matrimoni. Insomma, rileva l'Istat, man mano che le generazioni più giovani, che sono meno numerose di quelle dei loro genitori, entrano nella fase di vita adulta si riduce la numerosità della popolazione in età da matrimonio e, di conseguenza, anche a parità di propensione a sposarsi, cala inesorabilmente il numero assoluto delle nozze.