Carabiniere a manifestante pro-Gaza: "Mattarella non è mio presidente". Poi le scuse
CronacaÈ bufera su quanto successo durante una manifestazione a Milano a favore della Palestina. "Non l'ho votato, non l'ho scelto io, non lo riconosco", ha detto l'uomo parlando del capo dello Stato, in risposta a una domanda dell'ex consigliera comunale Franca Caffa. Adesso fa marcia indietro: "Sono mortificato, è il mio simbolo". Sul fatto indaga la Procura milanese
La Procura di Milano ha deciso di aprire un fascicolo di indagine sul caso del carabiniere maresciallo capo che sabato 27 gennaio, durante le manifestazioni pro-Palestina che si stavano tenendo nel capoluogo lombardo, ha detto alla manifestante Franca Caffa (94enne ex consigliera comunale del Prc, fondatrice del comitato inquilini Molise-Calvairate-Ponti) di non riconoscere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Non l'ho votato, non l'ho scelto io, non lo riconosco". Il filmato della conversazione tra i due girato da Local Team è diventato virale, rimbalzando su tutti i social, e dovrà essere analizzato nelle sedi opportune. Adesso sono arrivate le scuse del carabiniere (indentificato come G.M): "Il presidente della Repubblica è il mio simbolo. Mi sono ritrovato a dire una frase stupida e non pensata veramente, sono mortificato. Chiedo scusa, la mia priorità era togliere una signora anziana da problemi causati da eventuali cariche". Per lui verrà disposto l'immediato trasferimento dal comando generale dell’Arma. Per il sindaco di Milano Beppe Sala quanto successo "al di là che sia un fatto grave è anche un po' triste". Anche Caffa è tornata sulla vicenda: "Mi dispiace per quest'uomo. Ma le sue parole non mi sono sembrate dalla parte del popolo, hanno mostrato una mancanza di coscienza. Mi han fatto cascare le braccia".
Le indagini e il trasferimento
Dell’episodio è stato informato direttamente il procuratore di Milano Marcello Viola. Adesso è attesa in Procura un'informativa dei carabinieri. Poi sarà iscritto il fascicolo a carico del militare. Premesso che spetterà ai pm fare le valutazioni del caso, si può ipotizzare al momento il reato di "offesa all'onore o al prestigio del presidente della Repubblica". L’Arma ha intanto informato che il carabiniere verrà trasferito immediatamente a un incarico non operativo e fa sapere che saranno adottati anche tutti i provvedimenti necessari di natura disciplinare. Il segretario generale dell'Usic, Antonio Tarallo, ha detto che i colleghi del carabiniere "lo descrivono come un burlone, che potrebbe aver pronunciato quelle parole con troppa superficialità" e che adesso "bisognerà capire se credeva in quello che ha detto oppure se fosse un modo per tagliare corto con i manifestanti". Tarallo ha aggiunto comunque di prendere le distanze da quanto successo: "L'Arma dei carabinieri fa quindi bene ad andare in fondo ed a verificare tutte le azioni possibili per capire ciò che è effettivamente successo".
Cosa è successo
Durante le proteste pro-Palestina di sabato scorso, Franca Caffa si trovava tra i manifestanti che hanno tentato di sfilare in corteo e sono stati bloccati in via Padova. A uno dei carabinieri in tenuta antisommossa vicini, la 94enne ha chiesto: "Cosa ha detto il vostro Presidente? Cosa ha detto Mattarella?", riferendosi alle dichiarazioni per cui Israele non dovrebbe negare al popolo palestinese il diritto a uno Stato. Poi la risposta che ha creato la bufera: "Con tutto il rispetto signora, non è il mio presidente". Caffa allora pone un’altra domanda: "Di che Paese è?". Lui replica: "Non l'ho votato, non l'ho scelto io, non lo riconosco".
Caffa: "Sconcertata"
Intervistata dall'ANSA, Caffa si è detta "sconcertata" dalla risposta del carabiniere: "Perché si è azzardato a dire così? Anche se non è d'accordo nel modo di Mattarella di fare il presidente, e questo è legittimo, resta il fatto che è il presidente di tutti". Caffa, che lo scorso Sant'Ambrogio ha ricevuto dal Comune di Milano l'attestato di Civica benemerenza, spiega comunque di essere scesa in piazza perché "si tratta di volere politiche giuste", anche "in coerenza con la tragica vicenda della persecuzione degli ebrei" che ora "non va ripetuta a danno dei palestinesi". Ancor di più perché il 27 gennaio si celebrava il Giorno della Memoria.
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Sala: "Le istituzioni non possono dire una cosa del genere"
Sull'episodio è intervenuto anche Beppe Sala. "Nessuno di noi che lavora per le istituzioni e che si sente istituzione, il sindaco quindi ma anche un carabiniere - ha detto a margine della commemorazione per i 45 anni dalla morte del giudice Emilio Alessandrini - può permettersi di dire una cosa del genere". Per il primo cittadino meneghino il fatto è ancora più grave perché si riferisce a "un presidente come Mattarella, che in questi anni ha dimostrato una fermezza, una capacità e una lucidità straordinarie e fondamentali per questo paese". Poi, precisando di non dover essere lui a decidere "che vengano presi provvedimenti", conclude però che "se noi decidiamo di volere essere istituzioni e di voler fare la nostra parte dobbiamo conoscere le regole e i comportamenti e così non ci si comporta".